
Mi chiamo Luca, ho trentadue anni e da qualche anno ho deciso di trasferirmi in Germania. Una scelta che non è nata all’improvviso, ma maturata giorno dopo giorno, come un fermento che cresce dentro quando sai che hai bisogno di più spazio, più stimoli, più futuro. E così, insieme alla mia compagna greca e ai nostri due bambini piccoli, abbiamo lasciato alle spalle il Mediterraneo per abbracciare una nuova quotidianità in BAVIERA, precisamente nei dintorni di Monaco di Baviera.
Sì, Monaco. Una città che evoca ordine, birre artigianali, tecnologia avanzata e inverni rigidi. Eppure, io qui mi sento vivo. E, contro ogni stereotipo, ho scoperto che i tedeschi non sono affatto persone fredde. Certo, non sono quelli che ti abbracciano al primo incontro, ma se superi quella cortina iniziale, sai di poter contare su di loro davvero. Sono precisi, affidabili, schietti. E io questa schiettezza l’ho sempre amata.
Lavoro in una grande azienda del settore ingegneristico. Ho finalmente potuto mettere a frutto la mia laurea in ingegneria spaziale, dopo 3 anni in Italia passati a sentirmi fuori luogo, come se avessi studiato per un futuro che lì non trovava spazio. In Germania le competenze tecniche valgono. Si premia la specializzazione, la determinazione, il rigore. E così oggi ho uno stipendio che mi consente non solo di vivere con dignità, ma anche di viaggiare, costruirmi una casa, coltivare passioni, prendermi del tempo. Un tipo di vita che, con ogni probabilità, in Italia avrei potuto iniziare a sessant’anni. E invece ne ho poco più di trenta.
La mia compagna è un’infermiera greca, e anche lei qui ha trovato quella soddisfazione professionale che mancava in patria. Gli stipendi nel settore sanitario sono il triplo rispetto alla Grecia e quasi il doppio di quelli italiani. Ma non è solo una questione economica. In Germania gli ospedali funzionano. Non esiste il divario tra nord e sud che logora molti sistemi sanitari mediterranei. Qui la qualità della sanità è uniforme, affidabile, umana. E questo fa un’enorme differenza, soprattutto quando hai dei bambini piccoli come noi.
Viviamo a pochi chilometri da Monaco, in un’area che combina servizi efficienti e tranquillità. Una posizione strategica anche per noi due, legati alle nostre terre d’origine. Io vengo dal Trentino, e in poche ore posso tornare a casa in macchina, magari per il pranzo della domenica con i miei. Lei prende un volo e in meno di due ore è ad Atene. La distanza si riduce perché la logistica funziona.
I nostri figli hanno due e tre anni, un’età meravigliosa e terribile allo stesso tempo. Ma qui in Germania non ci sentiamo soli. Ci sono strutture, supporti, bonus, asili nido che funzionano. Le famiglie sono considerate una priorità politica, non una zavorra economica. Ci sentiamo protetti, accompagnati, non lasciati a gestire tutto in solitudine. Anche questo, in Italia, ci sembrava un sogno.
Il clima a Monaco di Baviera è quello che ti aspetti da un luogo ai piedi delle Alpi Bavaresi: inverni lunghi, freddi, carichi di neve, e estati brevi ma intense. La mia compagna lo soffre un po’, lei abituata alla luce eterna dell’Egeo, ma io, cresciuto tra le montagne del Trentino, mi ci trovo a casa. Anzi, ho un’autentica passione per la meteorologia, e quando posso, mi dedico a cacciare temporali, seguire le perturbazioni, scrutare i cieli con la stessa attenzione che metto nei calcoli del mio lavoro. Le correnti artiche, le infiltrazioni di aria fredda, i fronti temporaleschi… tutto mi affascina.
A Monaco, poi, è facile sentirsi parte di una comunità internazionale. Non sei mai l’unico straniero. E questo, da expat, è un sollievo enorme. Le scuole sono attrezzate per accogliere bambini multilingue, e i miei figli già imparano quattro lingue insieme: italiano, inglese, greco e tedesco. Non è solo un’opportunità per loro: è un ponte tra le nostre culture, tra le nostre storie, tra ciò che siamo stati e ciò che saremo.
La geografia della BAVIERA è un incanto. Colline ondulate, laghi cristallini, foreste profonde e poi loro, le Alpi, imponenti, sempre lì all’orizzonte come un confine simbolico tra la natura e il cielo. Le attività economiche della regione sono trainate da settori ad altissima innovazione: ingegneria, automotive, ricerca scientifica, biotecnologie. Ma accanto a tutto questo, sopravvive anche una dimensione rurale, fatta di birrifici artigianali, agricoltura di montagna, turismo verde. Il contrasto è meraviglioso.
Non mi manca l’Italia nel cuore, mi manca l’Italia nei gesti, nei sapori, nei piccoli rituali quotidiani. Ma non rimpiango la scelta fatta. Sento che qui sto costruendo qualcosa di solido, che non ha solo a che fare con il lavoro, ma con la vita. E anche se la mia voce porta ancora l’accento del Nord, e il mio cuore batte per il paese dove sono nato, la Germania è diventata casa. Una casa diversa, più rigida forse, ma aperta a chi sa impegnarsi. Una casa dove i sogni si trattano come cose serie. E questo, per uno come me, ha un valore immenso.
Mia intervista ad un italiano che si è trasferito in Germania.
