(METEOGIORNALE.IT) Il cratere Batagaika, situato nella Repubblica di Sakha, continua ad attirare l’attenzione di geologi, climatologi e biologi per le sue drammatiche implicazioni ambientali. Il fenomeno, già noto come “Porta dell’Inferno siberiana”, ha visto una crescita accelerata negli ultimi due anni, con conseguenze globali sempre più evidenti.
Nuovi dati sulla velocità di espansione
Uno studio pubblicato nel 2024 sulla rivista The Cryosphere ha evidenziato che il cratere sta crescendo a un ritmo superiore a 12 metri all’anno in alcune sezioni, in particolare dove il permafrost è più degradato. L’analisi condotta da un team tedesco-russo, con l’uso di rilevamenti LiDAR e immagini satellitari della NASA, ha rivelato come le temperature record del 2023 e del 2024 abbiano contribuito allo scioglimento dei terreni ghiacciati sottostanti (https://tc.copernicus.org/articles/15/2251/2021/).
Scoperte sorprendenti
Il British Antarctic Survey ha pubblicato una relazione nel 2025 che documenta il risveglio di batteri antichi nei sedimenti del Batagaika. Alcuni di questi microbi, sopravvissuti in uno stato dormiente per migliaia di anni, sono stati riattivati in laboratorio e analizzati per le loro capacità metaboliche uniche. Tali scoperte hanno generato preoccupazione per il potenziale rilascio di patogeni sconosciuti con l’ulteriore degrado del permafrost.
Impatto climatico
Secondo un aggiornamento del NASA Earth Observatory (https://earthobservatory.nasa.gov/images/148264/a-thawing-mega-slump-in-siberia), il rilascio di carbonio organico dal Batagaika e da altre aree del permafrost siberiano potrebbe innescare un ciclo climatico più rapido del previsto. Nuove simulazioni climatiche effettuate con i modelli del CMIP6 indicano che, se le attuali emissioni continuano, il 70% del permafrost superficiale potrebbe scomparire entro il 2080, con conseguente rilascio di oltre 250 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalente.
Interesse geopolitico
Un’inchiesta della BBC Future (https://www.bbc.com/future/article/20210713-the-permafrost-timebomb) ha evidenziato come l’instabilità del terreno abbia già cominciato a influenzare le infrastrutture nelle zone circostanti. Diverse vie di comunicazione e insediamenti nella regione di Verkhoyansk mostrano segni di cedimento, minacciando le comunità indigene locali. La Russia, secondo fonti della Scientific American (https://www.scientificamerican.com/article/siberian-gateway-to-the-underworld-grows-as-record-heat-scorches-arctic/), starebbe accelerando lo sviluppo di programmi di monitoraggio satellitare e geotecnico, anche con la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Europea.
Possibili connessioni paleoambientali
L’Università di Potsdam, in collaborazione con il Max Planck Institute, ha recentemente pubblicato su Nature Communications un’analisi stratigrafica che collega i sedimenti del Batagaika a eventi climatici estremi del Pleistocene. I dati mostrano come il clima artico abbia subito oscillazioni molto rapide, rendendo il cratere una sorta di archivio naturale delle glaciazioni (https://www.nature.com/articles/d41586-021-00659-y). (METEOGIORNALE.IT)
