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Il peggior Inverno che verrà

Inverni eccezionalmente freddi avuti nel passato in Europa sono possibili anche in futuro

Federico De Michelis di Federico De Michelis
16 Dic 2024 - 17:50
in A La notizia del giorno, A Scelta dalla Redazione, Meteo News
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Anomalie della temperatura del solo Febbraio 1956.

Nonostante il riscaldamento globale, nel futuro del territorio del Vecchio Continente potrebbero ancora manifestarsi inverni estremamente rigidi, simili a quelli del passato. Questa prospettiva deriva dal fatto che le passate anomalie climatiche di marcato raffreddamento hanno raggiunto livelli superiori persino rispetto alle attuali oscillazioni di calura.

In altre parole, sebbene il clima di oggi sia generalmente più caldo, ciò non esclude la possibilità che singole stagioni, per una serie di fattori concomitanti, possano essere caratterizzate da temperature nettamente inferiori alle attese, con effetti rilevanti sul territorio europeo.

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In passato, infatti, si sono verificati inverni estremamente rigidi in Europa, con deviazioni di circa 4-5°C al di sotto della media stagionale, un valore che oggi appare assolutamente incredibile. Eppure, i casi storici documentano che simili condizioni sono già accadute. La questione principale risiede nella potenziale ripetibilità di alcuni fattori, come eruzioni vulcaniche o periodi di minimo solare, eventi che potrebbero ricalcare condizioni storiche e produrre, anche in un contesto di clima globale riscaldato, nuove ondate di freddo estremo.

 

Anomalia della temperatura del Febbraio 1956.
Anomalia della temperatura dell’Inverno 1955-1956.

 

Anomalie della terribile Estate 2003. La più calda mai registrata in Europa.

Un passato di anomalie termiche straordinarie

Tra gli episodi più noti, l’inverno del 1739-1740 in Europa viene considerato il secondo più freddo mai registrato, con una temperatura media di circa 4°C inferiore alla media attuale. Questa differenza, misurata su un’intera stagione, appare oggi come un dato assurdo, quasi irrealistico rispetto ai nostri riferimenti contemporanei.

Eppure, all’epoca, il Continente Europeo sperimentò nevicate abbondanti, gelate persistenti e condizioni che modificarono profondamente la vita economica e sociale di molte aree. Analogamente, l’inverno del 1829-1830 è noto per le nevicate copiose che investirono diverse regioni, in particolare la Pianura Padana. Ancora più indietro nel tempo, l’inverno del 1407-1408 fu comparabile in severità all’inverno del 1708-1709, anch’esso noto per il freddo estremo.

Questi inverni di eccezionale rigidità termica non si verificarono in un’unica epoca climatica anomala, ma ebbero ciascuno una serie di concause che determinarono l’intensità del gelo. Se consideriamo fenomeni come il Minimo Solare, ovvero periodi di ridotta attività della nostra stella, o le eruzioni vulcaniche, le cui emissioni possono causare una riduzione della radiazione solare incidente, comprendiamo come simili condizioni potrebbero ripresentarsi. Il contesto globale attuale è differente, segnato da un innalzamento della temperatura media e da un progressivo scioglimento dei ghiacci, ma l’importanza di tali fenomeni forzanti rimane, almeno in parte, presente.

 

Anomalie di raffreddamento: valori straordinari
Un aspetto cruciale è la dimensione dell’anomalia necessaria per generare un inverno così rigido oggi. Un raffreddamento medio di 4°C rispetto ai valori attuali, esteso sull’intero territorio della Europa, non sarebbe solo eccezionale, ma un evento di portata storica. Per comprendere la portata di tale fenomeno, è sufficiente considerare come le anomalie di temperatura oggi, solitamente limitate ad alcuni decimi di grado su scala europea, siano già in grado di attirare attenzione mediatica e allarme generale. Un calo termico di alcuni gradi, per un periodo di mesi, implicherebbe pesanti conseguenze su agricoltura, trasporti, infrastrutture, salute e consumi energetici.
Nonostante il riscaldamento globale, è la variabilità climatica, a volte estremamente marcata, che può generare episodi fuori scala. Pertanto, anche in un contesto più caldo, non va esclusa la possibilità di qualche stagione invernale eccezionalmente fredda.

 

Un secolo di inverni rigidi nel Vecchio Continente
Negli ultimi 100 anni, il territorio dell’Europa ha sperimentato diversi inverni particolarmente freddi. Questi episodi, sebbene non paragonabili a quelli degli inizi del XVIII secolo, restano indicativi del fatto che ondate di gelo intense non siano così remote. Analizzare il passato recente permette di comprendere la frequenza e l’intensità di tali fenomeni. Inoltre, comprendere le condizioni sinottiche, la circolazione atmosferica, le anomalie termiche in Atlantico o nell’Artico è cruciale per ipotizzare scenari futuri.

 

Inverno 1928-1929
Tra gli eventi più degni di nota del secolo scorso, l’inverno del 1928-1929 fu ricordato soprattutto per un mese di febbraio eccezionalmente rigido, con un freddo pungente che coinvolse l’Europa centrale, la sua parte orientale, e il Nord-Est italiano. In Praga, ad esempio, fu registrato il mese più freddo della serie storica, con una media di -13,7°C. Un episodio che dimostra come, anche in epoche più recenti, anomalie termiche rilevanti possano colpire aree estese e popolate del Continente Europeo.

 

Inverno 1939-1940
Il dicembre del 1939-1940 è considerato uno dei mesi più rigidi del XX secolo in molte aree dell’Europa, particolarmente in Italia, dove gelate intense condizionarono la vita quotidiana della popolazione. Ciò dimostra che l’alternanza tra periodi miti e periodi estremamente freddi può avvenire con intervalli relativamente brevi, creando un quadro climatico piuttosto complesso.

 

Inverno 1941-1942
Questo periodo è probabilmente l’inverno più rigido del XX secolo a livello europeo, considerando una media ponderata di diverse località. Le intense ondate di gelo che interessarono un’ampia porzione della Europa testimoniano come condizioni sinottiche favorevoli alla penetrazione dell’aria artica o siberiana possano generare condizioni eccezionali, anche in assenza degli stessi meccanismi che caratterizzarono i secoli precedenti.

 

Inverno 1946-1947
Ricordato come uno degli inverni più freddi del secolo nel Nord Italia e in Inghilterra, il 1946-1947 vide temperature al di sotto della norma per un periodo prolungato, con nevicate che bloccarono le attività umane e costrinsero molti Paesi ad adottare strategie di emergenza. Questo evento, come i precedenti, invita a riflettere sulla complessità del sistema climatico e sulle sue oscillazioni potenzialmente notevoli.

 

Inverno 1955-1956
Questo periodo è rimasto impresso nella memoria collettiva per il febbraio del 1956, considerato il mese più freddo e nevoso degli ultimi 130 anni nel Centro-Sud italiano. Le abbondanti nevicate interessarono città come Roma, Napoli e Palermo, località comunemente associate a condizioni più miti. Tale evenienza sottolinea come oscillazioni estreme possano colpire anche aree generalmente meno soggette a freddo intenso, dimostrando che la distribuzione geografica delle anomalie può essere sorprendentemente ampia.

 

Inverno 1962-1963
L’inverno del 1962-1963 fu particolarmente rigido in tutta l’Europa, con temperature estremamente basse e nevicate importanti. Queste condizioni meteorologiche misero alla prova la resilienza delle infrastrutture, la resistenza delle colture e la capacità delle comunità di adattarsi a situazioni tanto estreme. Ancora una volta, l’insegnamento è che, pur in un contesto di innalzamento termico globale, ondate di gelo di notevole portata possono ripresentarsi e avere un impatto significativo.

 

Inverno 1984-1985
Il gennaio del 1985 è ricordato come il mese più freddo del dopoguerra nel Centro-Nord italiano, con record termici negativi in numerose città. Firenze raggiunse –23,2°C, Genova -6,8°C e Roma Ciampino -11,0°C. Questi valori estremi, più vicini alle temperature di aree tipicamente molto fredde, sono un’altra prova di come il clima del Vecchio Continente, per brevi ma intensi intervalli, possa mostrare tratti decisamente gelidi anche in epoche considerate “moderne” dal punto di vista climatico.

 

Ondata di gelo febbraio 2012 e ondata di gelo fine febbraio-inizio marzo 2018
Più di recente, nel febbraio del 2012 e nuovamente tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo del 2018, ulteriori ondate di gelo hanno investito l’Europa, colpendo duramente sia le regioni dell’Est europeo sia parti dell’Italia. Questi episodi, pur non equiparabili agli inverni più freddi della storia, dimostrano come possano ancora verificarsi fasi di freddo intenso nonostante il riscaldamento globale in atto. Tali eventi si verificano a causa di dinamiche atmosferiche complesse, come lo spostamento del vortice polare, l’afflusso di masse d’aria artica o siberiana e particolari configurazioni bariche che favoriscono l’irruzione di aria fredda in latitudini più basse.

 

Conclusioni
Gli esempi storici di inverni rigidissimi in Europa, con anomalie termiche di grandezza sorprendente, dimostrano che il sistema climatico può produrre, pur in un contesto generale di riscaldamento globale, singoli episodi di freddo estremo. Gli inverni del passato, come quello del 1739-1740 o del 1829-1830, presentano variazioni termiche di 4°C inferiori alle medie attuali, anomalie che oggi sembrano quasi inconcepibili.

 

In prospettiva futura, non possiamo escludere la possibilità di nuovi inverni rigidi, che per un breve periodo possano far vacillare la percezione di un clima più mite. L’imprevedibilità del clima e la complessità delle sue dinamiche rendono plausibile che, nonostante il riscaldamento generale, il Vecchio Continente possa affrontare ancora stagioni estremamente fredde. È dunque fondamentale continuare a studiare i processi atmosferici, migliorare i modelli previsionali e mantenere alta l’attenzione sull’evoluzione del clima, poiché un mondo mediamente più caldo non esclude, di per sé, il verificarsi di rari ma significativi episodi di freddo straordinario in Europa.

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