Lo stop alle auto inquinanti dal 2035 suggerito dal Parlamento Europeo (e poi decaduto) era una “forzatura“. Ne è convinto Sergio Savaresi, professore ordinario di automazione nei veicoli del Politecnico di Milano. Vediamo cosa ha detto.
L’intervista
L’agenzia di stampa ANSA ha intervistato il docente “per fare il grande salto verso l’elettrico, bisognerebbe prima passare a un modello di mobilità a servizio, una sorta di car sharing evoluto basato sulle auto a guida autonoma”.
E poi aggiunge: “L’idea di puntare alla decarbonizzazione e alla transizione verso fonti di energia non fossili va nella direzione giusta, ma sarebbe stato più razionale dare l’obiettivo da raggiungere, lasciando a ognuno la possibilità di trovare la strada tecnologica migliore per arrivarci, piuttosto che imporre una tecnologia”.
Le auto elettriche
Savaresi spiega inoltre che “In Italia abbiamo 40 milioni di veicoli di proprietà che sono mediamente poco usati. In questo scenario servirebbero auto elettriche con una grande autonomia e quindi batterie molto grosse, che col poco utilizzo rappresenterebbero uno spreco. Inoltre la ricarica sarebbe molto impegnativa per il singolo privato e richiederebbe di tappezzare le nostre città di colonnine“.
Di fatti, precisa l’esperto “L’auto elettrica è più adatta a un modello di mobilità a servizio, una forma più evoluta del car sharing, basata sull’impiego di auto a guida autonoma che siano capaci di muoversi da sole, anche a bassa velocità, per spostarsi e ottimizzare la loro posizione in modo da farsi trovare nel posto giusto al momento giusto“.
È ancora presto
Lo sviluppo delle auto elettriche è ancora indietro. Savaresi dimostra che esso è frenato “dalle difficoltà nella sperimentazione, dagli aspetti normativi e dalla paura degli incidenti che ne limitano l’accettazione da parte delle persone“.
Conclude la lunga intervista all’ANSA precisando infine che “Penso che serviranno una decina di anni perché questa tecnologia sia matura. Se l’Europa accelerasse sulle auto a guida autonoma entro il 2030, allora forse nel giro di cinque-otto anni potremmo passare dalle auto private alla mobilità a servizio, rendendo così realistico il salto verso le auto elettriche“.
Il professore è quindi ottimista sulla transizione ecologica, ma non sulle tempistiche avrebbe voluto dettare l’UE.