Nella terza decade di gennaio, in particolare nelle regioni di America, Asia e, con alta probabilità, anche in Europa, potrebbe verificarsi un fenomeno meteo di allungamento del PV, il cosiddetto Vortice Polare. Questo evento atmosferico è noto per favorire l’afflusso di aria estremamente fredda e l’arrivo di nevicate. Tuttavia, l’evoluzione del fenomeno rimane incerta nelle settimane successive, anche se i principali modelli di simulazione atmosferica suggeriscono un quadro climatico dinamico. Le analisi meteo indicano la possibilità di un modello W2 tipico di La Niña, sebbene vi siano divergenze significative tra le previsioni fornite da GFS ed ECMWF. Qualora queste discrepanze persistessero, gli impatti sul continente europeo potrebbero essere notevolmente diversi.
Un aspetto cruciale da monitorare è il tipo di rottura d’onda che si manifesterà, identificabile come AWB o CWB. Se prevalesse un’onda anticiclonica di rottura (BLO) nelle vicinanze del Regno Unito, l’Europa potrebbe trovarsi a fronteggiare un’ondata di freddo intenso, accompagnata da un blocco sull’Atlantico che permetterebbe all’aria gelida di scendere verso latitudini più meridionali. Al contrario, qualora dominasse un’onda ciclonica di rottura (-NAO) situata nei pressi della Groenlandia, il flusso artico si concentrerebbe maggiormente sull’Europa centrale, con effetti più limitati nel sud del continente. Attualmente, il PV appare robusto, sebbene non ci siano segnali di un completo accoppiamento con la troposfera. Parallelamente, si ipotizza una fase negativa dell’Atlantico orientale, una condizione che potrebbe favorire il sollevamento del getto verso latitudini elevate, consentendo l’ingresso di aria fredda di provenienza nord-orientale.
Queste prospettive meteorologiche richiamano alla mente l’ondata di gelo che colpì l’Italia e l’Europa nel febbraio 2018. Questo episodio fu causato da un riscaldamento improvviso della stratosfera, noto come Stratwarming, che indebolì e distorse il Vortice Polare, spingendo masse di aria gelida verso latitudini inferiori. Tale fenomeno portò a un drastico calo delle temperature e a nevicate abbondanti, persino in aree solitamente meno soggette a precipitazioni nevose di rilievo.
Per l’inverno del 2025, le probabilità di assistere a un evento simile al Buran risultano più elevate rispetto agli anni precedenti. Tra i fattori determinanti figurano l’influenza di La Niña, l’instabilità del Vortice Polare e la dinamica delle correnti oceaniche. Inoltre, le recenti previsioni meteorologiche indicano l’arrivo di una fase fredda sull’Italia nei prossimi giorni, scenario che potrebbe favorire la discesa del Buran sull’Europa e successivamente sul nostro Paese.
Nel 2018, il Buran, proveniente dalla Siberia, colpì principalmente le regioni adriatiche e il Sud dell’Italia, con nevicate registrate anche a Roma e Napoli. Le temperature estremamente basse e le precipitazioni nevose causarono disagi significativi, inclusi problemi infrastrutturali. Questo vento, noto per il suo impatto sulle temperature, mise a dura prova il sistema energetico nazionale, incrementando la domanda di riscaldamento in modo considerevole.
Un evento di tale portata evidenzia la rapidità con cui il clima può mutare, influenzando non solo le attività quotidiane, ma anche gli ecosistemi naturali. L’ondata di freddo del 2018 rappresentò un esempio chiaro della necessità di prepararsi a eventi meteorologici estremi, sottolineando l’importanza di strategie efficaci per la gestione del rischio.
La possibilità di un ritorno del Buran durante l’inverno del 2025 pone in rilievo la necessità di una pianificazione meticolosa basata su analisi scientifiche e dati meteorologici affidabili. Monitorare costantemente i fenomeni atmosferici e la loro evoluzione è cruciale per anticipare gli impatti di un’ondata di gelo paragonabile a quella del passato.
Un blocco anticiclonico sull’Atlantico o un rafforzamento dell’onda ciclonica nei pressi della Groenlandia sottolineano l’importanza di un’analisi sinottica continua. Se si verificasse un blocco anticiclonico, l’Europa potrebbe sperimentare temperature significativamente inferiori alla media, con nevicate che raggiungerebbero molte zone a bassa quota. Al contrario, un flusso perturbato da ovest confinerebbe il freddo alle regioni settentrionali, limitando l’impatto sulle aree meridionali e sull’Italia. In entrambi i casi, la preparazione è fondamentale per mitigare le conseguenze di un possibile Buran.
La combinazione di un Vortice Polare potenzialmente instabile, le oscillazioni oceaniche legate a La Niña e una possibile fase negativa dell’Atlantico solleva interrogativi cruciali. Se il getto si spostasse verso nord, favorendo correnti artiche o continentali, l’Europa potrebbe trovarsi ad affrontare condizioni simili o peggiori rispetto al 2018. Sarà quindi essenziale monitorare le proiezioni di GFS ed ECMWF, la cui convergenza o divergenza determinerà la probabilità di ondate di freddo su vasta scala.
Comprendere queste dinamiche non solo aiuta a prevedere il fenomeno del Buran, ma consente anche di sviluppare interventi adeguati per affrontare condizioni climatiche estreme. Prevedere l’arrivo di aria gelida con possibili nevicate significative permette di ridurre i rischi associati a eventi meteo eccezionali.
L’Italia, data la sua posizione geografica, potrebbe essere esposta a un’intensa ondata di gelo o rimanere ai margini delle masse d’aria polare. Un blocco anticiclonico sull’Atlantico potrebbe portare correnti nord-orientali che esporrebbero il Paese al classico effetto del Buran. In caso contrario, l’onda ciclonica avrebbe un impatto più marcato sulle regioni settentrionali, lasciando le aree meridionali relativamente meno coinvolte.
Alla luce di questi scenari, è prioritario continuare a raccogliere dati meteo aggiornati e sfruttare tecnologie avanzate per la previsione. E’ necessario, in questo periodo dell’anno, un monitoraggio accurato del Vortice Polare, delle temperature della Stratosfera e delle anomalie oceaniche sarà essenziale per valutare le probabilità che l’Europa e, in particolare, l’Italia, debbano affrontare il ritorno del Buran già a fine gennaio 2025, prima decade di febbraio. Prepararsi a un possibile ciclone di ghiaccio proveniente dalla Siberia rimane prioritario dopo la lezione del gelo 2018. In tar circostanza, l’evento meteo portò la neve su Roma e Napoli.
