(METEOGIORNALE.IT) Si è parlato più volte di un inverno con la Niña, ma alla fine che cos’è questa Niña? Lo abbiamo detto varie volte: si tratta di un raffreddamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico centrale e orientale. Questo influisce sui modelli meteorologici a livello globale, portando spesso variazioni significative delle precipitazioni e delle temperature in molte regioni del mondo, inclusa anche l’Italia.
Questo fenomeno climatico, nel nostro Paese, ha degli effetti decisamente inferiori rispetto ad aree come le coste dell’Oceano Pacifico, l’America o l’Asia orientale.
Da noi entrano in gioco diversi altri fattori che vanno a modificare le condizioni atmosferiche, ma tuttavia la Niña genera delle interferenze perché, effettivamente, tutto ciò che succede anche a migliaia di chilometri di distanza da noi poi ha delle influenze sul nostro tempo atmosferico. Lo abbiamo visto con quell’uragano che giunse dalle regioni tropicali: ricordate? Si chiamava Erin, proveniva dalla zona dei tropici, lambì le coste orientali degli Stati Uniti d’America, poi il Canada, per deviare verso le Isole britanniche, trasformandosi in un ex uragano tropicale e quindi in un ciclone oceanico come tanti altri che si formano durante la stagione invernale. Ha avuto però pressioni atmosferiche molto basse e ha avviato la stagione oceanica delle depressioni che poi vanno a interessare soprattutto le Isole britanniche.
In questi giorni avremo una nuova tempesta, ovvero una nuova bassa pressione che interesserà gran parte delle Isole britanniche, ed essa è associata anche a una perturbazione. Quindi, tutto quello che accade in punti distanti da noi, in alcune circostanze e a seconda della loro grandezza atmosferica o marina, può avere conseguenze dirette. La Niña, negli anni in cui si manifesta – fenomeno che avviene circa ogni 2-7 anni – statisticamente favorisce inverni più freddi e una maggiore frequenza di fenomeni meteorologici estremi.
Questo non vuol dire che avremo sicuramente un inverno rigido, ma ipoteticamente potrebbe risultare più freddo rispetto ad altri.
Tenete sempre conto che comunque viviamo un’epoca climatica molto diversa rispetto a quella di 30 o 40 anni fa, tanto che spesso si dice che non esistono più le stagioni di una volta. Tuttavia la Niña avrà comunque la sua influenza, insieme ad altre correnti e aree che si svilupperanno ancor più vicino a noi. Ad esempio, le regioni mediterranee sono particolarmente vulnerabili a un fenomeno chiamato Nao: quando la Nao è negativa sul Mar Mediterraneo, il tempo tende a essere inclemente e si possono verificare condizioni di maggior freddo; quando invece la Nao è positiva, nelle regioni del Mar Mediterraneo si forma solitamente un’area di alta pressione. Questo fenomeno ha una maggiore incidenza, cioè un’influenza più forte, rispetto alla Niña.
Un altro elemento con notevole influenza sul clima e sul meteo europeo è il vortice polare: anche in questo caso esistono indici che ne misurano la potenza. Quando l’indice è negativo, ci sono possibilità che impulsi di aria fredda, vere e proprie bolle d’aria gelida, si spingano verso sud.
Ovviamente, non è detto che queste irruzioni arrivino in Italia. Direte: a cosa serve conoscere la Niña, la Nao e il vortice polare con il suo indice? Ebbene, il mix, l’insieme di tutti questi elementi, ci offre linee di tendenza climatiche. Non è di certo in grado di darci previsioni meteo a breve termine, per cui utilizziamo i modelli matematici, ma questi indici tracciano delle linee che ci aiutano a comprendere le possibili anomalie climatiche del futuro: se farà più caldo o più freddo, se il clima sarà più secco o più umido, se ci saranno condizioni meteo avverse invernali, ad esempio.
Ci sono numerose circostanze che possono alterare il clima, soprattutto nel semestre freddo verso cui ci stiamo avviando. Ma ho la sensazione che in tutto questo manchi un ingrediente fondamentale: conoscere come sarà la stagione ormai imminente. Una stagione che, dal punto di vista climatico, è già iniziata, ma che dal punto di vista meteo possiamo dire stia ancora prendendo forma.
L’autunno è una stagione di transizione, proprio come la primavera, una stagione di mezzo. Sempre più spesso, alle medie latitudini, quindi anche in America o in Asia, l’autunno è fortemente influenzato dall’estate precedente: accade cioè che la stagione estiva si prolunghi più di quanto avveniva in passato, riducendo la percezione della durata dell’autunno, anche se in realtà non è così, perché gli inverni sono mediamente più miti e quindi, in zone dal clima temperato come l’Europa, una parte della stagione invernale somiglia quasi all’autunno di una volta.
So che questo discorso è piuttosto complesso, ma in poche parole il punto è che questi indici hanno un’utilità enorme nel tracciare le linee di comportamento del clima, nel farci conoscere le probabilità di avere o meno tempo inclemente o addirittura avverso, o meglio ancora nel capire se il prossimo inverno potrà essere freddo. Per conoscere questo, però, servono altri elementi, come il vortice polare, ma anche la copertura nevosa che si realizzerà nei prossimi mesi, soprattutto entro ottobre in Siberia. Questo fattore ha un forte impatto sul clima invernale del Nord America, nonostante la Siberia sia estremamente distante e vi sia in mezzo un immenso Oceano Pacifico. Secondo numerosi studi, una copertura nevosa molto estesa in Siberia influenza il clima invernale del Nord America e, in determinate condizioni, anche il nostro, se si creassero le configurazioni atmosferiche capaci di spingere impulsi d’aria fredda da est verso l’Europa. In passato ciò accadeva molto spesso: ricordo che circa 30 anni fa le irruzioni di aria gelida provenienti dalla Siberia erano frequenti, e lo erano ancor di più negli anni precedenti. Negli ultimi due decenni, invece, abbiamo assistito a una sensibile riduzione di queste irruzioni, e per questo percepiamo inverni più miti.
Eppure la Niña potrebbe, in qualche modo, favorire il ritorno di questi fenomeni provenienti dalla Siberia, perché il vero freddo europeo, quello più marcato, non arriva dal Polo Nord, ma dalla Siberia.
Sicuramente avremo molto da dire su questo nei prossimi mesi. Per ora, però, vi lascio con una considerazione: ci sono elementi che fanno credere agli scienziati che la Niña si stia formando, e che non sarà molto forte. La sua influenza, quindi, non sarà estrema. Ma va detto che le previsioni sulla Niña non sono mai facili da realizzare: si tratta sempre di modelli matematici, che possono sottovalutare ciò che accadrà. Insomma, tutta la meteorologia si basa su ipotesi scientifiche, fondamentali soprattutto per le previsioni a breve termine, perché ci permettono di conoscere quanti gradi avremo, se pioverà oppure no. Ma servono anche a tracciare le tendenze climatiche delle prossime settimane e, a grandi linee, dei prossimi mesi, sebbene al momento queste restino abbastanza approssimative, perché i modelli matematici non sono ancora in grado di essere così precisi.
Credits:
- NOAA – National Oceanic and Atmospheric Administration
- WMO – World Meteorological Organization
- ECMWF – European Centre for Medium-Range Weather Forecasts
- Climate Prediction Center
- Climate.gov
- Nature Climate Change
- Journal of Climate
- Geophysical Research Letters
- IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change
