Le festività del Natale raramente sono favorevoli al meteo rigido invernale, tanto che il bianco Natale è certamente un’eccezione e non una regola. Ormai sempre più spesso il clima natalizio è mite o con l’anticiclone, quasi mai c’è il freddo.

Risale a ben 26 anni fa una delle più rilevanti irruzioni russo-siberiane mai avvenute negli ultimi decenni, appena dopo il Natale. I rigidi venti delle steppe invasero prima l’Europa Centro-Orientale a Natale con l’Italia che venne contestualmente raggiunta da una depressione iberica.
Fu proprio questo vortice dalla Spagna a favorire il richiamo gelido, in moto retrogrado lungo il bordo orientale dell’anticiclone russo-scandinavo in successiva rotta sul cuore dell’Europa. La dinamica fu davvero da manuale, con il grande freddo che andò a tracimare in grande stile sull’Italia nel corso del 26 dicembre.
Il gelo si propagò poi a tutta l’Italia il giorno 27 dicembre. Trattandosi di aria così gelida continentale, quindi rigida nei bassi strati, le temperature piombarono sottozero su molte zone della Penisola dando luogo a giorni di ghiaccio, persino col cielo terso e il sole. La neve si spinse fin sulle coste tra Medio Adriatico e Sud.
Dal grande gelo alla neve da addolcimento
Nei giorni successivi, il deposito del grande freddo nei bassi strati formò il tipico cuscinetto gelido, che favorì la cosiddetta neve da addolcimento al sopraggiungere di una perturbazione atlantica. Nevicò così diffusamente fino in pianura al Nord, sulla Toscana, sull’Umbria e sull’Alto Lazio.
Una successiva perturbazione portò la neve il 30 dicembre e poi ancora nella notte di Capodanno in Val Padana principalmente sul Nord-Ovest. Fiocchi fitti ed abbondanti, sospinti dalla Tramontana, interessarono anche Genova allo scoccare della mezzanotte.
Fa sensazione ripercorrere le tappe di quanto accaduto, in quanto questo tipo di dinamiche così gelide sono divenute sempre più rare, mentre erano ben più frequenti tali episodi tra gli anni ’50 ed ’80 dello scorso secolo.