GIUGNO si è aperto con una scia di caldo eccezionale che ha avuto origine già a fine MAGGIO, portando sull’Italia e sull’Europa centro-occidentale i primi segnali evidenti di quella che si prospetta come una lunga estate caratterizzata da ondate di calore estreme. Un andamento che sta assumendo tratti ricorrenti e inquietanti nel contesto climatico attuale, con dinamiche sempre più legate al fenomeno della dome di calore, meglio nota come heat dome.
Il meccanismo dell’ondata di calore
Nelle fasi iniziali di questo scenario meteo, è ancora l’Africa settentrionale a giocare un ruolo decisivo: l’anticiclone subtropicale risale dal Sahara spingendo verso il bacino del Mediterraneo una massa d’aria rovente che, con il supporto dell’insistenza dell’alta pressione, riesce a risalire lungo tutta la Penisola Italiana, fino alla Val Padana e oltre le Alpi.
Tale configurazione meteo, se non disturbata da intrusioni atlantiche o da afflussi d’aria fresca dai quadranti settentrionali, evolve rapidamente in un blocco atmosferico persistente. Ecco allora che la subsidenza, cioè la compressione dell’aria verso il basso a causa della pressione elevata in quota, accelera il riscaldamento dei bassi strati, amplificando in maniera drastica le temperature al suolo.
Heat dome: il caldo opprimente
Il termine heat dome definisce proprio questo assetto: un’alta pressione stazionaria che agisce come un coperchio rovente, intrappolando il calore nei bassi strati e impedendone la dispersione. Questo porta a temperature anomalamente alte non solo in Italia, dove ormai il caldo estivo è un fenomeno noto, ma anche e soprattutto in zone meno abituate a sopportare simili condizioni.
Le zone d’Europa centrale, ad esempio Francia, Germania e Benelux, hanno vissuto in GIUGNO 2024 episodi che hanno portato le massime oltre i 40°C, con scarti di più di 15°C rispetto alla media stagionale. È in questi Paesi che l’impatto sociale è più evidente, perché le infrastrutture non sono pronte a reggere simili temperature.
Un caso emblematico dell’impreparazione
Un esempio su tutti è Parigi, dove fino a pochi anni fa l’aria condizionata era considerata un lusso. Durante le Olimpiadi dell’ESTATE 2024, moltissimi atleti si sono trovati a soggiornare in alloggi privi di climatizzatori, generando proteste anche sui media internazionali. Un paradosso, se si pensa che la Francia è uno dei Paesi europei più attenti a livello comunicativo e scientifico al tema dei cambiamenti climatici: giornali, manifesti, schermi nei supermercati o nei mezzi pubblici spesso propongono grafici e articoli che raccontano come sarà il clima futuro nelle grandi città.
In Italia, invece, la comunicazione scientifica sul cambiamento climatico appare ancora timida e discontinua, lasciando spesso spazio alla retorica stagionale e alla minimizzazione degli impatti. Eppure, anche da noi le condizioni stanno mutando in modo profondo.
Italia, Val Padana e l’assenza di sollievo
A differenza del centro Europa, dove almeno qualche passaggio perturbato riesce a mitigare il caldo, l’Italia settentrionale, e in particolare la Val Padana, è soggetta a lunghissimi periodi di stasi atmosferica. L’aria ristagna, le temperature non calano nemmeno di notte, l’effetto isola di calore urbana amplifica il disagio e l’umidità accentua la sensazione di afa.
Il quadro sinottico che prelude a questo tipo di eventi si riconosce con una certa facilità: geopotenziali elevati in quota, temperature elevate alla quota di 850 hPa (circa 1500 metri) e assenza di fronti attivi. Quando queste condizioni si verificano contemporaneamente, il rischio di caldo record è altissimo.
Il futuro secondo le pubblicazioni scientifiche
Secondo numerosi studi, come quelli pubblicati su Nature Climate Change e Science Advances, il riscaldamento globale ha già aumentato significativamente la frequenza e l’intensità delle dome di calore in molte regioni temperate. Eventi che, un tempo rari, ora tendono a verificarsi ogni estate e con effetti cumulativi e sistemici, dal punto di vista sanitario, agricolo ed economico.
Le ondate di calore estive del 2023 e 2024 rappresentano solo un anticipo di ciò che ci attende nei prossimi decenni, con periodi di calura sempre più anticipati (fine MAGGIO) e una stagione estiva allungata fino ad OTTOBRE.
La strategia di adattamento urbana, agricola e sanitaria deve tenere conto di questi trend, pena la trasformazione di vaste aree dell’Europa in zone a rischio permanente di crisi da caldo.
