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Misteriosa serie di scosse di terremoto in Sardegna: proviamo a fare chiarezza

Antonio Lombardi di Antonio Lombardi
12 Apr 2025 - 11:40
in A La notizia del giorno, A Scelta dalla Redazione, Magazine
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(METEOGIORNALE.IT) Scrivere di SARDEGNA e dei TERREMOTI che la riguardano mi fa sempre pensare alla TRANQUILLITÀ di un luogo che, per la maggior parte, si sente al sicuro dal RISCHIO SISMICO. Eppure. Ogni anno, secondo i dati rilevati dai sismografi dell’ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA, si verificano alcune piccole SCOSSE che sembrano ricordarci come la GEOLOGIA sia in costante evoluzione. È sorprendente osservare come queste attività si manifestino in maniera modesta, confermando la reputazione di bassa SISMICITÀ della REGIONE, ma anche mostrando che non possiamo ignorare la FORZA nascosta sotto la nostra superficie.

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Nel corso degli ultimi dodici mesi, i rilevatori hanno registrato 18 EVENTI SISMICI in SARDEGNA. Sei di questi sono classificati come “esplosioni in cava”, dovute a detonazioni controllate. Ho riflettuto spesso su come tali ESPLOSIONI possano influenzare i dati e distinguersi dai TERREMOTI di origine naturale.

 

Due di quegli EVENTI effettivamente invece erano naturali e si sono verificati a BERCHIDDA (il 13 e il 22 febbraio), uno a LA MADDALENA (il 3 aprile, MAGNITUDO 1.5), uno nella NURRA (11 aprile, MAGNITUDO 1.6), e altri otto al largo delle coste, in mare aperto.

 

A colpirmi in particolare è stato il sisma registrato il 1° ottobre 2024 nei pressi dell’ASINARA, di MAGNITUDO 2.3, mentre tre eventi tra 2.5 e 2.7 si sono manifestati al largo di OLBIA. Il TERREMOTO più forte del periodo, di MAGNITUDO 3.3, è invece avvenuto al largo della BARONIA il 30 agosto del 2024, confermando come questa sia una delle aree più suscettibili, almeno in termini relativi, a scosse di intensità percepibile.

 

Mentre mi documentavo, ho consultato un interessante resoconto nel CATALOGO strumentale dell’ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA. Questa zona di mare, compresa tra OLBIA e SINISCOLA, è stata soggetta a una ventina di EVENTI SISMICI negli ultimi 40 anni.

 

È curioso notare come si siano registrate brevi sequenze sismiche a partire dal 2000, tra cui quella di aprile 2000 con MAGNITUDO massima 4.2, dicembre 2004 con 4.3, febbraio 2009 con 3.6 e febbraio 2020 con 3.5. L’ipotesi più accreditata riguarda la presenza di FAGLIE DISTENSIVE che bordano il BLOCCO SARDO-CORSO rispetto al bacino TIRRENICO, generando quei rari ma significativi MOVIMENTI. Ritengo affascinante come un territorio ritenuto così stabile possa comunque conservare una sua dinamica interna.

 

Pensare che il Nord della SARDEGNA sia stato colpito, in passato, da un TERREMOTO di MAGNITUDO rilevante mi provoca un certo stupore. Il 13 novembre del 1948, infatti, un sisma di 4.7 fece tremare diverse zone, provocando lievi danni. Mi colpisce in modo particolare la menzione alla SCARSA ATTENUAZIONE dell’onda sismica, una CARATTERISTICA tipica di questa ISOLA. Significa che, sebbene gli EVENTI SISMICI siano poco frequenti, quando si verificano possono essere avvertiti a distanza notevole.

Immaginare la POPOLAZIONE di quegli anni, costretta a vivere un fenomeno così inaspettato, mi fa comprendere quanto sia importante non sottovalutare neppure i sistemi di monitoraggio in zone considerate a basso RISCHIO.

 

Ragionando sulla condizione di stabilità geologica di SARDEGNA, a volte mi chiedo se questa apparenza di sicurezza possa indurre una percezione errata: il TERREMOTO è un fenomeno naturale che non conosce confini fissi. Anche se i dati mostrano che la media delle scosse è bassa, un singolo EVENTO di intensità maggiore potrebbe rivelare una vulnerabilità inattesa nelle strutture e nei comportamenti di chi abita l’ISOLA. Da un punto di vista scientifico, trovo stimolante cercare nuove metodologie di studio e di MONITORAGGIO continuo, così da poter comprendere appieno l’evoluzione di queste FAGLIE che di rado si manifestano, ma che restano sempre attive.

 

Autorevoli fonti internazionali, come la USGS (United States Geological Survey) e alcuni studi pubblicati sul “Journal of Seismology”, hanno sottolineato l’importanza del MONITORAGGIO costante anche in regioni a bassa SISMICITÀ, poiché la conoscenza puntuale delle FAGLIE DISTENSIVE consente di valutare con più precisione la possibile PROPAGAZIONE di SCOSSE verso aree più densamente popolate. Ho trovato particolarmente illuminante il confronto tra le dinamiche geologiche della SARDEGNA e quelle di altre regioni dell’EUROPA definite “stabili”, dove la SISMICITÀ si rivela comunque capace di produrre improvvise fluttuazioni energetiche.

 

Riflettendo su questi aspetti, penso che ci sia ancora molto da scoprire su questo lembo di TERRA. Nonostante la bassa frequenza di TERREMOTI, la SARDEGNA dimostra un COMPORTAMENTO geologico unico che merita attenzione costante. (METEOGIORNALE.IT)

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