Quando i greci si insediarono nella regione, mentre l’isola d’Ischia era scossa da tremende esplosioni, il Vesuvio si trovava da circa 1.000 anni in quiete. Il suo cono, chiamato Monte Somma, appariva pertanto, coi suoi dolci pendii coperti di vegetazione, un luogo ideale per insediarvi nuove colonie, popolate in seguito dai romani, che forse non sospettavano affatto di trovarsi ai piedi di un vulcano.
Il Vesuvio, purtroppo, rientrò in attività nel 79 d.C., preceduto a partire dall’anno 63 d.C. da una serie d’intensi terremoti. L’eruzione, iniziata il 24 agosto del 79, è ben documentata nelle famose lettere che Plinio il Giovane indirizzò a Tacito raccontando la morte dello zio, Plinio il Vecchio, ammiraglio della flotta romana accorso a Stabia per portare aiuti e li deceduto.
Le lettere di Plinio rappresentano la prima descrizione che documenta il succedersi degli avvenimenti osservati dal giovane, il quale si dirige dove gli altri fuggono.
Dapprima si ebbero scosse di tal violenza, che sembrava che ogni casa non tremasse, ma addirittura crollasse; quindi, sopra il Vesuvio si innalzò una nube nera percorsa da lampi che rapidamente scese verso il mare avvolgendo anche Capri.
Con la nube nera e inquietante calarono le tenebre in pieno giorno, interrotte dai bagliori delle esplosioni, dei fulmini, e dai numerosi incendi.
La nube soffocante, con vapore e gas ad altissima temperatura, portò ovunque la morte. Poi una fitta pioggia di cenere seppellì ogni cosa e quando ritornò la luce, con un sole pallido come durante l’eclisse, tutto apparve tutto coperto da una spessissima coltre di cenere.
La sommità del Monte Somma era scomparsa e al suo posto s’era formata un’ampia caldera, dove si sarebbe innalzato in seguito un nuovo cono, il Vesuvio. Tracce di questa caldera rimangono ora nell’Atrio del Cavallo.
L’eruzione distrusse, tra l’altro, e seppellì completamente le città di Ercolano, Pompei e Stabia, poste rispettivamente nei settori SO e SE del Vesuvio.
Vi sono tracce d’eruzioni molto violente nel corso della storia Vesuvio, un avvenne almeno 10.000 anni fa.
L’inizio dell’attività del Vesuvio viene data a circa 12.000 anni fa, quando si formò il primitivo Monte Somma. Intorno ai 6.000 anni venne a formarsi il vecchio Somma la cui ultima eruzione risale, sembra, al 1.200 a.C.
Si aprì in quell’occasione una caldera entro la quale molto più tardi sorse il nuovo cono, il giovane Somma sulla cui sommità si aprì una seconda piccola caldera attorno all’800 a.C.
Le emissioni vulcaniche del 1756, 1760, 1767 e 1794 vennero descritte da Hamilton, ambasciatore inglese presso il Regno delle Due Sicilie. Nel 1794 la lava distrusse gran parte di Torre del Greco, dove fece 400 vittime, e giunse al mare. Le stime indicano che il volume emesso da tale eruzione fu di circa 24.190 milioni di metri cubi.
Altre eruzioni parossistiche si ebbero anche in seguito, come quella del 1906 preceduta da sette anni di quiescenza.
Nel 1913 una nuova emissione riapri il camino ed ebbe inizio una normale attività effusiva e nel cratere si formarono conetti secondari. Il conetto centrale, più tardi, crollò a seguito d’una tremenda esplosione con emissione di materiale incandescente. Il giorno dopo l’intero cratere divenne un lago di lava del diametro di circa 450 metri, dal quale la lava defluì dapprima verso la Valle dell’inferno, poi verso il paese di Terzigno dove si fermò a 360 metri dalle prime case, lungo un tracciato già percorso da una corrente di lava nel 1834.
L’ultima eruzione del Vesuvio risale al marzo 1944 da allora il vulcano è quiescente e ha smesso d’emettere anche il pennacchio di fumo immortalato in molte panoramiche di Napoli. La sua vetta è alta 1.281 m sul livello del mare, mentre quella del Monte Somma è alta 1.132 m; tra le due si aprono l’Atrio del Cavallo e la Valle del Gigante.