Si avete letto bene: sono oltre 170 mila miliardi i frammenti di plastica che galleggiano in superficie, per un peso complessivo di 2,3 milioni di tonnellate! Un numero assolutamente impressionante e spaventoso. Inoltre, non è tutto: la velocità con cui vengono immessi in acqua è destinata quasi a triplicare entro il 2040.
La fonte
Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Plos One da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Marcus Eriksen. Il tutto si fonda sui dati raccolti tra il 1979 e il 2019 da quasi 12 mila stazioni dislocate in sei regioni marine di tutto il Pianeta. Le informazioni non lasciano spazio a dubbi: dal negli ultimi 24 anni c’è stato un rapido e significativo aumento della plastica sulla superficie dei mari.
Questo disastro riflette la crescita globale della produzione di plastica e le pessime politiche di gestione dei rifiuti. Senza un evidente e rapido cambio di rotta, il tasso di immissione di materiali palstici nei mari è destinato ad aumentare di 2,6 volte entro il 2040. Insomma, un dramma enorme che si aggiunge a una catastrofe immane.
L’intervista
L’agenzia di stampa ANSA ha intervistato il professor Eriksen, il quale ha detto le seguenti parole. “Questo trend allarmante di crescita esponenziale delle microplastiche negli oceani del mondo dall’inizio del millennio è un chiaro segnale della necessità di agire ora su scala globale. Abbiamo bisogno di un trattato globale delle Nazioni Unite forte e legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica che fermi il problema alla fonte“.
In altre parole: basta al monouso, all’usa e getta, allo spreco. Facciamo si che le plastiche siano riciclabili, durino nel tempo e solo per gli usi strettamente necessari. Quali? Industria, medicina, edilizia ecc. non usiamole per inutili e insulsi imballaggi, che poco hanno a che fare con l’intelligenza. Facciamo uno sforzo per combattere questa crisi. Già è una catastrofe immane, non peggioriamola ulteriormente.