(METEOGIORNALE.IT) Ogni GIUGNO, puntuali come un rito collettivo, tornano gli esami di maturità. Per molti sono la prima vera sfida adulta, un passaggio simbolico e concreto insieme. Ma c’è un nemico silenzioso e sempre più ingombrante che ogni anno si presenta puntuale, anzi, in anticipo: il caldo afoso. E qui il meteo non è soltanto uno sfondo, ma un attore protagonista.
Negli ultimi anni, le temperature di GIUGNO sono cresciute in modo sempre più evidente. Non siamo più sorpresi quando i termometri, proprio durante le prove scritte, superano i 35°C. Tutt’altro. Sappiamo che succederà. Eppure, il nostro corpo, e soprattutto la capacità di concentrazione mentale, non si adattano con la stessa prontezza.
A MAGGIO, quando si iniziano a toccare i 25°C, si avverte già quel leggero disagio: sudorazione, affaticamento, stanchezza anticipata. Poi, all’improvviso, senza un reale adattamento fisico, ci ritroviamo immersi nel pieno di un’ondata di calore africano. Il meteo diventa torrido, e l’anticiclone africano si impossessa del nostro Paese, in particolare delle pianure del Nord, dove l’umidità rende tutto ancora più soffocante.
La subsidenza, quel fenomeno atmosferico che in meteorologia descrive la compressione e il riscaldamento dell’aria discendente dall’alta pressione, genera condizioni meteo stabili ma roventi. E nei centri urbani, tra asfalto rovente e palazzi che riflettono calore, l’afa raggiunge livelli disumani.
Per i maturandi, non è solo il giorno dell’esame a essere impegnativo. È il mese che lo precede. Le giornate passate sui libri, le notti con poche ore di sonno e troppa ansia. Quando il meteo regala nottate tropicali, il sonno si spezza, il riposo diventa insufficiente e il rendimento ne risente. Il cervello, messo sotto sforzo da uno studio costante, chiede energia e freschezza. Ma il caldo lo blocca.
Numerose ricerche scientifiche, tra cui uno studio pubblicato dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health (fonte), hanno mostrato come le alte temperature abbiano un effetto diretto sulla funzione cognitiva, riducendo la capacità di concentrazione, memoria a breve termine e attenzione selettiva. Eppure, nelle nostre scuole, l’adattamento meteo sembra un tema ancora lontano.
È vero, molti studenti oggi possono contare su climatizzatori domestici o almeno su un ventilatore. Questo privilegio, un tempo raro, è ormai abbastanza diffuso. Ma la situazione cambia radicalmente quando si varcano le soglie della scuola.
Le aule scolastiche italiane, soprattutto nelle scuole pubbliche, sono in larga parte prive di sistemi di climatizzazione. Quando la temperatura supera i 30°C, e il sole picchia sulle finestre non schermate, la didattica diventa insostenibile, figuriamoci sostenere un esame.
I più fortunati, magari, riescono a posizionarsi vicino a una finestra aperta, nella speranza che una brezza passeggera attenui l’oppressione termica. Ma la realtà è che l’aria spesso non si muove, o peggio, porta con sé umidità e polveri.
Il caldo non è solo una questione fisica. È una zavorra emotiva. Aumenta lo stress, alimenta l’irritabilità, riduce la tolleranza alla frustrazione. In altre parole, il caldo mette a dura prova il sistema nervoso già sovraccarico degli studenti.
E qui si inserisce un’ulteriore riflessione: chi lavora, chi sostiene prove fisiche, chi affronta un turno in fabbrica o in un cantiere, certo, ha il diritto di lamentarsi del caldo. Ma anche chi deve spremere il proprio cervello al massimo delle sue capacità, scrivere, pensare, ricordare, esporre… merita di essere ascoltato. Il caldo intenso è un nemico della concentrazione, della lucidità, della performance mentale. E in un esame, la lucidità è tutto.
In GIAPPONE, ad esempio, la climatizzazione delle scuole è un dato acquisito. Lo stesso accade negli STATI UNITI e in COREA DEL SUD, dove è noto che la performance scolastica è tutelata anche attraverso l’ambiente. In un’interessante pubblicazione della Ministry of Education, Culture, Sports, Science and Technology giapponese, si sottolinea come l’aria condizionata sia considerata necessaria persino per le attività motorie nelle palestre scolastiche, quando il tasso di umidità supera determinati limiti.
Da noi, invece, siamo ancora ostaggi della retorica del “resistete”. Ma resistere, quando ci si gioca il proprio futuro, è un concetto che dovrebbe essere sostenuto anche da condizioni ambientali favorevoli.
Il discorso non cambia per chi, nello stesso periodo, è immerso nello studio per la sessione estiva degli esami universitari o per chi si prepara a discutere una tesi. La richiesta di concentrazione è enorme, ma il meteo gioca contro. Le aule universitarie, in molti casi, non sono meglio attrezzate delle scuole superiori. E chi studia a casa, se non ha la fortuna di disporre di un ambiente fresco, si ritrova a dover scegliere tra sudare e rendere, oppure tentare di concentrarsi nel disagio.
Il clima cambia, e la nostra risposta dovrebbe cambiare di conseguenza. Perché un sistema scolastico e universitario moderno, che vuole tutelare il benessere mentale degli studenti, non può ignorare il meteo. Soprattutto in GIUGNO, soprattutto durante gli esami di maturità. (METEOGIORNALE.IT)
