C’è qualcosa di profondamente straniante nel vedere le immagini che arrivano dal deserto di Atacama in questi giorni. Mentre noi qui nell’emisfero settentrionale soffriamo sotto un caldo che sembra uscito da un romanzo di fantascienza, dall’altra parte del Mondo accade l’impensabile: il luogo più arido della Terra si è risvegliato coperto da un manto bianco di neve.
Quando ho visto per la prima volta quelle foto dell’Osservatorio ALMA che mostravano il paesaggio lunare dell’Atacama trasformato in una distesa bianca, la mia prima reazione è stata di incredulità. Stiamo parlando di un deserto dove possono passare decenni senza una singola goccia di pioggia, e improvvisamente ci ritroviamo a guardare un evento che non si verificava da oltre dieci anni nella sua zona centrale.
Ma come è possibile tutto questo? La risposta sta in uno dei paradossi più controintuitivi del cambiamento climatico: il riscaldamento globale non produce solo più caldo, ma anche precipitazioni più intense – e quando queste avvengono in zone dove c’è una combinazione di masse d’aria molto fredde, si traducono in nevicate eccezionali.
Il fenomeno dell’Atacama non è un caso isolato. In questi giorni, mentre seguivo le notizie climatiche mondiali, mi sono reso conto di quanto sia esteso questo contrasto emisférico. L’Australia sta a tratti vivendo nevicate straordinarie sulle sue montagne, la Nuova Zelanda è stata colpita da tempeste di neve sino alle basse quote, e persino nelle pianure del Brasile – zone dal clima tipicamente mite – sono caduti fiocchi bianchi. Perfino l’Uruguay, con il suo clima temperato, ha visto la neve posarsi sui suoi campi.
La chiave per comprendere questi eventi apparentemente contraddittori sta nella fisica dell’atmosfera. Come spiegano gli studi più recenti pubblicati su Scientific Reports, ogni grado di riscaldamento permette all’aria di trattenere circa il 4% di umidità in più. È la legge di Clausius-Clapeyron, un principio termodinamico che governa il rapporto tra temperatura e pressione del vapore acqueo.
Questo significa che quando le condizioni sono giuste – cioè quando ci sono ancora temperature sotto lo zero – l’atmosfera più ricca di umidità può scaricare quantità di neve senza precedenti. È esattamente quello che sta succedendo dall’Alaska alla Patagonia, passando per i monti dell’Australia.
L’emisfero australe, inoltre, presenta caratteristiche climatiche uniche che lo rendono particolarmente vulnerabile a questi fenomeni estremi. Come dimostrano le ricerche sulla circolazione atmosferica nell’emisfero sud, questa metà del pianeta è più esposta alle oscillazioni che avvengono tra atmosfera e oceani, il che spiega perché la regione sia più colpita dalla variabilità climatica.
A parità di latitudine, nell’emisfero meridionale abbiamo temperature generalmente più basse rispetto al nostro emisfero settentrionale. Questo accade perché il Polo Sud è un vero continente coperto di ghiaccio, mentre il nostro Polo Nord è “solo” una banchisa galleggiante sopra l’Oceano Artico. Questa differenza geografica fondamentale crea pattern climatici completamente diversi.
Personalmente, trovo affascinante – e al tempo stesso inquietante – come il cambiamento climatico stia riscrivendo le regole della meteorologia. Gli studi di attribuzione climatica mostrano che il 74% degli eventi meteorologici estremi studiati negli ultimi anni sono stati resi più probabili o più intensi dai cambiamenti climatici.
Prendete Mosca, per esempio. La capitale russa sta registrando nevicate invernali molto più abbondanti rispetto al passato, spesso stabilendo nuovi record. Lo stesso fenomeno si verifica in Hokkaido, in Giappone, dove le nevicate sono diventate talmente intense che i cittadini hanno addirittura chiesto alle autorità di non ospitare le Olimpiadi invernali, preferendo investire le risorse nella rimozione della neve dalle strade.
Il punto cruciale che molti faticano a comprendere è questo: neve abbondante non significa freddo maggiore. Significa precipitazioni più intense a causa del cambiamento climatico. L’aria più calda trattiene più umidità, e quando questa umidità si scarica in zone dove la temperatura è ancora sotto zero, il risultato sono tempeste di neve eccezionali.
Le ricerche pubblicate su Scientific American confermano che molte delle nevicate più pesanti nell’emisfero settentrionale degli ultimi cent’anni sono avvenute dopo il 1990. È il risultato di oceani più caldi che alimentano sistemi temporaleschi più carichi di umidità.
L’Australia e il Brasile stanno vivendo sulla propria pelle come i cambiamenti climatici possano intensificare i pattern di precipitazione. Le ricerche sulle alluvioni brasiliane mostrano che eventi del genere sono ora doppiamente più probabili a causa del riscaldamento globale, e del 6-9% più intensi.
Quello che mi colpisce di più, da osservatore di questi fenomeni, è come il cambiamento climatico non stia semplicemente rendendo tutto più caldo uniformemente. Sta creando un mondo di estremi, dove convivono il caldo record del Mediterraneo e la neve nel deserto più arido del pianeta.
I modelli climatici suggeriscono che questo pattern di precipitazioni estreme continuerà ad intensificarsi. Le proiezioni per il futuro indicano che dovremmo aspettarci eventi di precipitazione sempre più intensi, sia sotto forma di pioggia che di neve, nelle regioni che rimangono abbastanza fredde.
È come se la natura stesse cercando di riequilibrarsi attraverso questi eventi estremi, ma il risultato è un mondo climatico sempre più imprevedibile e violento.
