Una scoperta toccante nel cuore di Pompei
Nel cuore dell’antica Pompei, nel quartiere sud-occidentale della città romana, gli archeologi hanno rinvenuto i resti di quattro persone all’interno di una camera da letto della cosiddetta Casa di Elle e Frisso. Il ritrovamento, reso pubblico nel 2025, getta una nuova luce sulla disperata lotta per la sopravvivenza durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., raccontando una storia di paura, rifugio e tragica illusione.
Una famiglia si barrica contro l’apocalisse
La scena emersa dagli scavi è tanto tragica quanto potente. Gli abitanti della casa, probabilmente membri della stessa famiglia, si rifugiarono in una stanza decorata, tentando di chiudersi dentro per sfuggire all’inferno che si abbatteva sulla città. Un letto spinto contro la porta, ancora oggi visibile grazie al calco in gesso ottenuto dagli archeologi, testimonia il tentativo estremo di protezione. Accanto ai resti umani, tra cui quello di un bambino, è stato rinvenuto anche un amuleto in bronzo, una bulla, tipico ornamento protettivo indossato dai giovani romani.
Un dipinto profetico e struggente
L’intera abitazione prende il nome da un affresco mitologico raffigurante Elle e Frisso, protagonisti di una tragedia dell’antichità: Elle, nel momento della caduta, tenta invano di afferrare la mano del fratello. Un dettaglio sinistramente profetico, che ora appare come un cupo presagio della sorte dei veri abitanti della casa.
La furia del Vesuvio: dai lapilli al flusso piroclastico
Secondo lo studio pubblicato sull’E-Journal of the Pompeii Excavations, la sequenza dell’orrore iniziò con la caduta dei lapilli, che penetrarono attraverso l’impluvio dell’atrio, spingendo i residenti verso la presunta sicurezza della camera da letto. Ma la speranza si rivelò vana: la nube piroclastica, una miscela letale di gas incandescenti e ceneri, travolse l’intera struttura, penetrando in ogni angolo e lasciando ai malcapitati nessuna via di fuga.
L’impatto degli scavi del XVIII secolo
Purtroppo, lo scavo settecentesco — spesso condotto con fini esclusivamente antiquari e poco rispetto per il contesto — ha alterato la posizione originaria degli scheletri, complicando la ricostruzione esatta degli ultimi momenti della famiglia. Gli archeologi moderni, tuttavia, grazie a tecniche come la colatura in gesso e l’analisi stratigrafica delle ceneri, sono riusciti a ipotizzare una sequenza degli eventi estremamente drammatica e realistica.
Un monito dal passato
Come sottolineato dal direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, la scoperta rappresenta una testimonianza viva della disperazione umana di fronte a una catastrofe naturale. “Abbiamo trovato le tracce di chi ha cercato di salvarsi”, ha dichiarato, “ma non ce l’hanno fatta”. Una frase che racchiude l’essenza dell’intera tragedia pompeiana.
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