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Home A La notizia del giorno

Meteo il “gelo”dalla Siberia. Ondata di Freddo e Neve Italia

Federico De Michelis di Federico De Michelis
08 Dic 2023 - 17:30
in A La notizia del giorno, Ad Premiere
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(METEOGIORNALE.IT) Eventi meteo del passato per comprendere quelli del futuri

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Il 1° gennaio 1985, le previsioni meteo indicavano un’evoluzione climatica molto fredda per l’Europa e l’Italia. I modelli del centro meteorologico tedesco di Offenbach rivelavano correnti perturbate provenienti dalla Scandinavia verso i Balcani, con l’Italia potenzialmente coinvolta. Nonostante non si riscontrassero anomalie termiche in Europa, il freddo era evidente nelle zone orientali, conseguenza degli afflussi di aria gelida russa degli ultimi giorni del 1984. In particolare, l’isoterma di -10°C a 850 hPa copriva quasi tutta l’Europa Orientale.

 

In Italia, l’inverno di 1984/85 si manifestava con nevicate a Milano, creando un paesaggio suggestivo. Tuttavia, in Basilicata si verificavano gravi disagi a causa di nubifragi nei giorni 28 e 29 dicembre. L’alluvione colpiva principalmente le aree tra Scanzano, Pisticci e Bernalda, con il fiume Basento che inondava estese aree agricole. Circa seimila ettari di terreno erano sommersi da melma e detriti, con solamente le cime delle piante visibili. Numerose strade risultavano intransitabili per frane e smottamenti, e i fiumi Agri, Bradano e Cavone erano straripati.

In Algeria, un blocco di aria fredda a circa 5400 metri causava forti nevicate sulle montagne, bloccando i passi montani. Questa situazione meteorologica suggeriva che presto anche l’Italia avrebbe affrontato le prime bufere di neve.

 

Il Buran può colpire l’Italia

Parliamo di Buran, il grande Gelo della Siberia, quell’affascinante manifestazione meteorologica che incarna la severità e l’imprevedibilità del clima nelle regioni siberiane della Russia. Il termine “Buran” in Russia evoca l’immagine di una tempesta di neve, accompagnata da venti impetuosi, un’esperienza comune nelle terre siberiane, note per il loro ambiente austero. Queste tempeste sono caratterizzate da temperature estremamente basse, che frequentemente scendono al di sotto dei -40 gradi Celsius, sfidando significativamente sia gli abitanti umani sia la fauna locale. Questo tipo di clima incarna l’immensa capacità della natura di presentarsi in forme estreme, specialmente nelle regioni sub-polari del nostro pianeta.

 

La portata del “Buran Gelo Siberia” non si limita alla Siberia, ma può estendersi fino all’Italia, modificando radicalmente le condizioni meteorologiche anche in quest’ultima. È importante sottolineare che le analisi relative a questo fenomeno non costituiscono previsioni meteorologiche a lungo termine, data l’intrinseca limitazione in affidabilità oltre i 15 giorni. Tali analisi si basano piuttosto su tendenze climatiche osservate e su tecniche scientifiche avanzate, particolarmente sviluppate negli Stati Uniti.

 

 

El Niño ed il Buran, correlazioni

Il fenomeno El Niño, per esempio, tende a portare inverni più freddi e asciutti nel nord dell’Europa, ma condizioni più umide e piovose nel sud, inclusa l’Italia. Se una parte del continente sperimenta temperature più fredde, aumenta anche il rischio di ondate di gelo nel sud. Inoltre, è probabile che ci sia una maggiore copertura nevosa nelle vaste pianure siberiane durante anni particolarmente freddi, condizione attuale che suggerisce la possibilità di un imminente evento di freddo.

 

Cambiamento climatico

Negli ultimi anni, l’Italia ha sperimentato variazioni significative nelle sue condizioni invernali. La Pianura Padana, una regione con una media annuale di nevicate, è passata oltre dieci anni senza un significativo innevamento della durata di una settimana – un evento raro negli ultimi secoli. Questo fenomeno solleva interrogativi sulla relazione tra questi cambiamenti e il più ampio contesto del cambiamento climatico. Altre regioni italiane, come la Sicilia, la Sardegna, la Toscana, il Lazio, la Puglia, la Calabria, la Basilicata, il Molise, l’Abruzzo, le Marche e l’Umbria, sperimentano ancora nevicate quasi ogni inverno, in linea con le medie storiche, sebbene anche qui si stiano osservando pattern meteorologici anomali.

 

Valle Padana

Il futuro degli inverni in Pianura Padana rimane incerto. Nonostante la presenza di alcune ondate di freddo moderate, l’ultima grande ondata risale al 2012. Il ruolo del cambiamento climatico, insieme alla possibile influenza di fluttuazioni climatiche, resta un argomento di dibattito e incertezza. Fattori come l’espansione dell’Alta Pressione delle Azzorre e delle Bahamas hanno contribuito a inverni eccezionalmente miti in Europa, alterando la distribuzione delle precipitazioni e influenzando le dinamiche del clima continentale.

 

Flusso d’aria polare

Queste alterazioni climatiche hanno un impatto diretto sulla distribuzione del gelo siberiano. Normalmente, il flusso polare umido impedisce al gelo siberiano di spostarsi verso ovest. Tuttavia, in alcune circostanze, questo flusso può variare, consentendo al freddo siberiano di raggiungere l’Europa occidentale, incluso l’Italia. Questa dinamica, unita ad altri fattori, ha contribuito a modificare significativamente i nostri inverni.

 

Il grande gelo del 1956, febbraio

Il febbraio del 1956 rappresenta un capitolo emblematico nella storia meteorologica dell’Europa, e in particolare dell’Italia, essendo stato il mese più freddo dell’intero XX secolo. Questo fenomeno non fu isolato, ma si manifestò su vasta scala in gran parte del continente europeo, testimoniando un’eccezionale ondata di freddo che colpì diverse nazioni con intensità e persistenza straordinarie. In Francia, ad esempio, il clima rigido fu particolarmente sentito a Parigi, mentre Marsiglia, una città solitamente baciata dal clima mite del Mediterraneo, non fu risparmiata. In Svizzera, Zurigo registrò 29 giorni di gelo e 26 di ghiaccio. L’Austria, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Germania, i Paesi Bassi, la Russia, la Finlandia, l’Ungheria, la Romania e i Balcani sperimentarono tutti temperature estremamente basse.

Anche in Italia si ebbero picchi di gelo incredibili, tanto da far gelare parte dell’Arno, come anche della Laguna Veneta, del Po. Cadde la neve a più riprese a Roma e Firenze, fu innevata tutta la Sardegna, e si verificò una grande nevicata nel Nord Italia, con un vero nevone in Valle Padana.

 

Vediamolo nel dettaglio

La nostra analisi, diversa dalle previsioni meteo tradizionali che prevedono un inverno mite, non afferma con certezza che ci attenda un inverno rigido. Tuttavia, non escludiamo la possibilità di intense ondate di freddo, tipiche di gennaio e febbraio, come quelle causate dal Buran siberiano o dall’Artico della Penisola di Kola. Esaminiamo l’impatto di El Niño, un indice climatico che potrebbe spiegare il freddo estremo in Scandinavia e la sua estensione in Europa e Italia, e che potrebbe intensificarsi durante l’inverno.

Recenti studi hanno analizzato El Niño, che se si manifesta nella zona 3.4 dell’Oceano Pacifico e si presenta intenso, può può causare significativi cambiamenti stagionali, come freddo estremo in Siberia.

 

La Niña, predominante negli ultimi tre anni, ha influenzato la regione siberiana con temperature più alte e maggiori accumuli di neve, suggerendo un inverno più rigido in Nord America ed eventualmente in Europa. Tuttavia, l’influenza del freddo siberiano in Europa è limitata dall’aumento dell’influenza oceanica.

In Europa, El Niño aumenta le correnti tropicali umide, con più depressioni atmosferiche e meno pause dal maltempo invernale. Le precipitazioni in Mediterraneo e Italia non sono direttamente influenzate da El Niño ma da altri sistemi come l’indice NAO.

El Niño, l’innalzamento delle temperature nell’area 3.4 del Pacifico, deve essere distinto dal cambiamento climatico. La sua influenza varia in base a durata, intensità e posizione. Le stagioni con El Niño di intensità media includono anni dal 1951 al 2010, ma non è consigliabile basarsi solo su questi dati per le previsioni climatiche.

 

In generale, El Niño ha un impatto limitato sul nostro inverno, ma può portare a un aumento di pioggia e neve. Le precipitazioni locali dipendono principalmente dalle depressioni e dalle dinamiche dei venti regionali. Con un Mediterraneo caldo e una tendenza alla NAO negativa, potremmo assistere a un incremento delle precipitazioni. Le basse pressioni nel Mediterraneo possono favorire l’arrivo di aria fredda dalla Russia europea, causando nevicate e ondate di gelo.

I centri di calcolo prevedono che il “gelo siberiano” possa estendersi attorno a Natale, coprendo tutta la Russia europea, a causa di un robusto anticiclone in Scandinavia che porterebbe a un’ulteriore diminuzione delle temperature. Frequenti basse pressioni nel Mediterraneo potrebbero trascinare aria fredda dalla Scandinavia e dalla Russia europea, causando intense ondate di gelo e abbondanti nevicate in Italia. Questa teoria, supportata da pubblicazioni scientifiche, è ancora in attesa di conferma per il meteo locale. Ma attenzione, i cambiamenti climatici potrebbero avere un rilevantissimo ruolo, alternando gli indici di comportamento del clima, con l’anticiclone nordafricano in costante “agguato”.

 

Avremo un Buran come il 1956 e 1985?

Questo evento meteo estremo solleva interrogativi sulla possibilità di un suo ripetersi nell’era contemporanea, in un contesto di cambiamenti climatici. Alcuni studi suggeriscono che, nonostante il generale riscaldamento globale, episodi di freddo estremo potrebbero ancora verificarsi a causa dell’aumento dell’estremizzazione del clima. Tuttavia, altri punti di vista, basati sulla distribuzione statistica delle temperature (la curva di Gauss), suggeriscono che l’aumento delle temperature medie potrebbe ridurre la probabilità di tali eventi estremi. Questo dibattito mette in luce la complessità delle dinamiche climatiche e la sfida di prevedere con precisione eventi meteorologici in un mondo in rapido cambiamento.

 

Se succederà

Il Buran è una calamità perché non siamo più abituati al suo gelo, un tempo ricorrente. Il “Buran Gelo Siberia” è un esempio straordinario di come i fenomeni meteorologici possano influenzare non solo le regioni in cui si manifestano, ma anche aree geograficamente distanti. La comprensione e l’analisi di questi fenomeni richiedono un approccio olistico che tenga conto delle interconnessioni globali del clima e dell’ambiente. La situazione attuale ci pone di fronte a interrogativi cruciali sul futuro del clima e sulla nostra capacità di adattarci e rispondere a questi cambiamenti. (METEOGIORNALE.IT)

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Federico De Michelis

Federico De Michelis

Libero professionista nel campo dei dati meteo e dell’Osservazione della Terra. Laurea in Ingegneria Spaziale (Brunel University London). Formazione avanzata in meteorologia in Europa e in Canada, con approfondimenti su modellistica numerica, telerilevamento e analisi dei dati ambientali. Cosa faccio Previsione operativa e analisi per settori meteo-sensibili (energia, outdoor, eventi, turismo) Interpretazione di prodotti satellitari e di modelli (EO/remote sensing) Assessment dei rischi meteo-climatici e reportistica Divulgazione e supporto a media e progetti educativi/R&D Lavoro all’intersezione tra scienza, tecnologia e decisioni concrete, con attenzione a qualità dei dati e comunicazione chiara. La meteorologia è la mia passione fin da bambino; dopo un anno di liceo all’estero mi sono trasferito a Londra dove ho conseguito la laurea alla Brunel University London.

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