I cambiamenti climatici non si limitano ad alterare gli ecosistemi, la biodiversità e l’ambiente in cui viviamo: le loro conseguenze interessano direttamente la specie umana, perché la rapidità con cui si verificano eccede la nostra capacità di adattamento.
In questo ultimo articolo che dedichiamo al report speciale dell’IPCC sugli effetti del riscaldamento climatico, poniamo l’attenzione proprio sui rischi per la specie umana.
Impatti sugli esseri umani
Con un riscaldamento di 1,5°C, il rapporto prevede che i rischi legati al clima per la salute umana, i mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare, la sicurezza umana, l’approvvigionamento idrico e la crescita economica aumenteranno tutti e aumenteranno ancora di più con un riscaldamento di 2°C.
Le popolazioni svantaggiate e vulnerabili, alcune popolazioni indigene e comunità con mezzi di sussistenza basati sull’agricoltura o sulle risorse costiere saranno a maggior rischio.
Le regioni a più alto rischio includono gli ecosistemi artici, le regioni aride, i piccoli stati insulari in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati. Alcune popolazioni vedranno un aumento della povertà e degli svantaggi.
Limitare il riscaldamento a 1,5°C potrebbe ridurre il numero di persone suscettibili ai rischi di povertà legati al clima di diverse centinaia di milioni.
Malattie e mortalità legate al caldo
Il rischio di malattie e morte legate al caldo sarà maggiore in caso di raggiungimento della soglia di riscaldamento di 2°C rispetto a quella di 1,5°C. Le città subiranno i peggiori impatti delle ondate di caldo a causa dell’effetto isola di calore urbana, che le mantiene più calde rispetto alle aree rurali circostanti.
Gli impatti varieranno da regione a regione a causa di molti fattori come la capacità delle popolazioni di adattarsi ai cambiamenti del loro ambiente, la capacità e la possibilità di adottare contromisure come, ad esempio, l’accesso all’aria condizionata. Gli anziani, i bambini, le donne, le persone con malattie croniche e le persone che assumono determinati farmaci saranno a maggior rischio.
Malattie trasmesse da vettori
Sempre più persone moriranno per malattie trasmesse da vettori come la malaria e la febbre dengue, con rischi che aumentano ulteriormente al raggiungimento della soglia dei 2°C di riscaldamento climatico.
Sicurezza alimentare
La sicurezza alimentare si ridurrà all’aumentare della temperatura, con i maggiori rischi che emergono nel Sahel africano, nel Mediterraneo, nell’Europa centrale, nell’Amazzonia e nell’Africa occidentale e meridionale.
I raccolti per colture come mais, riso, grano e altri cereali saranno inferiori con 2°C di riscaldamento rispetto a 1,5°C, specialmente nell’Africa sub-sahariana, nel sud-est asiatico e nell’America centrale e meridionale. Il riso e il grano diventeranno meno nutrienti.
La disponibilità di cibo prevista sarà inferiore con 2°C di riscaldamento rispetto a 1,5°C nell’Africa meridionale, nel Mediterraneo, nel Sahel, nell’Europa centrale e nell’Amazzonia. Dal 7 al 10% del bestiame da pascolo andrà perso con un riscaldamento di circa 2°C.
Impatti economici
I rischi per la crescita economica globale derivanti dagli impatti dei cambiamenti climatici saranno inferiori a 1,5°C rispetto a 2°C, con i maggiori impatti attesi nei tropici e nelle regioni subtropicali dell’emisfero australe.
Negli Stati Uniti, si prevede che i danni economici causati dai cambiamenti climatici saranno ingenti: uno studio del 2017 ha concluso che gli Stati Uniti potrebbero perdere il 2,3% del loro prodotto interno lordo per ogni grado Celsius di aumento della temperatura globale.
Piccole isole e aree costiere basse
Il rapporto afferma che queste aree vedranno molteplici rischi legati al clima e che questi rischi aumenteranno ulteriormente con un riscaldamento di 2°C.
Questi rischi includono l’innalzamento del livello del mare, che porta a inondazioni costiere ed erosione; modifiche alla salinità delle falde acquifere costiere, rischi per gli ecosistemi marini, come lo sbiancamento di massa e la moria dei coralli, e cicloni tropicali più intensi.
In conclusione, il rapporto speciale dell’IPCC evidenzia che contrastare il riscaldamento climatico non è un’azione volta a salvare la Terra, ma a salvare la vita sulla Terra come la conosciamo ora, compresa la nostra.
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