(METEOGIORNALE.IT) I dati e le previsioni meteo a lungo termine parlano chiaro. Nei prossimi mesi l’attenzione dei meteorologi sarà puntata sull’arrivo de La Niña. Questo fenomeno, che prende forma nelle acque del Pacifico equatoriale, può scatenare reazioni a catena in tutto il mondo. Diciamo qualche esempio. Piogge torrenziali tipiche dell’Asia meridionale; inverni insolitamente rigidi che interessano gran parte del Nord America; maggiori piogge anche sul continente europeo e sul Mediterraneo.
La differenza con El Niño
Quest’ultimo comporta un anomalo riscaldamento della superficie marina del Pacifico, mentre la Niña si manifesta con un raffreddamento più marcato del normale. Potrebbe sembrare un dettaglio di poco conto. Ma a livello mondiale le cose cambiano profondamente. Basti pensare che, non a caso, il 2024 è stato ricordato come l’anno più caldo mai registrato, proprio a causa della forte presenza di El Niño.
Che cos’è l’ENSO?
Per comprendere a fondo la portata della Niña, occorre collocarla all’interno di un quadro più ampio, ovvero l’ENSO (El Niño-Southern Oscillation). Si tratta di una serie di tele connessioni che regolano il clima globale senza entrare troppo in dettagli tecnici, la ENSO si alterna ciclicamente tra tre fasi: El Niño, La Niña e una condizione neutrale. Ciascuna di queste fasi, pur avendo origine in un’area lontanissima dal nostro paese, comunque decretare delle conseguenze importanti.
La Niña è ormai confermata?
Sì la risposta è affermativa. Gli ultimi bollettini diffusi dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), l’agenzia federale statunitense che monitora oceani e atmosfera, confermano che le acque del Pacifico tropicale stanno già mostrando un raffreddamento anomalo. E quindi è un chiaro esempio di nuovo ciclo.
Sarà quindi un monito per i prossimi mesi autunnali e invernali. L’esperienza degli anni passati insegna che la comparsa di tale fenomeno è sempre stata accompagnata da episodi meteo estremi, distribuiti con schemi abbastanza ricorrenti ma ovviamente mai perfettamente uguali l’uno con l’altro.
Quali sono le conseguenze globali?
Le statistiche raccolte negli ultimi decenni mostrano un quadro piuttosto chiaro. Ecco le conseguenze. Il Sud-Est asiatico viene investito da precipitazioni abbondanti, spesso con effetti devastanti. I monsoni si intensificano, portando a inondazioni capaci di mettere in ginocchio intere regioni densamente popolate.
All’opposto, altre aree del mondo si trovano a fare i conti con gravissime siccità. Tra queste spiccano la costa occidentale delle Americhe, il Golfo del Messico e l’Africa nord-orientale. Queste zone Quindi sono fortemente a rischio.
L’analisi nel Nord America
Approfondiamo la questione perché rappresenta forse la regione in cui gli effetti sono più evidenti e studiati. Durante una Niña, il Midwest e il Nord-Est degli Stati Uniti sperimentano inverni più rigidi e umidi, con nevicate abbondanti e ondate di freddo frequenti. Per tutto contro, il Sud degli USA tende a vivere stagioni invernali più calde e secche. Quindi un’estremizzazione climatica a livello nordamericano.
Che conseguenza abbiamo in Europa?
Sebbene l’Europa si trovi molto lontana dal fulcro di quanto accade, non ne siamo comunque del tutto immuni. Gli inverni potrebbero risultare più instabili e freddi del normale, ma solo nelle regioni centro-settentrionali. Le irruzioni di aria gelida provenienti dalle latitudini artiche diventano più probabili a causa dello spostamento verso sud del getto polare. Quindi freddo e nevicate nella zona settentrionale dell’Europa.
E in area mediterranea?
La situazione è più complessa. Potremo quindi sperimentare fasi di maltempo intenso, caratterizzate da precipitazioni abbondanti. Ma in un complesso più mite. Questo vuol dire che si potrà avere tanta neve sulle Alpi e in parte sugli appennini ma difficilmente in pianura e men che meno sulle coste. Oltretutto, il mese più nevoso dovrebbe essere febbraio. Dicembre e gennaio potrebbero risultare più secchi.
Ottobre e novembre come saranno?
Non vengono ancora del tutto condizionati da La Niña. È ancora presto. I prossimi mesi potrebbero essere comunque turbolenti, a prescindere da questo fenomeno. Questo vuol dire che eventuali precipitazioni abbondanti sarebbero dettate da un flusso atlantico molto forte. E non ancora dagli effetti meteo climatici de La Nina. Ne riparleremo nei prossimi appuntamenti.
Il nostro team di esperti ha redatto l’articolo consultando gli autorevoli scenari del modello ECMWF (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts) e confrontandoli con quelli emessi da Global Forecast System (GFS) per gli scenari meteo. adoperando le mappe della NOAA. (METEOGIORNALE.IT)
