Inverno 2024-2025: possibilità di gelo estremo?
Una copertura nevosa siberiana estesa, specie tra ottobre e novembre, può aumentare la probabilità di inverni rigidi in Europa a causa delle fasi negative di Oscillazione Artica (AO) e Oscillazione Nord Atlantica (NAO), che favoriscono l’arrivo di aria artica. Gli attuali livelli di neve in Siberia potrebbero quindi anticipare ondate di gelo significative nel prossimo inverno.
Meccanismi di interazione atmosferica
L’estensione nevosa siberiana causa un raffreddamento della superficie e un rafforzamento dell’alta pressione siberiana, che amplifica le onde planetarie stazionarie nella troposfera. Queste onde trasmettono energia alla stratosfera, indebolendo il Vortice Polare stratosferico e favorendo riscaldamenti stratosferici improvvisi (SSW). Con il collasso del Vortice Polare, le condizioni AO e NAO negative portano più aria fredda verso l’Europa, aumentando la rigidità degli inverni.
Influenza di altri fattori
Il rapporto tra neve siberiana e gelo europeo dipende anche da altri elementi climatici, come le variazioni del ghiaccio marino artico, soprattutto nel Mare di Barents-Kara. Un’ampia estensione del ghiaccio in autunno contribuisce all’accumulo nevoso in Siberia, intensificando le interazioni atmosferiche e amplificando il rischio di freddo estremo.
Previsioni climatiche e valore predittivo della neve siberiana
La misura della neve autunnale in Siberia offre un indicatore utile per previsioni stagionali europee. I modelli che integrano questi processi complessi forniscono previsioni più accurate, cruciali per gestire eventi estremi. Nonostante la correlazione tra neve siberiana e freddo europeo sia significativa, essa è influenzata da variabili globali che richiedono l’uso di modelli avanzati.
Il gelo di gennaio 1985
L’inverno del gennaio 1985 rappresenta uno dei periodi più estremi nella storia meteorologica italiana, segnato da un’ondata di freddo polare che travolse soprattutto il Nord Italia e l’Italia Centrale. In Valle Padana si registrarono minime record di -30°C, -23°C a Firenze e -14°C a Milano. Le intense nevicate avvolsero il paesaggio, dando vita a scenari straordinari.
L’evento del gennaio 1985 iniziò tra il 4 e il 5 gennaio, con un’ondata di aria fredda che interessò rapidamente l’Italia, portando nevicate a bassa quota e temperature stabili sotto lo zero in diverse città. Tra le temperature registrate si annoverano -5°C a Bolzano, -7°C a Torino e -6°C a Milano. Nord e Centro Italia furono i più colpiti, mentre il Sud registrava temperature più miti.
Gelo europeo e temperature montane
Il gelo colpì anche le vette alpine e appenniniche, con valori estremi: -19,9°C al Passo Rolle e -21,4°C al Monte Paganella. In Europa, molte capitali furono travolte da temperature rigide: -24°C a Helsinki, -20°C a Mosca e -14°C a Varsavia.
Temperature minime dell’11 e 12 gennaio 1985
L’11 e 12 gennaio segnarono record storici di freddo in Italia, grazie all’effetto albedo delle nevicate che mantenne le temperature basse. Tra i valori più estremi: -19,4°C a Ferrara, -18°C a Forlì e -26,5°C nella Piana del Fucino. Il Nord Italia registrò minimi record, come -14°C a Milano e -13°C a Torino.
Successive nevicate
Tra il 13 e 14 gennaio, nuove perturbazioni portarono abbondanti nevicate in Nord Italia e Centro Italia. Le principali città settentrionali, come Milano, Torino e Bologna, furono ricoperte da spessi strati di neve, che crearono uno scenario suggestivo.
Prevedere il gelo estremo
Studi recenti indicano che il riscaldamento globale contribuisce a ondate di freddo estremo. Il riscaldamento artico destabilizza il Vortice Polare, permettendo all’aria gelida di raggiungere latitudini temperate. Questa destabilizzazione è dovuta a un aumento dell’evaporazione e dell’umidità atmosferica, che può favorire nevicate abbondanti in alcune zone fredde.
Studi ed evidenze
Ricerche mostrano un aumento dei fenomeni di freddo intenso, come l’ondata di gelo in Texas nel 2021-2024. In particolare, negli ultimi decenni, il numero di eventi di riscaldamento stratosferico improvviso (SSW) è aumentato, destabilizzando il Vortice Polare e causando ondate di freddo a latitudini più basse.
Stratosfera e conseguenze sul clima
Il riscaldamento dell’Artico ha importanti effetti sulla stratosfera, tra cui:
- Indebolimento del Vortice Polare stratosferico: l’aumento di temperatura facilita la diffusione dell’aria fredda verso regioni temperate.
- Incremento degli SSW: la frequenza di questi riscaldamenti stratosferici causa disturbi al Vortice Polare.
- Cambiamenti nella circolazione atmosferica: l’Artico caldo altera gli scambi di energia tra superficie e atmosfera.
- Variazioni nell’ozono stratosferico: influenzano ulteriormente la distribuzione dell’aria fredda.
- Aumento del vapore acqueo stratosferico, che funge da gas serra, aggravando il riscaldamento globale.
Questi cambiamenti nella stratosfera amplificano la probabilità di eventi climatici estremi nelle aree temperate, come le ondate di freddo intenso, e richiedono modelli climatici sempre più precisi per affrontare gli impatti del cambiamento climatico.
