Purtroppo siamo entrati in una recessione economica tra le peggiori di sempre. C’è chi parla di crisi paragonabile al 1929, chi addirittura dice che sarà peggio.

Il coronavirus metterà a dura prova l’intero pianeta, lo sta già facendo. La crisi economica è terribile, la chiusura delle attività lavorative rischia di protrarsi per altre 2 settimane – qui in Italia, non stiamo considerando il resto del mondo – eccezion fatta per alcuni settori che verranno valutati con parsimonia dal nostro governo.
Ma al di là della questione economica, conclamata, c’è un altro problema: quello sociale. Se ne parla ampiamente in rete, si fa cenno a episodi preoccupanti nei vari talk show e nei telegiornali. Siamo all’inizio di una crisi sociale altrettanto terribile? Speriamo di noi. E’ una speranza, non una certezza. Ma vorremmo fare assieme a voi un ragionamento, ragionamento che nasce da alcune considerazioni avanzate da importanti esperti in materia.
Stavolta non è una guerra vera e propria, non abbiamo giovani che chiamati alle armi. Intendiamoci, non c’è differenza di valore tra una vita e l’altra, non potrà mai esserci. La vita ha un valore inestimabile, punto e basta. Ma forse, alla fine di questa bruttissima esperienza, avremo un capitale umano da cui ripartire. Un capitale umano che ci consentirà di ricostruire.
Avremo i giovani laureati, avremo i giovani diplomandi, avremo i bimbi. Avremo una generazione che sarà consapevole di quel che sta succedendo e proprio perché consapevole avrà voglia di ripartire. Forse nasceranno altri lavori, nuovi, forse prenderà piede sempre più lo smart working. Forse cambierà tutto, anzi, probabilmente cambieranno tante cose.
Cambierà la nostra vita, ma possiamo essere ottimisti: la lezione servirà a tutti, si spera. A quel punto potremo ricostruire dalle macerie del coronavirus, senza stare a tentennare e senza lamentarsi per futili cose. Qualcosa, in noi, sarà cambiato. Per sempre.
