(METEOGIORNALE.IT) C’è qualcosa di profondamente affascinante e inquietante al tempo stesso in quei fenomeni che nascono a migliaia di chilometri da noi e, quasi come un sasso lanciato nello stagno, riescono a far vibrare l’intero sistema climatico del Pianeta. LA NIÑA, in questo senso, è un vero enigma meteorologico. Un fenomeno oceanico, sì, ma anche atmosferico, e quindi capace di influenzare il meteo anche in Europa, Italia inclusa. Ma come ci riesce? E soprattutto, quali sono le conseguenze?
LA NIÑA non porta sempre lo stesso tipo di tempo. In certe annate sembra quasi passare inosservata, mentre in altre scatena anomalie drammatiche. È successo di recente, con l’evento del 2022-2023, che ha coinciso con una siccità storica in gran parte dell’Europa, Nord Italia incluso, e con ondate di calore estremo degne di un romanzo distopico.
Eppure – e qui sta il paradosso – non possiamo dire con certezza che accadrà di nuovo nello stesso modo. La scienza, pur con i suoi straordinari strumenti previsionali, ammette una certa dose di incertezza. Quello che invece possiamo affermare è che gli eventi meteo estremi stanno diventando sempre più frequenti, quasi frenetici. C’è chi parla di un clima “accelerato”, dove le eccezioni diventano regole e i tempi di ritorno di certi eventi passano da secoli a pochi anni.
L’Emilia Romagna lo sa bene. Una regione che un tempo si sarebbe detta “protetta”, “al riparo” da certi eccessi meteorologici, è oggi uno degli emblemi della vulnerabilità climatica. Le alluvioni si ripetono, la terra non riesce a respirare tra un evento estremo e l’altro.
Ed è curioso, in questo contesto sempre più dominato dal caldo record, vedere affacciarsi ogni tanto l’altro volto del clima estremo: il freddo brutale. Negli Stati Uniti, per esempio, si è registrato un inverno gelido come non accadeva da 15 anni, pur senza abbattere record assoluti. È stata una stagione segnata da persistenti colate di aria artica, provenienti dal Canada, e alimentate dall’assenza dell’effetto mitigante della Corrente del Golfo. Un freddo capace di imprimere il suo marchio anche a grande distanza, mostrando quanto il clima globale sia un sistema interconnesso e instabile.
Ma torniamo a LA NIÑA, questo “mostriciattolo”, come alcuni climatologi la chiamano con un misto di affetto e timore. Si tratta, in parole semplici, di una fase del ciclo climatico noto come ENSO (El Niño-Southern Oscillation). Quando compare La Niña, le acque dell’Oceano Pacifico equatoriale diventano più fredde del normale. Questo raffreddamento modifica le correnti atmosferiche, genera venti alisei più forti e tende a provocare piogge abbondanti in alcune regioni tropicali, siccità in altre, e a spostare le traiettorie delle perturbazioni anche in zone lontanissime dal Pacifico.
L’altra faccia della medaglia è El Niño, che invece provoca un riscaldamento anomalo delle stesse acque oceaniche. I due fenomeni si alternano ogni 2-7 anni, con effetti opposti ma entrambi destabilizzanti sul meteo globale.
A complicare il quadro c’è anche la NAO, acronimo di North Atlantic Oscillation. In meteorologia, la NAO è un indice che misura la differenza di pressione atmosferica tra l’Islanda e le Azzorre. Detta così può sembrare poco rilevante, ma in realtà da questo valore dipendono molte delle configurazioni meteorologiche dell’Europa. Quando l’indice NAO è positivo, l’anticiclone delle Azzorre è dominante e spinge le perturbazioni atlantiche verso nord, lasciando l’Italia sotto stabilità e caldo anomalo. Quando invece la NAO è negativa, le correnti fredde artiche possono irrompere sull’Europa meridionale, portando maltempo e freddo anche sulla Penisola.
Gli scienziati stanno osservando come La Niña e El Niño possano influenzare anche l’indice NAO, contribuendo a un quadro climatico sempre più complesso, ibrido, e spesso imprevedibile.
Per approfondire questi temi, suggerisco la lettura di questo studio pubblicato su Nature Climate Change che analizza l’influenza di ENSO sulle oscillazioni nord-atlantiche, e questo articolo di NOAA che spiega con linguaggio accessibile cosa accade nel Pacifico durante La Niña e El Niño.
Insomma, il meteo è diventato qualcosa di più di una previsione a tre giorni. È ormai una sfida di comprensione globale, che ci ricorda quanto ogni evento, anche se lontano, può diventare parte della nostra quotidianità climatica. (METEOGIORNALE.IT)



