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Niente iPhone in Europa. E Android? Lo scenario da Preistoria digitale

Andrea Meloni di Andrea Meloni
29 Set 2025 - 08:50
in A La notizia del giorno, A Scelta dalla Redazione, Ad Premiere, Magazine
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(METEOGIORNALE.IT) L’Unione Europea, pur contando oltre 500 milioni di utenti, resta largamente consumatrice e non produttrice in campo tecnologico. Le recenti controversie con Apple mostrano soltanto la punta visibile di un sistema fragilissimo, fondato su una dipendenza profonda da infrastrutture e servizi extraeuropei.

 

Il divario negli investimenti in intelligenza artificiale

Tra il 2018 e il terzo trimestre del 2023, gli investimenti in aziende di AI nell’UE hanno raggiunto circa 32,5 miliardi di euro, mentre negli Stati Uniti hanno superato i 120 miliardi nello stesso periodo.

Nel 2020 l’UE investiva tra 12,7 e 16 miliardi di euro in tecnologie AI, ma con tassi di crescita inferiori rispetto a quelli statunitensi.

Secondo il think tank Bruegel, il divario non è solo quantitativo: la carenza europea riguarda infrastrutture hardware, mercati complementari (cloud, servizi per AI) e finanziamenti privati, necessari a rendere sostenibile il modello di business.

In cifre più recenti, mentre gli USA attraggono la maggior parte del capitale privato destinato all’AI e alla generative AI, l’Europa si accontenta di quote marginali. Nel 2024 i progetti AI + cloud in USA, Europa e Israele hanno totalizzato circa 79 miliardi di dollari, con l’UE che ha ottenuto soltanto una frazione rispetto agli Stati Uniti.

 

I costi economici del banner cookie e della normativa GDPR

L’introduzione obbligatoria dei banner per i cookie ha generato non solo fastidio per gli utenti, ma anche un costo economico significativo per l’economia digitale europea.

Uno studio stima che i Paesi UE perdano circa 2,3 miliardi di dollari all’anno per l’implementazione delle regole sui cookie, considerando produttività e oneri operativi per i siti.

Un’analisi empirica più recente mostra che la restrizione della durata dei cookie (ad esempio dimezzandola) può ridurre il loro valore stimato del 9% su un mercato da 10,6 miliardi di euro di introiti da display advertising, con decine o centinaia di milioni potenzialmente a rischio.

Altri studi indicano che, nonostante GDPR e banner informativi, il numero di cookie di terze parti nei browser è diminuito solo marginalmente (circa 10%), e in molti casi gli utenti non esercitano effettivamente le scelte che la normativa teoricamente garantisce.

Di recente la Commissione Europea ha avviato un piano per semplificare le regole sui cookie, definendole “obsolete” e gravose per le imprese digitali.

Questi elementi suggeriscono che il sistema europeo di privacy by regulation non abbia prodotto i benefici teorici, ma abbia invece avuto impatti concretamente negadivi e dannosi sull’ecosistema editoriale europeo, costringendo molti siti a ricorrere a modelli a pagamento o in abbonamento per sopravvivere.

 

Efficienza della ricerca tecnologica europea

Non basta investire: serve che la ricerca tecnologica produca risultati concreti. Un’analisi bibliometrica ha dimostrato che la ricerca UE è meno efficiente della media globale, soprattutto nei settori a più rapido sviluppo.

In altri termini, anche i progetti finanziati in Europa tendono a restare “dietro la curva” rispetto ai risultati ottenuti in USA o in Asia, evidenziando una debolezza strutturale che complica la competizione globale.

 

Infrastrutture HPC, supercomputer ed euro-computing

Per colmare il divario hardware, l’Unione Europea ha istituito il consorzio EuroHPC (High-Performance Computing Joint Undertaking), con un budget complessivo di circa 7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, destinato a supercomputer, infrastrutture di calcolo avanzato e interconnessioni.

In parallelo, nell’ambito dell’iniziativa InvestAI, l’UE ha annunciato la costruzione di gigafabbriche AI, strutture con almeno 100.000 GPU ciascuna, per competere con le centrali di intelligenza artificiale americane e cinesi.

Tuttavia, secondo Bruegel, il problema non è solo costruire calcolatori potenti, ma creare accanto a essi mercati per strumenti di AI, finanziamenti per scale-up e imprese in grado di utilizzarli. Senza questo ecosistema, i supercomputer rischiano di restare “inutili”.

 

L’effetto della dipendenza tecnologica

Mentre l’Europa fatica a costruire un’infrastruttura propria, la maggior parte dei servizi digitali — dai sistemi operativi ai servizi cloud, dai motori di ricerca alle piattaforme AI — è controllata da aziende americane.

Quando l’UE discute la normativa su Apple, limita la questione a una singola piattaforma. Ma il problema è molto più profondo e riguarda l’intera dipendenza strutturale europea da tecnologie e proprietà intellettuale extraeuropee.

In ambiti come la difesa, la sicurezza nazionale e i servizi pubblici, l’assenza di capacità autonome diventa un problema strategico, non solo tecnico.

 

Credit e fonti

Parlamento Europeo, JRC Pubblicazioni, Bruegel, Reuters, www2.itif.org, arXiv, siliconrepublic.com, Wikipedia, The Guardian, USA Today, CNET, The New York Times, CNBC, Politico, Forbes, Electronic Frontier Foundation (EFF).

  (METEOGIORNALE.IT)

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Tags: aiApplecinacookieeurohpceuropa digitalegdprintelligenza artificialeinvestimenti tecnologicisovranità digitalesupercomputerunione europeaUSA
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Andrea Meloni

Andrea Meloni

Sono il fondatore, editore e responsabile di questo sito web, oltre che di numerosi altri portali dedicati al meteo. Sfumato l’accesso all’Accademia Aeronautica, dopo aver frequentato alcuni anni di liceo scientifico mi sono orientato verso l’istruzione tecnico-commerciale, per poi tornare studiare - mentre lavoravo - le materie scientifiche, in particolare la meteorologia e le scienze della Terra. Ho letto e riletto durante la frequentazione delle Scuole Medie, tutta un’enciclopedia di Scienza e Tecnica. Ho scritto numerosi racconti di fantasia. La mia preparazione è multidisciplinare. Dispongo di una solida base di conoscenza in meteorologia, avviata con il corso per controllore di volo e consolidata attraverso lo studio indipendente di oltre 500 libri specializzati in meteorologia, climatologia e fisica dell’atmosfera. Studio lingue straniera, in particolare inglese, poi quella francese, spagnolo, portoghese. Dal 1996 scrivo articoli di meteorologia, pubblicati sia online che su carta stampata. Ho fondato il primo giornale meteorologico online recensito da testate come la Repubblica e altri quotidiani nazionali. Ho fondato aziende editrici e fornitrici di servizi meteo per realtà di primo piano. Ho curato le previsioni meteorologiche per importanti gruppi editoriali e aziende, tra cui RCS Corriere della Sera, Libero Quotidiano, ENI Italgas, Siemens e molte altre. Attualmente mi occupo del flusso di informazioni meteo per aziende editoriali e per realtà attive nella produzione di energia elettrica. Sono stato il primo al mondo a creare i “Report Grandine” per Italia, Europa e Mondo. Mi occupo anche di servizi per il turismo e sviluppo software, servizi avanzati di SEO e SEM per aziende. Da alcuni anni studio e opero professionalmente nel campo dell’intelligenza artificiale avanzata.

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