
(METEOGIORNALE.IT) Cosa mostra l’immagine satellitare
Nella visualizzazione si riconosce l’Islanda come una macchia scura al centro, avvolta da campi di colore dal giallo all’arancione, segno di acque superficiali più calde della media nel Nord Atlantico. Sul lato nord-occidentale spicca una scia blu-turchese, collegata al flusso più freddo che scende verso la Groenlandia. Il contrasto cromatico racconta il cuore della notizia: quando una massa d’aria fredda scivola dalla Calotta groenlandese e incontra il mare anormalmente mite a sud e a est dell’Islanda, il risultato è un’atmosfera carica di umidità che, una volta raggiunta la costa, scarica nevicate abbondanti su Reykjavík.

Perché il mare caldo porta più neve sulla capitale
Il meccanismo è semplice e, allo stesso tempo, potentissimo. L’aria gelida che arriva da nord scorre sopra un mare libero dai ghiacci e più tiepido. In pochi chilometri, il mare trasferisce calore e soprattutto vapore acqueo agli strati più bassi dell’atmosfera. L’aria, ora più umida, si solleva quando incontra la costa frastagliata dell’Islanda o le irregolarità del flusso in quota, forma nubi compatte e le trasforma in fiocchi. È lo stesso principio noto come “sea/ocean-effect snow”: in presenza di aria molto fredda su acque più miti, possono attivarsi bande nevose in grado di produrre accumuli rapidi, con intensità anche di 5–8 cm/ora. Questo processo, ben conosciuto sulle Grandi Laghi nordamericani, è del tutto valido anche sopra l’oceano, specie lungo coste esposte come quelle dell’Islanda sud-occidentale.
Il ruolo dei contrasti termici e dei venti
La carta evidenzia come un “fiume” di acqua meno calda, a nord-ovest dell’Islanda, conviva con un’ampia fascia di acque più calde a sud e a est. Quando i venti da nord o nord-est trascinano aria continentale o artica verso il Faxaflói, la baia su cui affaccia Reykjavík, la differenza tra temperatura dell’acqua e dell’aria diventa la miccia che innesca l’instabilità. Più grande è questo salto, più energia e umidità vengono assorbite dall’aria in transito. Il passaggio successivo è quasi automatico: la corrente umida raggiunge la terraferma, si impila contro i bassi rilievi della Península di Reykjanes e della Regione della Capitale, e la precipitazione esplode in nevicata fitta.
Un altro tassello è la direzione del vento: flussi paralleli alla linea di costa permettono alle bande nevose di restare compatte e di “puntare” per ore la stessa zona urbana. È in questi frangenti che quartieri di Reykjavík separati da pochi chilometri possono registrare differenze di accumulo notevoli, con coltri bianche molto diverse tra Hlíðar, Laugardalur e le aree più esposte sul fronte marino.
Dati e contesto climatico nel Nord Atlantico
Negli ultimi anni il Nord Atlantico ha mostrato anomalie positive di temperatura della superficie del mare prolungate e diffuse. Le cronache scientifiche hanno documentato ondate di calore marine eccezionali, capaci di alzare il contenuto di calore delle acque e di favorire episodi meteo più intensi lungo le coste settentrionali. Nel quadro islandese, le serie storiche delle temperature costiere dell’acqua mostrano una stretta relazione con l’andamento dell’atmosfera e con le oscillazioni della circolazione subpolare: quando il mare intorno all’Islanda resta più caldo rispetto al valore climatologico, aumenta la disponibilità di vapore e diventano più probabili precipitazioni corpose al passaggio di aria fredda.
A questo si sommano gli indicatori operativi utilizzati dai centri di monitoraggio oceanico, che nelle recenti stagioni hanno spesso messo in luce mappe di anomalia positive proprio tra Islanda, Isole Faroe e Regno Unito. Per gli addetti ai lavori, queste mappe non sono solo un’immagine suggestiva: sono strumenti pratici per capire dove l’oceano sta “alimentando” l’atmosfera e dove, quindi, i fenomeni possono risultare più intensi.
Impatto locale su Reykjavík
Quando si verifica la combinazione giusta — mare caldo, aria artica e venti allineati — la capitale islandese si trasforma in poche ore. Le strade che costeggiano il porto di Reykjavík, l’asse verso Kópavogur e Hafnarfjörður, fino all’aeroporto di Reykjavík in città, possono vedere un rapido accumulo sul manto stradale. Le temperature al suolo, spesso oscillanti attorno a 0–1 °C, non impediscono la formazione del manto nevoso, perché l’intensità della precipitazione raffredda lo strato superficiale e favorisce l’attecchimento della neve. Nei quartieri più interni, lontani dall’influenza diretta dell’acqua, l’aria risulta leggermente più fredda e la neve tende a essere più asciutta e granulosa. Sotto questo tipo di configurazione, non stupisce che la “grande nevicata” abbia investito Reykjavík con alta probabilità proprio a causa delle acque settentrionali più calde e cariche di umidità.
Vivere in città
Per chi si sposta ogni giorno tra Reykjavík e i centri dell’area metropolitana, la chiave è leggere i segnali dell’oceano. Se le mappe mostrano acque calde a sud dell’Islanda e le previsioni annunciano venti da nord con aria sotto -5 °C a 850 hPa, è lecito aspettarsi nevicate organizzate lungo la costa. In queste situazioni le autorità locali intensificano la salatura delle principali arterie, da Miklabraut alla Vesturlandsvegur, perché il passaggio di bande nevose sopra il Faxaflói può durare molte ore. Le scuole e i servizi pubblici si regolano di conseguenza, mentre chi cammina sul lungomare verso Sæbraut sperimenta la nevicata più fitta, alimentata direttamente dall’umidità del mare.
Credit
- Icelandic Meteorological Office – climatologia e serie storiche: en.vedur.is/climatology/iceland/climate-report
- NOAA NESDIS – neve, ghiaccio e telerilevamento: nesdis.noaa.gov/our-environment/ice-snow
- National Weather Service – scienza del lake/sea-effect snow: weather.gov/apx/les
- AGU – Geophysical Research Letters – analisi sul riscaldamento del Nord Atlantico: agupubs.onlinelibrary.wiley.com
- NOAA OSPO – mappe di anomalia della temperatura superficiale del mare (SST): ospo.noaa.gov/products/ocean/sst/anomaly
- Nature – studi sulle ondate di calore marine: nature.com
- Science – ricerche su ondate di calore marine: science.org



