Gli ultimi aggiornamenti dei modelli matematici su medio lungo termine propongono scenari decisamente instabili per l’Italia.
Essi sono una conferma di quanto già prospettato da diversi giorni, con l’area mediterranea persistentemente obiettivo di azioni instabili o anche perturbate in prevalenza di origine polare marittima.
Nella sostanza, la struttura barica media nei prossimi giorni, verosimilmente per molti giorni, anche per 10/15, potrebbe essere di tipo meridiano, ossia con alta di blocco in Atlantico e saccature moderatamente fredde indirizzate verso l’Europa centro occidentale e provenienti dai mari settentrionali europei.
Insomma, la configurazione prospettata sarebbe di tipo invernale per buona parte dell’Europa, non di quelle invernali pungenti, tuttavia di buona strutturazione.
Naturalmente il periodo stagionale in cui accadrebbe, inizia a essere dichiaratamente primaverile, per cui le influenze fredde, anche in presenza di configurazioni favorevoli, sarebbero ampiamente ridimensionate.
Se il tipo di circolazione prospettato fosse accorso tra gennaio e febbraio, si avrebbe avuto una lunga fase con opportunità di neve in alta collina o in bassa montagna, 500/600/800 m in Appennino, anche in Valle sulle Alpi e magari anche sul qualche alta pianura del Nord.
In ogni modo, si apre un periodo molto dinamico per il Mediterraneo centrale e per l’Italia, per il sopraggiungere di diversi impulsi instabili provenienti dal Regno Unito e Mare del Nord. I fronti in arrivo troverebbero sui settori centrali del nostro bacino condizioni ideali per attivare azioni depressionarie piuttosto longeve e foriere di piogge diffuse e anche persistenti per più giorni.
Allo stato attuale dei dati, l’incidenza termica prossima, in termini di più freddo, legata alle perturbazioni nordatlantiche, sarebbe fiacca verso le aree settentrionali, già alle prese con una circolazione più fresca nordatlantica e meno esposte al temporaneo flusso mite nei prossimi 3/4 giorni;
si prospetterebbe, invece, un dinamismo termico più evidente al Centro Sud, dapprima qui con aumento apprezzabile fino a martedì, poi con altrettanto calo apprezzabile nei giorni a seguire.
Abbiamo scritto di configurazione invernale. La domanda spontanea sarebbe: ma si prospetta il rischio di colpi di coda invernali, quindi il rischio di neve a bassa quota e di gelate tardive?
Al momento non ci sono chiare evidenze in questo senso, tuttavia nemmeno si può escludere del tutto il rischio.
Benché le configurazioni bariche prospettate siano mediamente invernali, manca il freddo serio nei bassi strati continentali, anche sulle aree europee più a Nord.
Anzi, fatta eccezione per la Penisola Iberica, per la Turchia e proprio per il Nord Italia, aree dove attualmente c’è una moderata circolazione più fredda, sul resto del continente c’è una attuale anomalia termica positiva anche significativa, localmente fino a 9/10° oltre media, anomalia, per di più, che potrebbe trascinarsi per qualche giorno ancora.
Insomma, anche in presenza di configurazioni bariche favorevoli a correnti più fredde, specie tra fine mese e inizio aprile, non ci starebbe abbastanza freddo da veicolare verso le nostre latitudini, benché la circolazione si disponga meridiana e mediamente settentrionale per diversi giorni a venire.
Ci sarebbero, piuttosto, le condizioni per un allineamento delle temperature ai valori tipici del periodo su tutta l’Italia, magari anche un po’ sotto norma, specie al Centro Sud.
In riferimento alla neve, potrebbero crearsi le condizioni per “fioccate” ricorrenti tra 1100/1400 m sia su Alpi che in su Centro Nord Appennino. Questo sulla base dei dati medi.
Va messo nel conto, però, l’opportunità, in un contesto circolatorio, lo ribadiamo, impostato mediamente da Nord, per possibili azioni, magari per brevi fasi, a connotazione moderatamente più fredda.
Questa evenienza potrebbe essere più probabile per i settori alpini, quindi talora con rischio su queste aree di possibili cali termici più sostanziosi e neve sotto i 1000 m e persino in qualche valle medio-bassa;
rischio minore per l’Appennino, ma non sarebbe del tutto escluso qualche episodio di neve a 6/800 m anche sull’Appennino centro settentrionale, specie tra fine marzo e prima settimana di aprile.
Circa il rischio gelo, prospettandosi una fase ricorrentemente instabile e anche ricorrentemente nuvolosa, diffusamente anche nelle ore notturne, questo rischio, specie per le pianure e per le basse quote, dovrebbe essere abbastanza precluso, perlomeno per i prossimi 7/8 giorni; da vagliare meglio, poi, se anche più in là. Qualche rischio in più per le valli alpine.
