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Madeira, il mio rifugio tropicale: Lì dove l’Italia mi ha spinto ad andare via

Maria Trevisan di Maria Trevisan
18 Giu 2025 - 12:50
in A La notizia del giorno, A Scelta dalla Redazione, Ad Premiere, Viaggi e Clima
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Questa è la storia di un italiano, partita IVA e cuore pieno di ambizione, che ha scelto di ricominciare da zero.

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Vivo e lavoro a Madeira, la cosiddetta “Hawaii d’Europa”. Una definizione che, lo ammetto, inizialmente mi sembrava esagerata. Ma col tempo ho capito che questa isola portoghese nell’Oceano Atlantico è molto più di una metafora esotica. È il luogo che mi ha restituito dignità, serenità e possibilità di crescere.

L’Italia: un terreno arido per chi vuole costruire

Chi in Italia ha una partita IVA fuori dal regime forfettario lo sa bene: la vita da libero professionista è un’agonia fiscale e burocratica. Ogni mese, ogni fattura, ogni ricevuta si traduceva per me in un salasso. E non parlo solo di tasse: parlo di una cultura del sospetto, dove chi lavora in proprio viene visto come un potenziale evasore.

Ero stanco di vivere così, soffocato da imposte, INPS, acconti, saldi e zero servizi in cambio. Lavoravo onestamente, ma mi sentivo quasi un criminale. Da lì è iniziata la mia ricerca di un luogo dove la mia attività – nel settore informatico – potesse respirare e fiorire. E l’ho trovato, a Madeira.

L’approdo a Madeira: una scoperta travolgente

Sono passati ormai quattro anni da quando ho fatto le valigie e ho lasciato definitivamente l’Italia. E non per andare “a tentoni”, ma per trasferire con lucidità la mia attività informatica, ampliandola, assumendo risorse locali, aprendomi a nuovi mercati.

Ho scelto Madeira dopo un’attenta analisi: fiscalità favorevole, clima ideale, qualità della vita elevata, un contesto europeo ma con tratti quasi tropicali.

Ho studiato inglese, perché qui è la seconda lingua più parlata dopo il portoghese. Il turismo internazionale – britannici, tedeschi, francesi, scandinavi, statunitensi, canadesi, ma pochi italiani – rende l’ambiente internazionale e dinamico.

 

La geografia di Madeira: montagna, Oceano e verde ovunque

Madeira è una piccola isola vulcanica, circa 57 km di lunghezza per 22 km di larghezza, con rilievi interni aspri e spettacolari. Il cuore dell’isola è montuoso, con picchi che raggiungono i 1800 metri e vallate profondamente incise, dove l’umidità dell’oceano alimenta una vegetazione rigogliosa e quasi irreale. Alcuni tratti mi ricordano l’Asia, altri l’Africa, altri ancora le Alpi, ma sotto il sole dell’Atlantico.

Io vivo in periferia, a circa 400 metri di quota, in una zona tranquilla ma non isolata. D’inverno, la sera, accendiamo la stufa per scaldare l’ambiente, perché l’umidità si fa sentire. Ma non fa mai freddo davvero.

 

Un clima che sembra disegnato da un artista

È difficile descrivere il clima di Madeira senza sembrare entusiasta: è di eterna primavera. Oggi, mentre scrivo, siamo a metà giugno e ci sono 23°C. I miei parenti arrivati ieri dall’Emilia mi raccontavano dei 38°C in pianura, dell’asfalto che si scioglie e dell’aria irrespirabile.

Qui, invece, si vive fuori tutto l’anno, si respira sempre, ci si veste leggeri ma mai nudi. Piove, sì, soprattutto sulle montagne, dove si toccano anche 4000 mm annui durante la stagione delle piogge, e a volte può perfino nevicare in quota. Ma sulla costa, specie a Funchal, il clima è decisamente più secco e mite.

 

Funchal: una capitale vivace e sorprendente

Funchal è il capoluogo e cuore pulsante dell’isola. Siamo nella zona sud, quella più riparata, soleggiata e urbanizzata. La città è un mix perfetto di architettura coloniale, mercati vivaci, ristoranti di ogni tipo, eventi culturali e una passeggiata sul mare tra le più belle d’Europa.

Il traffico c’è, come in ogni città viva, ma non c’è inquinamento significativo. Le autostrade sono gratuite, i trasporti pubblici puntuali ed efficienti, i taxi economici. Qui, muoversi è facile, anche senza auto.

 

Una fiscalità che sostiene, non opprime

Da imprenditore, il regime fiscale di Madeira – inserito nel contesto del Portogallo ma con zone economiche speciali – è una vera boccata d’aria. Le imposte sono ragionevoli, il sistema è trasparente, e soprattutto non ti fanno sentire un delinquente per il semplice fatto di avere un’attività.

Ho chiuso tutto in Italia: uffici, contabilità, posizioni previdenziali. Oggi ho dipendenti assunti localmente, con cui ho costruito un team affiatato. E, cosa fondamentale, riesco a vivere bene, pagare tutto e risparmiare.

 

Vita quotidiana: costi, casa, famiglia

La vita costa meno che in Italia. Il carburante è agevolato, i generi alimentari hanno prezzi simili o inferiori. Solo le case hanno subito un rincaro, complice l’over tourism. Anche qui, trovare un affitto a lungo termine è difficile, e comprare casa è un investimento impegnativo.

Io pago tanto, sì, ma vivevo a Bologna: tutto sommato, le cifre sono simili e il contesto qui è immensamente più vivibile. Ho una compagna inglese, un bambino di due anni e un altro in arrivo. Abbiamo trovato una serenità sconosciuta nella frenesia italiana.

 

Economia locale: turismo e oltre

Madeira vive di turismo, su questo non c’è dubbio. Ma non solo. L’agricoltura – in particolare la coltivazione di banane e vite – ha un ruolo importante, così come la pesca, e servizi legati al benessere, alla salute, all’ospitalità.

C’è spazio anche per settori moderni come il mio. L’informatica, il digitale, la consulenza online sono ben accolti, anche grazie a una rete Internet stabile, infrastrutture buone e una mentalità aperta all’internazionalizzazione.

 

Una cultura che accoglie

I portoghesi di Madeira sono persone tranquille, lavoratrici, riservate ma gentili e collaborative. Non ho mai sentito addosso il peso del pregiudizio. Anzi, da italiano, spesso vengo guardato con curiosità positiva. Qui la gente ti lascia spazio, non si intromette, ma c’è quando serve.

È una società lenta, in senso buono: c’è il tempo per vivere, per guardarsi attorno, per crescere i figli con calma.

Madeira, per me, non è una fuga. È un ritorno alla vita. Una scelta ponderata, consapevole, necessaria. Non sono scappato: mi sono liberato. E oggi, lavorando, camminando tra i levadas, assaporando il profumo di maracuja e oceano, sento che questa piccola isola è diventata casa mia.

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