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Home A La notizia del giorno

È possibile che un drone arrivi in Italia? Una nostra ricerca

La nuova guerra si fa con i droni

Andrea Meloni di Andrea Meloni
28 Set 2025 - 11:50
in A La notizia del giorno, Magazine
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(METEOGIORNALE.IT) I velivoli senza pilota impiegati come munizioni volanti hanno cambiato il modo in cui si colpisce un obiettivo: sono economici, silenziosi e possono percorrere decine o centinaia di chilometri senza essere intercettati facilmente. Tra i modelli più citati negli ultimi mesi troviamo il Shahed-136 / Geran-2, un loitering munition largamente usato nei teatri di conflitto, e la famiglia ZALA Lancet, più piccola ma molto precisa.

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Quanto possono volare questi droni? Le valutazioni variano molto a seconda del modello e delle modifiche. Per il Shahed-136 / Geran-2 vengono generalmente riportati intervalli dell’ordine di 1.000–2.500 chilometri per le versioni più diffuse; altre varianti rivendicano autonomie maggiori, fino a poche migliaia di chilometri, ma tali valutazioni sono controverse e dipendono da carburante, profilo di volo e carico. Per i droni della famiglia Lancet l’autonomia è molto più limitata, pensata per missioni tattiche: decine di chilometri o, per versioni avanzate, alcune centinaia, non migliaia.

 

Che armi possono trasportare? I loitering munition come il Shahed/Geran-2 montano una testata esplosiva di alcune decine di chilogrammi, sufficiente a danneggiare infrastrutture, edifici e veicoli. Sistemi più piccoli, come molte versioni del Lancet, portano carichi esplosivi leggeri ma molto efficaci contro bersagli puntuali come mezzi corazzati o postazioni scoperte. Alcune piattaforme possono anche essere adattate per rilasciare submunizioni o contaminare aree con carichi specifici; ci sono già casi documentati di payload non convenzionali applicati a questi velivoli.

 

Possono arrivare fino all’Italia? La risposta tecnica è: dipende dal punto di lancio. Se un velivolo ha autonomia di 2.000–2.500 chilometri, allora, teoricamente, l’Italia può rientrare nella copertura se il lancio avviene da aree a quella distanza. Questo non significa che il paese sia automaticamente un bersaglio facile: contano traiettoria, controlli d’aria, capacità di difesa e condizioni operative. Le tracce recenti di droni che hanno sorvolato Polonia e Danimarca mostrano come queste piattaforme possano coprire grandi distanze e creare disturbi significativi alle attività civili e militari.

 

Cosa è successo in Polonia e in Danimarca? Negli ultimi tempi le intrusioni e i ritrovamenti di detriti hanno portato gli Stati europei a intensificare la sorveglianza e la cooperazione NATO: in Danimarca, per esempio, segnalazioni di droni vicino ad aeroporti e basi militari hanno costretto alle chiusure temporanee e a misure d’emergenza. In Polonia si sono verificati atterraggi involontari o cadute di sistemi partiti da est, con indagini in corso per stabilire origine e responsabilità. Questi episodi hanno spinto l’Alleanza a rafforzare pattugliamenti e capacità anti-drone nella regione. Stamattina, due grossi aeroporti polacchi sono stati nuovamente chiusi al traffico civile.

 

Qual è il pericolo reale, specialmente per l’Italia? Il rischio concreto non è solo la distanza massima che un drone può percorrere, ma la combinazione di portata, carico utile, costo ridotto e capacità di eludere sensori. Droni grandi e a lungo raggio possono colpire infrastrutture critiche o creare disagi estesi alla mobilità civile; quelli più piccoli puntano a precisione e possono mettere fuori uso singoli obiettivi strategici. La presenza di rotte transfrontaliere non identificate e la difficoltà di attribuire con certezza la provenienza complicano la risposta politica e tecnica.

 

Una nostra città può essere colpita? Dal punto di vista strettamente tecnico, se un bersaglio urbano si trova dentro il raggio operativo e un drone riesce a penetrare le difese locali, l’impatto è possibile. Tuttavia, colpire un centro abitato richiede una serie di condizioni: scelta del tipo di munizione, precisione di guida, capacità di superare contromisure radar o radio e logistica di lancio. Gli episodi osservati finora evidenziano più una strategia di disturbo che un attacco a infrastrutture. Ma la situazione è dinamica e ha portato gli Stati a incrementare misure difensive.

 

Cosa fanno ora i Paesi colpiti? Le reazioni includono potenziamento dei sistemi di sorveglianza, acquisto e impiego di contromisure anti-UAV, cooperazione tra servizi di intelligence e dialogo nel quadro NATO per una risposta comune. Gli eventi che hanno causato la chiusura temporanea di scali civili dimostrano che il rischio operativo è reale e che la priorità immediata è migliorare capacità di individuazione e neutralizzazione.

 

L’aspetto sconcertante è che questi droni sono in vendita on-line a prezzi bassissimi, esempio, un drone chiamato Iranian Kamikaze Drone Shahed 136 or Geran-2 LowPoly lo abbiamo visto a soli $69.

 

Fonti e Crediti

  • Wikipedia – HESA Shahed 136
  • Wikipedia – Loitering Munition
  • Defense Feeds – Shahed-136 Drone Analysis
  • Terrogence – Geran-2 Warheads Report
  • Reuters – NATO Baltic Presence

Altre fonti consultate: (METEOGIORNALE.IT)

  • Reuters
  • Associated Press
  • Army-Technology (articolo su Lancet)
  • MilitaryUpdate / DefenseFeeds
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Tags: allarme dronidroniguerra russiaminaccia guerra
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Sono il fondatore, editore e responsabile di questo sito web, oltre che di numerosi altri portali dedicati al meteo. Sfumato l’accesso all’Accademia Aeronautica, dopo aver frequentato alcuni anni di liceo scientifico mi sono orientato verso l’istruzione tecnico-commerciale, per poi tornare studiare - mentre lavoravo - le materie scientifiche, in particolare la meteorologia e le scienze della Terra. Ho letto e riletto durante la frequentazione delle Scuole Medie, tutta un’enciclopedia di Scienza e Tecnica. Ho scritto numerosi racconti di fantasia. La mia preparazione è multidisciplinare. Dispongo di una solida base di conoscenza in meteorologia, avviata con il corso per controllore di volo e consolidata attraverso lo studio indipendente di oltre 500 libri specializzati in meteorologia, climatologia e fisica dell’atmosfera. Studio lingue straniera, in particolare inglese, poi quella francese, spagnolo, portoghese. Dal 1996 scrivo articoli di meteorologia, pubblicati sia online che su carta stampata. Ho fondato il primo giornale meteorologico online recensito da testate come la Repubblica e altri quotidiani nazionali. Ho fondato aziende editrici e fornitrici di servizi meteo per realtà di primo piano. Ho curato le previsioni meteorologiche per importanti gruppi editoriali e aziende, tra cui RCS Corriere della Sera, Libero Quotidiano, ENI Italgas, Siemens e molte altre. Attualmente mi occupo del flusso di informazioni meteo per aziende editoriali e per realtà attive nella produzione di energia elettrica. Sono stato il primo al mondo a creare i “Report Grandine” per Italia, Europa e Mondo. Mi occupo anche di servizi per il turismo e sviluppo software, servizi avanzati di SEO e SEM per aziende. Da alcuni anni studio e opero professionalmente nel campo dell’intelligenza artificiale avanzata.

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