Cosa significa “albedo” e perché è fondamentale?
L’albedo misura la capacità di una superficie di riflettere la radiazione solare. Ha un valore che va da 0 a 1: più è basso, più la superficie assorbe calore; più è alto, più lo riflette. È un concetto fisico, ma con conseguenze molto concrete sulla nostra pelle. Un suolo scuro, come l’asfalto, può assorbire quasi tutta la luce del sole e trasformarla in calore, mentre un prato o una spiaggia riflettono una parte importante dell’energia ricevuta, limitando il riscaldamento dell’ambiente.
Città roventi: il ruolo delle superfici artificiali
Le aree urbane sono tra gli ambienti più caldi in assoluto d’estate. Il motivo? La presenza di superfici a bassissimo albedo: asfalto, cemento, tetti in tegole scure. Questi materiali assorbono quasi tutta la radiazione solare e rilasciano lentamente il calore accumulato, mantenendo temperature elevate anche dopo il tramonto. Questo fenomeno prende il nome di isola di calore urbana, e può causare un aumento della temperatura fino a +4 o +5°C rispetto alle campagne circostanti.
Inoltre, la scarsa presenza di vegetazione e la densità del costruito amplificano l’effetto: manca l’evaporazione naturale delle piante, e tutto contribuisce a rendere le notti afose e il disagio termico costante.
Campagne: caldo, sì, ma più sopportabile
In ambienti rurali o verdi, le superfici hanno un albedo più alto: campi coltivati, prati, aree boschive riflettono una maggiore quantità di radiazione solare. Ma non solo: le piante usano una parte dell’energia per evaporare acqua, abbassando così la temperatura dell’aria circostante. Questo processo, detto evapotraspirazione, è fondamentale per rendere l’ambiente più fresco e vivibile. Ecco perché, nelle stesse condizioni climatiche, in campagna si soffre meno il caldo che in città.
Il mare: calore assorbito, ma con effetti mitiganti
L’acqua del mare ha un albedo molto basso (circa 0,06): assorbe dunque quasi tutta la radiazione solare. Tuttavia, grazie alla sua enorme inerzia termica, l’acqua si scalda molto lentamente e rilascia il calore gradualmente. Questo comporta un effetto tampone sul clima costiero: le città vicine al mare sperimentano sbalzi termici più contenuti e spesso notti più fresche rispetto alle città interne. I venti marini completano il lavoro, portando aria più umida e meno calda verso terra.
Altri fattori che amplificano la sensazione di caldo
- Vegetazione assente: senza piante, l’effetto rinfrescante dell’evapotraspirazione scompare.
- Materiali ad alta capacità termica: cemento e asfalto trattengono calore e lo rilasciano lentamente.
- Consumo di suolo: città estese e cementificate hanno meno spazi verdi e quindi meno capacità di raffreddamento naturale.
Conclusioni: camminare sul caldo
Il motivo per cui ci sembra di “bollire” camminando in centro città non dipende solo dalla temperatura dell’aria, ma anche da cosa abbiamo sotto i piedi. Un marciapiede asfaltato sotto il sole può essere 20°C più caldo rispetto a un prato vicino. Le città, con la loro bassa albedo e l’assenza di vegetazione, diventano trappole di calore, mentre campagne e zone costiere offrono una percezione termica più mite.
Con il cambiamento climatico che porta estati sempre più torride, comprendere il ruolo dell’albedo e del tipo di suolo è essenziale per progettare città più vivibili e resistenti al caldo. E per chi si occupa di previsioni, diventa uno strumento chiave per spiegare perché due luoghi con la stessa temperatura possono offrire sensazioni meteo completamente diverse.
