
Temperature dell’Oceano Atlantico
In questo inizio di maggio 2025, il Nord Atlantico si presenta con temperature superficiali più fredde rispetto allo stesso periodo del 2024. Secondo le ultime osservazioni meteorologiche, l’oceano registra un’anomalia negativa di circa 1 grado Celsius, un cambiamento piuttosto marcato rispetto ai trend di caldo record che avevano dominato gli ultimi anni.
In particolare, la vasta area conosciuta come Main Development Region (MDR), ovvero quella parte dell’oceano Atlantico tropicale dove si formano la maggior parte degli uragani, mostra un raffreddamento evidente. Questo fenomeno, che ricorda quello osservato nel lontano 2019, rompe una sequenza di stagioni dominate da mari eccezionalmente caldi.
Le cause dietro il raffreddamento dell’Atlantico
Il raffreddamento in atto sembra essere legato al consolidarsi di un potente anticiclone delle Bermuda. Questa figura barica ha intensificato gli alisei orientali, favorendo l’upwelling oceanico, ovvero la risalita di acque più fredde dalle profondità marine verso la superficie.
Questo stesso schema meteorologico ha provocato condizioni di maggiore aridità anche sulle coste sud-orientali degli Stati Uniti, con impatti importanti su Florida e Georgia, dove si registrano siccità e incendi boschivi. Gli effetti combinati di venti più forti e mari più freddi stanno ridefinendo in modo significativo la dinamica meteo della regione.
Un confronto con gli anni precedenti
Sebbene i valori attuali siano inferiori rispetto allo scorso anno, è importante sottolineare che le temperature oceaniche restano comunque sopra la media storica registrata nel periodo 1982-2010 e 1991-2020. Tuttavia, il raffreddamento rispetto all’aprile 2024 è stato il più marcato mai documentato, con una diminuzione media di circa 2 gradi Fahrenheit nell’area della MDR.
Questo elemento rappresenta una svolta rilevante, poiché negli ultimi anni la narrativa prevalente era quella di mari sempre più caldi, favorevoli allo sviluppo di cicloni tropicali più intensi e frequenti.
Conseguenze sulla stagione degli uragani 2025
Se l’attuale andamento termico dovesse persistere, la stagione degli uragani 2025 potrebbe aprirsi con condizioni meno favorevoli alla formazione precoce di tempeste tropicali.
Temperature superficiali dell’oceano inferiori alla norma nella Main Development Region potrebbero ritardare lo sviluppo delle prime onde tropicali provenienti dalle coste del Cabo Verde. Se il ritmo di riscaldamento rimarrà lento, il raggiungimento della soglia critica dei 26°C, necessaria per l’innesco di tempeste, potrebbe slittare a estate inoltrata.
Questo ritardo, potenzialmente, ridurrebbe il numero totale di cicloni tropicali o almeno ne limiterebbe l’intensità nelle prime fasi della stagione, che ufficialmente si apre il 1° giugno.
Altri elementi da considerare
Nonostante il raffreddamento osservato in gran parte del bacino Atlantico, altre aree rimangono sufficientemente calde da poter supportare comunque lo sviluppo di cicloni.
In particolare, il Golfo del Messico e il Mar dei Caraibi continuano a mantenere temperature superficiali vicine o superiori ai 26-28°C, valori ampiamente compatibili con la formazione di sistemi tropicali.
Inoltre, fenomeni come El Niño o La Niña, la variabilità delle correnti oceaniche e le condizioni atmosferiche in quota giocheranno un ruolo fondamentale nel determinare l’attività complessiva della stagione.
La maggior parte dei centri meteorologici internazionali, tra cui il National Hurricane Center e l’NOAA, prevede ancora una stagione attiva, ma probabilmente meno estrema rispetto a quella del 2024, che era stata caratterizzata da numerosi uragani maggiori.
L’incertezza resta elevata
L’evoluzione delle temperature oceaniche nelle prossime settimane sarà decisiva. Sebbene il raffreddamento osservato sia significativo, il comportamento del clima tropicale è influenzato da un insieme complesso di variabili. Non si può escludere che una rapida inversione del trend termico possa ancora ribaltare le previsioni iniziali, avvicinando la stagione agli standard più tipici degli ultimi anni.
