• Privacy Cookie
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy settings
domenica, 9 Novembre 2025
METEO GIORNALE
  • Home
  • Previsioni Meteo
  • Cronaca Meteo
  • Mappe
  • Diretta Meteo
  • Magazine
  • Viaggi
  • Old news
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Home
  • Previsioni Meteo
  • Cronaca Meteo
  • Mappe
  • Diretta Meteo
  • Magazine
  • Viaggi
  • Old news
  • Chi siamo
  • Contatti
Meteo Giornale
Home A La notizia del giorno

L’occhio del ciclone: dove il caos si ferma e il mostro respira. Melissa

Antonio Lombardi di Antonio Lombardi
29 Ott 2025 - 15:55
in A La notizia del giorno, Cronaca Meteo, Wiki Meteo
A A
Share on FacebookShare on Twitter

 

LEGGI ANCHE

Da Lunedì il vero ANTICICLONE d’Autunno: temperature in forte rialzo

Meteo: risale il caldo africano e ferma l’autunno, verso grosse sorprese

(METEOGIORNALE.IT) L’immagine dell’occhio di un uragano colpisce sempre: un foro quasi perfetto al centro di una spirale di nubi torreggianti, un varco d’azzurro nel cuore del tumulto. È la scena che molti satelliti e aerei di ricognizione hanno inquadrato poche ore prima del landfall dell’uragano Melissa sulla Giamaica il 28 ottobre 2025, quando il ciclone – classificato Categoria 5 – mostrava un occhio piccolo, limpido, circondato da una eyewall compatta e altissima. La quiete apparente di quel varco non deve ingannare: è il cuore di un sistema che in quei momenti raccoglieva una potenza storica, con venti eccezionali e una pressione centrale crollata a valori tra i più bassi mai osservati nell’Atlantico.

Guardare dentro l’occhio significa osservare il respiro del ciclone tropicale. L’aria, dopo essere stata sollevata violentemente nella parete dell’occhio, ridiscende al centro in un moto di subsidenza che asciuga e riscalda la colonna d’aria, sgomberando le nubi. Per chi lo attraversa in volo, il contrasto è quasi cinematografico: dal grigio lattiginoso dei rovesci alla luce tagliente del sereno, con le mura della eyewall che si incurvano verso l’esterno creando il celebre stadio o “stadium effect”, una specie di anfiteatro di nubi. In un uragano come Melissa, quell’arena atmosferica non è solo spettacolare: è il segnale che l’ingranaggio interno sta funzionando al massimo.

Perché si forma l’occhio

L’occhio non è un “buco” casuale dentro una tempesta; è la conseguenza della fisica che governa i vortici intensi. Mano a mano che l’aria converge verso il centro del ciclone, conserva il proprio momento angolare. Proprio come una pattinatrice che avvicina le braccia al corpo e accelera la rotazione, le particelle d’aria, stringendo la spirale, aumentano la velocità. Questo incremento rende più difficile per l’aria proseguire fino al centro, dove la forza centrifuga e il forte gradiente di pressione la costringono a salire all’interno della eyewall. Lì la convezione – i temporali profondi – scarica calore e umidità nella troposfera superiore. Una parte dell’aria povera di vapore, ormai “spremuta”, ridiscende al centro: scaldandosi per compressione, inibisce nuove nubi. Così nasce e si mantiene l’occhio, la bolla di calma relativa che rivela un nucleo caldo ben sviluppato.

 

Nei cicloni più intensi, come quelli di Categoria 4 e 5, l’occhio può contrarsi fino a pochi chilometri di diametro. La sua dimensione ci racconta molto della fase in corso: un occhio piccolo spesso segnala un motore efficiente, con la convezione concentrata in una cintura stretta e violenta. Quando invece compare un doppio anello convettivo – un’outer eyewall che circonda quella interna – il sistema può avviarsi verso un ciclo di sostituzione della parete. L’eyewall esterna si rafforza, sottrae energia a quella interna, che lentamente collassa; l’occhio tende ad allargarsi e, per un po’, i venti calano. È un “pit stop” della potenza: il ciclone spesso si indebolisce temporaneamente ma può tornare più grande e pericoloso sul mare aperto.

 

La dinamica interna: un equilibrio feroce

Il cuore di un uragano è una macchina termodinamica che vive di contrasti: calore oceanico in ingresso, lavoro del vento, e un efficace sistema di ventilazione in quota che smaltisce l’aria in eccesso. Nella eyewall i moti ascendenti sono massimi; lì si libera la latente del vapore che condensa, scaldando l’aria e mantenendo il nucleo caldo tra circa 8 e 14 km di quota, con l’altezza del picco che tende a salire con l’intensità. All’interno dell’occhio domina invece la subsidenza: l’aria scende lentamente, si riscalda di qualche grado, l’umidità cala, e il cielo può aprirsi. È questa doppia circolazione – salita rapida in anello, discesa più dolce al centro – a tenere in forma la macchina.

 

Un elemento chiave è il gradiente di pressione tra l’occhio e l’ambiente esterno: più la pressione centrale è bassa, più ripide sono le “pareti” del campo di pressione e più forti i venti che vi scorrono. In Melissa, nelle ore precedenti l’impatto con la Giamaica, i velivoli di ricognizione e le analisi operative hanno indicato una pressione centrale eccezionalmente bassa, con un minimo sceso attorno a valori record per la stagione e per l’Atlantico moderno. È questo abisso barico a spiegare la furia del vento e l’aspetto lucidissimo dell’occhio nelle immagini visibili: segno di aria secca, calda, ben distinta dal muro di temporali che la circonda.

 

Melissa e l’architettura di un record

Se l’occhio di un uragano è la sua firma, quello di Melissa è stato un autografo in grassetto. La sequenza di osservazioni dei giorni precedenti mostrava un occhio compatto, con il “stadium effect” marcato, e un collare convettivo estremamente simmetrico. Le misure in volo hanno documentato venti medi di livello catastrofico e un ulteriore restringimento dell’eyewall. Al suolo, il dato che più aiuta a comprendere l’impatto è però l’acqua: lungo la costa meridionale giamaicana, il storm surge – l’innalzamento anomalo del mare spinto dal vento e dalla bassa pressione – ha inondato tratti di litorale basso, mentre i frangenti sovrapposti alla marea spingevano l’acqua ben oltre le dune. Con piogge che hanno superato diverse centinaia di millimetri in uno o due giorni, il rischio combinato di alluvioni e frane è diventato immediato, specie sui versanti esposti e nelle valli strette.

 

L’occhio visto dalle foto prima del landfall non è solo un dettaglio pittoresco: è il manifesto dello stato del sistema. In quel momento, l’aria al centro era così secca da apparire di un blu tagliente, mentre al perimetro le torri convettive si disponevano come gradoni. È un disegno che si osserva nei cicloni più organizzati, dove la convezione è talmente intensa e ordinata da scolpire la struttura. Per chi vive a terra, tutto questo si traduce in un passaggio da urlo: venti devastanti nella eyewall, una pausa ingannevole nell’occhio — con cielo limpido e calma relativa — e subito dopo un nuovo muro di vento dalla parte opposta, spesso peggiore per l’orientamento delle raffiche e la direzione del moto.

 

Dal mare alla costa: perché l’occhio moltiplica i pericoli

La geometria dell’occhio contribuisce anche a come il ciclone interagisce con la costa. Nella semicerchia destra rispetto alla direzione di marcia, la componente di traslazione si somma ai venti tangenziali: è lì che il mare viene spinto con maggiore violenza contro terra. Se l’occhio transita vicino alla costa, una fascia di litorale può trovarsi per ore nel quadrante peggiore, con storm surge e onde che lavorano insieme all’erosione. La bassa pressione, da parte sua, agisce come una “mano” che solleva la superficie del mare di qualche decina di centimetri extra, ma è il vento – organizzato in una giostra di centinaia di chilometri – a spingere masse d’acqua enormi dentro baie e insenature. Quando il fondale si alza rapidamente vicino riva, l’onda non sa più dove andare: sale.

 

Nel caso della Giamaica, tra lunedì 27 e martedì 28 ottobre, la lenta avanzata di Melissa ha prolungato l’esposizione delle coste meridionali, concentrando danni d’acqua e di vento. La presenza di un occhio stretto ha mantenuto alta l’efficienza del motore interno, contenendo un indebolimento che di solito accompagna i cicloni così intensi. Anche la topografia dell’isola ha fatto la sua parte: sulle pendici esposte, i venti hanno accelerato e la pioggia si è spremuta con ulteriore violenza, alimentando colate di fango e piene improvvise.

 

Scienza dell’occhio: cosa sappiamo e cosa no

Non tutto, però, è scritto. La formazione dell’occhio non ha ancora una spiegazione unica e lineare: il quadro più condiviso chiama in causa la conservazione del momento angolare, la forza centrifuga e la dinamica termica della colonna d’aria, ma entrano in gioco anche sottili equilibri tra turbolenza, trasporti caldi orizzontali, e l’organizzazione dei temporali lungo la eyewall. Studi recenti hanno mostrato come la subsidenza nell’occhio non sia uniforme e come le asimmetrie del campo di vento e di umidità possano modulare la struttura del nucleo caldo. Altre ricerche hanno messo sotto lente i cicli di sostituzione della parete, cruciali per capire le oscillazioni di intensità, quei “su e giù” che possono decidere se un uragano tocca terra al picco o dopo un calo provvisorio.

 

La morale, guardando Melissa, è che l’occhio resta il miglior “indicatore istantaneo” della salute del ciclone. Se è piccolo, limpido, caldo in quota e circondato da una eyewall simmetrica, il messaggio è chiaro: il motore gira al massimo dei giri. E quando quel varco si posa sulla costa, la quiete azzurra che abbaglia per pochi minuti è solo l’intervallo tra due atti del medesimo spettacolo estremo.

 

Credit: National Hurricane Center, NOAA Jetstream – Tropical cyclone structure, NOAA/NHC – Storm surge overview, American Meteorological Society – Journal of the Atmospheric Sciences (ERC e warm core), Frontiers in Earth Science – Eye subsidence, Associated Press – Hurricane Melissa in Jamaica, Reuters – Jamaica’s strongest-ever storm

  (METEOGIORNALE.IT)

Gli articoli di Meteo Giornale sono su Google News, seguici Gratis!
Google News Segui il nostro feed
Tags: atlaticoCategoria 5dinamica tropicaleeyewallGiamaicahurricane huntersmareggiatanucleo caldoocchio del cicloneprecipitazioni estremepressione centralerapid intensificationrecord baricosostituzione della paretestadium effectstorm surgesubsidenzauragano Melissavento massimo
CondividiTweetInvia
Articolo precedente

Meteo: arriva il Ciclone di fine ottobre, maltempo colpirà duro ecco dove

Prossimo articolo

Novembre parte mite, ma con rischio concreto di maltempo

Antonio Lombardi

Antonio Lombardi

Dopo aver conseguito la laurea in Geologia presso l’Università degli Studi di Milano nel 2000, ha proseguito il suo percorso accademico con una seconda laurea in Astronomia presso l’Università "La Sapienza" di Roma, ottenuta nel 2006. L'interesse per l'astronomia lo ha portato successivamente a intraprendere un Master di specializzazione in Astronomia presso l’University of Arizona (Tucson, USA), uno dei principali centri internazionali per la ricerca astrofisica. In ambito professionale, si occupa anche di insegnamento, sia in contesti scolastici che in corsi e laboratori rivolti al pubblico generale, con un forte focus sull’approccio interdisciplinare tra geologia, astronomia e scienze ambientali.

Leggi anche questi Articoli

A La notizia del giorno

Da Lunedì il vero ANTICICLONE d’Autunno: temperature in forte rialzo

9 Novembre 2025
Svolta anticiclonica imminente
A La notizia del giorno

Meteo: risale il caldo africano e ferma l’autunno, verso grosse sorprese

9 Novembre 2025
A La notizia del giorno

Svolta meteo imminente, cambia tutto: neve fin quasi in pianura

9 Novembre 2025
Prossimo articolo

Novembre parte mite, ma con rischio concreto di maltempo

Nessun risultato trovato
Guarda tutti i risultati
  • Privacy Cookie
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy settings

Innovazione Scienza S.r.l. unipersonale P.IVA/C.F. 10463560960- Milano (MI)
Credit immagini: le immagini utilizzate su questo sito sono con licenza e copyright di Adobe Stock, Canva, Shutterstock, Dreamstime e Freepik.

Nessun risultato trovato
Guarda tutti i risultati
  • Home
  • Previsioni Meteo
  • Cronaca Meteo
  • Mappe
  • Diretta Meteo
  • Magazine
  • Viaggi
  • Old news
  • Chi siamo
  • Contatti

Innovazione Scienza S.r.l. unipersonale P.IVA/C.F. 10463560960- Milano (MI)
Credit immagini: le immagini utilizzate su questo sito sono con licenza e copyright di Adobe Stock, Canva, Shutterstock, Dreamstime e Freepik.