(METEOGIORNALE.IT) Il cambiamento climatico non è più un concetto astratto riservato ai rapporti scientifici: è una realtà che si percepisce sulla pelle, ogni estate un po’ di più. A partire da Giugno 2023, il pianeta sta vivendo un’escalation senza precedenti di temperature record, mese dopo mese. Una spirale che, secondo gli esperti, è strettamente legata alla nostra impronta ambientale, e in particolare all’uso massiccio di combustibili fossili, responsabili dell’immissione nell’atmosfera di gas serra come l’anidride carbonica. Questi gas formano una sorta di “coperta” attorno alla Terra, intrappolando calore e favorendo un riscaldamento globale che alimenta eventi meteorologici sempre più estremi.
Le ondate di calore, in particolare, sono oggi più lunghe, frequenti e intense rispetto al passato. Non si tratta più di episodi isolati, ma di schemi climatici ricorrenti, che mettono a dura prova salute, economia e infrastrutture. Secondo un’analisi su 152 studi scientifici condotti negli ultimi vent’anni, ben il 93% ha confermato il ruolo diretto del cambiamento climatico di origine antropica nell’aumento della probabilità e della gravità degli eventi di caldo estremo.
L’esempio più recente arriva dal Giugno 2024, quando una cupola di calore ha colpito Stati Uniti, Messico e America Centrale, alzando le temperature di oltre 11°C rispetto alla norma in alcune zone. Questo fenomeno si verifica quando una zona di alta pressione intrappola l’aria calda al suolo, come un coperchio su una pentola, facendo salire vertiginosamente le temperature e riducendo la copertura nuvolosa, con effetti devastanti.
Ma gli impatti del caldo estremo non si fermano al termometro. Le conseguenze si propagano a cascata: siccità, incendi, scarsità d’acqua, crisi agricole, blackout, e in alcuni casi persino morti premature. Tra il 2000 e il 2019, circa 489.000 persone all’anno sono morte per cause legate al caldo. Le fasce più vulnerabili — anziani, bambini, lavoratori esposti e comunità a basso reddito — sono quelle che pagano il prezzo più alto. Nel 2022, uno studio ha evidenziato come le popolazioni a basso reddito siano esposte a un rischio di malattie da caldo superiore del 40% rispetto ai ceti più abbienti.
Inoltre, il caldo sta diventando un ostacolo alla produttività globale: nel solo 2019, si stima siano andate perse 302 miliardi di ore lavorative, una cifra impressionante che colpisce in modo sproporzionato il settore agricolo e i Paesi in via di sviluppo, dove le protezioni contro il caldo sono più carenti.
Anche le infrastrutture energetiche sono vulnerabili: trasformatori, cavi e data center vanno in tilt, come accaduto nel Luglio 2022 a Londra, con gravi disservizi agli ospedali. La rete elettrica, sotto pressione per la crescente domanda di condizionamento, può cedere proprio quando ce n’è più bisogno, come abbiamo già visto in molte città italiane durante le recenti ondate di calore.
I governi stanno iniziando a reagire. Nascono i piani d’azione per il caldo, sistemi di allerta precoce, campagne di informazione pubblica, e in alcuni casi persino figure professionali dedicate, come il “responsabile del calore”, introdotto per la prima volta a Miami nel 2021. In Spagna, sono già attive leggi che regolano le condizioni di lavoro in caso di caldo estremo. Tuttavia, molti Paesi faticano ancora a raccogliere e analizzare dati climatici sufficienti per elaborare strategie efficaci.
Le città, epicentro del cambiamento, possono però giocare un ruolo cruciale. Interventi come isole verdi, tetti bianchi, corridoi ombreggiati o forestazioni urbane rappresentano soluzioni concrete per contrastare l’effetto isola di calore urbano, che amplifica la temperatura nelle aree più cementificate. Ma serve progettualità, manutenzione e, soprattutto, visione politica a lungo termine.
Alla fine, la chiave resta la riduzione delle emissioni. Senza un taglio deciso alle fonti fossili, ogni estate sarà peggiore della precedente. E non parliamo solo di caldo: le migrazioni climatiche, l’instabilità politica, l’interruzione dell’istruzione e l’erosione della coesione sociale sono già in atto. Siamo di fronte a una sfida epocale, che richiede azione immediata, solidarietà globale e investimenti coraggiosi. Perché il caldo estremo, ormai, non è più un’eccezione. È la nuova normalità.
Credit www.chathamhouse.org (METEOGIORNALE.IT)




