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Un REFRIGERIO che farà danni. Grandine in varie località e vento

Andrea Meloni di Andrea Meloni
30 Giu 2025 - 18:30
in A La notizia del giorno, A Scelta dalla Redazione, Alla Prima Pagina Meteo, Meteo News
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La situazione meteorologica è ormai cristallina: fa tremendamente caldo. E questo caldo durerà ancora diversi giorni, accompagnato da una percezione termica sempre più opprimente man mano che crescerà anche il tasso di umidità. Poi, come in un circolo vizioso che conosco bene dopo anni di osservazioni meteorologiche, si riscalderanno ulteriormente le case e le aree urbane, trasformandose in vere e proprie fornaci.

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Questo caldo da record inizia a riportarmi alla mente quelle settimane di passione che vivemmo 23 anni fa, nel 2003. Un’estate che ha segnato una generazione e che la scienza ha studiato approfonditamente. Secondo lo studio pubblicato su Nature, l’ondata di calore europea del 2003 è stata probabilmente la più intensa dal 1500 e ha causato oltre 70.000 morti. La ricerca del Met Office britannico ha documentato come in Francia si siano registrati oltre 14.000 decessi legati al calore, con temperature che rimasero elevate anche durante la notte, spezzando il consueto ciclo di raffreddamento.

 

Ma c’è una differenza sostanziale tra allora e oggi: le stagioni estive sono divenute mediamente più calde. È come se il calore estivo disponesse ora di un trampolino di lancio che favorisce temperature più elevate rispetto al passato, raggiungendole con maggiore facilità. Studi recenti mostrano che l’aumento delle temperature medie ha incrementato la frequenza e l’intensità delle ondate di calore in tutta Europa, con impatti sempre più significativi sulla mortalità estiva.

 

Tutto questo è devastante per ogni aspetto della nostra vita. Pensiamo all’agricoltura, settore che subisce danni crescenti ogni estate. Riflettiamo sulla qualità di vita di chi deve stare all’aperto o in ambienti non climatizzati. L’effetto isola di calore urbana amplifica ulteriormente il problema: ricerche condotte su oltre 600 città europee mostrano che le aree urbane possono essere, nelle ore notturne, 4-6 gradi più calde delle zone rurali circostanti, con picchi fino a 10 gradi di differenza. Studi di Nature Communications evidenziano come questo fenomeno causi circa 6.700 morti premature all’anno in 93 città europee.

 

Tuttavia, anche se vivremo diversi giorni di stabilità atmosferica sotto il dominio dell’alta pressione africana, qualcosa sta per cambiare. Prima o poi – e chi mi segue lo vedrà nei prossimi giorni – transiteranno gocce d’aria umida in Europa centrale. Queste masse d’aria scavalcheranno le Alpi, piombando come un fulmine in un’atmosfera tropicale: la Valle Padana.

 

Qui si formeranno temporali di forte intensità con tempeste elettriche, fulmini continui, un cielo che sembrerà divenire pirotecnico. L’abbiamo appena vissuto: ci sono state grandinate devastanti tra Veneto e Friuli. Ma con l’ingresso di aria umida e fresca in quota su scala più ampia, i temporali colpiranno anche il Nord Ovest italiano. Avremo fenomeni meteorologici estremi che dal Piemonte si porteranno attraverso Lombardia, Emilia e parte della Romagna, verso Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

 

La scienza conferma questa tendenza: ricerche pubblicate su Nature dimostrano che la frequenza di temporali severi in Europa è destinata ad aumentare nel XXI secolo a causa dell’instabilità crescente. Gli studiosi prevedono un incremento significativo della probabilità di grandine di grandi dimensioni, fulmini e raffiche di vento distruttive. Munich Re ha documentato che eventi con grandine superiore ai 5 cm di diametro potrebbero aumentare del 30-40% nell’Europa centrale entro la fine del secolo.

 

Quella che vi ho illustrato è tra le peggiori situazioni meteorologiche che si possano ipotizzare in un contesto di contrasti termici con aria calda nordafricana, schiacciata da un potentissimo anticiclone africano. Siamo al paradosso climatico del XXI secolo.

 

Lo so, e questo mi addolora profondamente: per avere un refrigerio avremo danni da grandine, da vento forte, e pare che ci sia chi lamenta problemi nel gestire i rimborsi assicurativi. Le compagnie di assicurazione non possono, con il trascorrere degli anni e il peggiorare della situazione climatica, intervenire per fronteggiare i danni se non innalzando drasticamente i costi delle polizze.

 

Studi recenti di Yale Climate Connections mostrano che i premi assicurativi per le abitazioni negli Stati Uniti sono aumentati del 34% dal 2018 al 2023, con un incremento dell’11% solo nel 2023. Il Dipartimento del Tesoro americano ha pubblicato dati che rivelano come i premi assicurativi siano cresciuti dell’8,7% più velocemente dell’inflazione negli ultimi anni. Scientific American riporta che il settore assicurativo sta affrontando una “crisi di fiducia” poiché il cambiamento climatico rende gli eventi meteorologici imprevedibili e aumenta i danni.

 

Ma il fresco vero, quello con 25°C di giorno in pianura nelle prossime due settimane, non ci sarà. Potrete trovarlo solo in montagna, a quote oltre i 1000 metri nelle Alpi, forse 1500 se non 2000 metri nella Penisola. È questa la nuova geografia del benessere climatico in Italia.

 

Penso spesso a chi non può permettersi aria condizionata, a chi lavora all’aperto, agli anziani soli nelle case delle città in isola di calore urbano che diventano forni. La ricerca europea mostra che l’esposizione al calore urbano colpisce in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili, creando disparità sociali che si amplificano con ogni ondata di calore.

 

Il paradosso del nostro tempo è che il refrigerio naturale è diventato un bene di lusso, geograficamente e economicamente inaccessibile per molti. Le proiezioni scientifiche per l’Europa indicano che ondate di calore, alluvioni, siccità e incendi diventeranno più comuni nei mesi estivi, con l’estate 2024 che è stata la più calda mai registrata per l’Europa e globalmente.

 

Quello che stiamo vivendo non è solo meteo estremo: è la manifestazione tangibile di un sistema climatico che ha perso i suoi equilibri naturali. I temporali che porteranno un po’ di fresco saranno gli stessi che distruggeranno raccolti, danneggeranno abitazioni e metteranno in ginocchio le reti assicurative. Studi di Environmental Research Letters suggeriscono che l’effetto isola di calore urbana potrebbe raddoppiare le perdite economiche previste dai cambiamenti climatici entro il 2050.

 

Questo è il nuovo paradigma climatico: il sollievo dal caldo estremo arriva solo attraverso fenomeni meteorologici altrettanto estremi e distruttivi. È un equilibrio perverso in cui la natura ci presenta il conto di decenni di riscaldamento globale, dove ogni grado di raffreddamento deve essere “pagato” con grandinate, alluvioni e tempeste.

 

La resilienza climatica delle nostre città diventa quindi non più una questione di comfort, ma di sopravvivenza. Dobbiamo imparare a convivere con questa nuova realtà, dove il refrigerio naturale è diventato un evento raro e prezioso, e dove la tecnologia e l’adattamento urbano rappresentano l’unica via per mantenere vivibili le nostre città durante le estati sempre più calde che ci attendono.

 

È un futuro che mi preoccupa come cittadino, perché ci costringe a ripensare completamente il nostro rapporto con le stagioni che, fino a poco tempo fa, davamo per scontate. Non ci sono più le stagioni di una volta, questo ormai è ben più che noto.

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Andrea Meloni

Gestione linea editoriale e contenuti. Redattore di articoli meteo e scientifici sin dal 1996 su vari portali, poi su quelli personali, ad iniziare da Meteorologicando.it, poi direttameteo.it etc.

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