(METEOGIORNALE.IT) Quando si parla di cambiamento climatico, la mente corre subito alle attività umane: emissioni di gas serra, deforestazione, consumo intensivo di risorse. Ed è giusto così, perché la scienza attribuisce a questi fattori circa il 70% delle responsabilità del riscaldamento globale in corso. A complicare il quadro ci sono anche processi naturali, come il rilascio di anidride carbonica e metano dal permafrost che si scioglie, ma la radice del problema resta soprattutto antropica.
Tuttavia, accanto a questi fenomeni immediati, la Terra segue da sempre cicli lenti e millenari. Tra questi c’è la variazione dell’inclinazione del suo asse, chiamata anche obliquità, che non ha alcun legame diretto con la crisi climatica odierna, ma che ha plasmato e continuerà a plasmare il clima del pianeta su scale temporali immense.
L’asse terrestre non è immobile: nel corso di circa 40.000 anni, il suo angolo oscilla tra 22° 30′ e 24° 30′. Oggi si trova intorno a 23° 26′ e si sta riducendo lentamente, avvicinandosi alla perpendicolare rispetto al piano orbitale. Un movimento impercettibile nella durata di una vita umana, ma di enorme importanza nella storia geologica.
Dietro questo lento “ondeggiare” si nasconde un intreccio di forze. La più potente è l’interazione gravitazionale con il Sole e la Luna: quest’ultima, con la sua massa considerevole, ha un ruolo cruciale nello stabilizzare l’asse. Senza il nostro satellite, le oscillazioni potrebbero essere caotiche e amplissime, arrivando persino a inclinazioni di quasi 85°, con conseguenze radicali sul clima terrestre.
Non contano solo i corpi celesti. Anche la distribuzione delle masse sulla Terra lascia il suo segno. Lo scioglimento delle calotte glaciali, come quella della Groenlandia, ridistribuisce enormi quantità di acqua sugli oceani, modificando l’equilibrio del pianeta. A ciò si somma il movimento lento ma costante del mantello terrestre, simile a una pentola in ebollizione, e il sollevamento post-glaciale delle terre liberate dal peso dei ghiacci. Persino l’estrazione di acqua dalle falde sotterranee da parte dell’uomo può innescare minimi spostamenti dell’asse, così come i grandi terremoti, seppure in misura microscopica e rilevabile solo con strumenti sofisticati.
Le conseguenze di questa inclinazione sono tutt’altro che marginali. L’obliquità regola la quantità di radiazione solare che raggiunge le diverse latitudini. Con un’inclinazione più marcata, le stagioni diventano più estreme: estati torride e inverni rigidi. Quando invece l’asse si riduce, le stagioni tendono a essere più miti. Insieme agli altri grandi cicli orbitali, come l’eccentricità dell’orbita terrestre e la precessione degli equinozi, l’obliquità ha scandito nel passato l’alternarsi delle ere glaciali e dei periodi interglaciali.
La danza dell’asse terrestre, insomma, è un meccanismo naturale che agisce sul tempo profondo della storia climatica della Terra. Lentissimo, impercettibile per noi, ma capace di trasformare il volto del pianeta quando si guarda al respiro lungo della geologia.
Credit:
NASA Earth Observatory
American Geophysical Union (AGU)
- Ice in Ceres’ shadowed craters linked to tilt history – GeoSpace
- Climate Change Causing Shift in Earth’s Axis (pubblicato in Geophysical Research Letters)
- Glacial-interglacial changes induced by pulse modulation of the incoming solar radiation (Journal of Geophysical Research)
Scientific American
- Rampant Groundwater Pumping Has Changed the Tilt of Earth’s Axis
- How Being Wobbly Gives Earth and Possibly Other Planets Their Seasons



