La caldera di Yellowstone, uno dei più famosi e temibili supervulcani del Pianeta, è scossa da una lunga serie di mini terremoti, circa 170 a cavallo fra fine maggio e il 25 giugno. L’ultima volta che ha eruttato, circa 640 mila anni fa, si stima che un’area di 7.500 km quadrati sia stata coperta da cenere e materiale piroclastico.
Questo supervulcano è un sorvegliato speciale, perché prima o poi potrebbe scatenarsi una super eruzione sconvolgente, ma ci potranno volere ancora diversi millenni. Lo sciame sismico per taluni è da prendere come monito per indicare che a breve dovrebbe arrivare un’eruzione vulcanica.
Nessun segnale allarmante
In realtà non figura nessun allarme specifico a proposito di questi movimenti tellurici. I terremoti sono di scarsa intensità considerando che il maggiore è stato registrato il 5 giugno ed era di appena 2,8 di magnitudo.
Questi terremoti sono solo abbastanza numerosi, visto che solo tra il 12 e il 15 giugno ne sono stati registrati 17 in scia. In realtà il numero di terremoti non può essere il sintomo di un risveglio del supervulcano, sebbene sia salita un po’ l’attenzione attorno ad esso.
I dati sciorinati dal National Park Service confermano che non c’è particolare anomalia. Lo Yellowstone registra circa 700 terremoti all’anno, ma spesso anche di più. In sostanza, non c’è nulla di cui avere paura allo stato attuale.
L’attività sismica registrata a giugno appare diminuita ora all’inizio di luglio, ma nel complesso rientra nel cosiddetto ciclo naturale che attualmente interessa la caldera di Yellowstone. Inoltre, non sono state evidenziate deformazioni in superficie che possano far pensare al movimento della massa magmatica.
Nessun allarme quindi per il gigante di Yellowstone, il cui stato di attenzione resta piuttosto basso. Diversa la situazione per la Caldera dei Campi Flegrei che mostra un certo movimento e segnali di attività vulcanica crescente, tali da costituire un minimo di preoccupazione.