(METEOGIORNALE.IT) Immaginare Roma a 45°C non è più un’esagerazione fantascientifica, ma un’ipotesi concreta e fondata su dati scientifici e osservazioni meteo sempre più allarmanti. Se vogliamo comprendere a fondo cosa comporterebbe un simile scenario, è necessario partire dai dati storici, guardare in faccia la realtà del cambiamento climatico e ragionare sui rischi reali per la salute pubblica, l’ambiente urbano e l’economia locale.
Temperature record a Roma: un’ascesa inarrestabile
I numeri parlano da soli. Negli ultimi 120 anni, Roma ha fatto registrare picchi termici che testimoniano un trend crescente, inarrestabile. Ecco i principali:
- Collegio Romano, nel cuore del centro storico, ha toccato i 40,1°C nel LUGLIO 1905.
- La stazione di Roma Urbe ha raggiunto i 40,5°C nell’AGOSTO 2007.
- All’aeroporto di Ciampino, la temperatura è salita fino a 40,6°C nell’AGOSTO 1981.
- A Fiumicino, dove l’influenza marina dovrebbe teoricamente mitigare i picchi, si sono toccati i 39°C nel GIUGNO 2022.
- Ma il primato assoluto spetta alla stazione di Roma Macao (zona Termini-Castro Pretorio), che ha registrato un allarmante 42,9°C il 18 LUGLIO 2023.
Questa progressione non è lineare, ma esponenziale. Se il record più recente è di quasi 43°C, e se davvero – come affermano numerosi studi internazionali – il riscaldamento globale porterà a un ulteriore +0,5°C entro il 2030, allora l’idea che entro 5 anni Roma possa raggiungere i 45°C non è solo verosimile: è probabile.
Perché il centro urbano rischia di più
La zona centrale di Roma, quella densa di cemento, asfalto, traffico e povertà di verde, è il luogo ideale per il fenomeno dell’isola di calore urbana. In pratica, la città si comporta come una pentola chiusa, dove la notte non si riesce più a disperdere il calore accumulato durante il giorno.
Le stazioni meteorologiche poste in aree periferiche o con maggiore esposizione al vento possono sottostimare l’impatto reale delle ondate di calore sui cittadini. In centro città, la temperatura percepita può superare anche di 4-5 gradi quella ufficiale, a causa dell’umidità e del calore riflesso dalle superfici urbane.
Rischi per la salute: cosa succede al corpo umano a 45°C
Un organismo umano non è progettato per sostenere a lungo temperature ambientali superiori ai 40°C, soprattutto se accompagnate da un alto tasso di umidità. A 45°C, anche in condizioni d’ombra, si inizia a entrare in una zona di pericolo grave, soprattutto per:
- Anziani e bambini
- Persone con patologie cardiovascolari o respiratorie
- Lavoratori all’aperto (come operai, giardinieri, vigili urbani)
Si rischiano colpi di calore, disidratazione severa, shock termico, e in casi estremi anche la morte. La mortalità associata alle ondate di calore è in aumento: secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine nel 2023 (fonte), solo nell’estate del 2022 si stima che oltre 60.000 persone siano decedute prematuramente in Europa a causa del caldo estremo.
Un vento che non rinfresca più
Un tempo, il ponente o il maestrale erano alleati preziosi contro la canicola romana. Oggi, però, anche questi venti arrivano carichi di calore, perché il Mar Tirreno è diventato un bacino più caldo di 2-3°C rispetto alle medie storiche. Questo significa che anche il vento, invece di rinfrescare, porta aria rovente.
Di conseguenza, si modifica il nostro comportamento: finestre chiuse, condizionatori accesi h24, e spazi chiusi che diventano trappole termiche, soprattutto per chi non ha risorse economiche adeguate.
Cosa dice la scienza sul futuro climatico di Roma
Il Copernicus Climate Change Service, l’agenzia meteo europea, ha lanciato più volte l’allarme sul Mediterraneo come uno dei punti caldi del cambiamento climatico. Lo scenario disegnato nei loro rapporti prevede per l’Italia centrale un aumento fino a +1,5°C entro il 2035 rispetto al periodo preindustriale, con estati più lunghe di 60 giorni, riduzione delle piogge e incremento della persistenza di ondate di calore (fonte).
Se associamo questo al rapido tasso di urbanizzazione di Roma e alla scarsa resilienza climatica della città, ci rendiamo conto che l’impatto del caldo estremo sarà drammatico se non si interviene con piani urbani più verdi, meno asfalto e strategie di adattamento climatico serie.
Il caldo estremo come problema sociale, oltre che ambientale
Infine, c’è una dimensione socioeconomica che non possiamo ignorare. Le ondate di calore colpiscono più duramente i poveri, chi vive in abitazioni senza isolamento, anziani soli, o chi lavora in ambienti non climatizzati. Anche il turismo, che è una delle risorse principali della città, può essere fortemente penalizzato, con visitatori costretti a cambiare abitudini, orari, o addirittura a scegliere altre destinazioni.
Affermare che Roma potrebbe arrivare a 45°C entro pochi anni non è allarmismo, è una proiezione basata su dati osservabili, scienza del clima e dinamiche urbane. E ciò che è più inquietante non è tanto il numero in sé, ma la normalizzazione del caldo estremo come nuova realtà quotidiana. (METEOGIORNALE.IT)
