Forse non tutti sanno che il Vortice Polare corrisponde a un’estesa area di Bassa Pressione situata nella stratosfera sopra il Polo Nord, che ha il compito di stravolgere in maniera determinante le condizioni meteo invernali dell’emisfero settentrionale.
Quando questa struttura atmosferica mantiene la sua compattezza, l’aria gelida rimane circoscritta alle regioni artiche. Tuttavia, episodi di riscaldamento stratosferico possono destabilizzarla, dando origine a due possibili scenari: una sua frammentazione, conosciuta come split, oppure un allungamento, in cui il vortice si deforma senza dividersi completamente.
Split
Lo split del Vortice Polare costituisce uno degli eventi meteorologici invernali più rilevanti e incisivi. Questo fenomeno si verifica quando la struttura polare viene investita da un rapido riscaldamento stratosferico, generalmente causato da una forte propagazione di onde di Rossby, portando alla sua suddivisione in due o più lobi distinti.
Le conseguenze
Le conseguenze di questo evento comportano lo spostamento di masse d’aria gelida verso latitudini più meridionali, generando intense ondate di freddo in Nord America, Europa e Asia. Storicamente, episodi di split del Vortice Polare hanno determinato inverni particolarmente rigidi, come quelli del 1929, 1963 e 1985 in Europa, caratterizzati da nevicate copiose e temperature estremamente basse. Nonostante la sua rilevanza, questa configurazione meteorologica risulta piuttosto rara, con una probabilità di verificarsi stimata attorno al 10% secondo le più recenti proiezioni climatiche.
D’altra parte, l’allungamento del Vortice Polare rappresenta una configurazione più frequente e meno estrema. In questa situazione, il vortice non si suddivide ma subisce una deformazione, estendendosi lungo un asse che dirige aria fredda verso specifiche aree geografiche.
E nel caso di indebolimento moderato?
Questo fenomeno si manifesta quando la struttura polare subisce un indebolimento moderato, senza però un rilascio di energia sufficiente a provocarne la rottura. Generalmente, le masse d’aria artica si dirigono prevalentemente verso Nord America e Asia, mentre l’Europa ne risente in misura minore, con effetti variabili in base alla posizione della corrente a getto.
Dal punto di vista meteorologico, le differenze tra questi due scenari si riflettono direttamente sulle condizioni al suolo. Un evento di split determina un’accentuata instabilità della circolazione atmosferica, favorendo scambi meridiani più intensi e la formazione di blocchi Anticiclonici persistenti.
Gelo intenso in molti posti del Globo
Questa configurazione può causare prolungati periodi di gelo intenso e nevicate abbondanti in molte regioni delle medie latitudini. Al contrario, l’allungamento del vortice comporta un raffreddamento più localizzato e di durata inferiore, con effetti più pronunciati soprattutto negli Stati Uniti e in Asia, mentre l’Europa risente meno del fenomeno a causa della presenza di strutture di Alta Pressione.
Le analisi attuali dei modelli fisico-matematici indicano che, nel mese di Febbraio, lo scenario più probabile è quello di un allungamento del Vortice Polare, generando un quadro meteorologico caratterizzato da maggiore instabilità nell’Atlantico e fasi di freddo moderato in alcune aree dell’emisfero settentrionale.
Le conseguenze in Italia
In Italia, tale situazione potrebbe tradursi in una fase caratterizzata da precipitazioni frequenti al Nord e condizioni meteorologiche più stabili al Centro-Sud. Tuttavia, nel caso di un rafforzamento dell’Anticiclone scandinavo, non si esclude la possibilità di incursioni fredde dai Balcani, con nevicate a quote relativamente basse.
Dal punto di vista dinamico, il trasferimento dell’anomalia stratosferica alla troposfera riveste un ruolo cruciale nel determinare gli effetti al suolo. In caso di split, la frammentazione della struttura polare genera un impatto più marcato, favorendo una circolazione atmosferica fortemente perturbata. Nel caso di un allungamento del vortice, invece, il trasferimento di energia risulta meno intenso, determinando una risposta più attenuata e una maggiore variabilità nei modelli meteorologici.
L’orografia
L’influenza dell’orografia terrestre rappresenta un ulteriore elemento determinante nell’evoluzione di tali fenomeni. Grandi catene montuose, come le Montagne Rocciose e l’Himalaya, possono accentuare la deformazione del vortice, canalizzando il flusso d’aria fredda verso specifiche regioni. Questo spiega perché, in molti casi, gli effetti dell’allungamento risultino più evidenti negli Stati Uniti e in Asia piuttosto che in Europa.
Mentre lo split del Vortice Polare costituisce un evento raro ma in grado di generare condizioni meteo estreme su vasta scala, l’allungamento rappresenta una dinamica più frequente, con effetti generalmente meno intensi e concentrati su aree geografiche ben definite.
