Il 28 Maggio 2025, il silenzio di un pomeriggio nelle Alpi Svizzere è stato squarciato da un evento improvviso: il crollo del ghiacciaio del Kleines Nesthorn. In pochi secondi, milioni di tonnellate di ghiaccio e roccia si sono riversate nel fondovalle, travolgendo Blatten, un villaggio secolare già evacuato dopo i primi segni di instabilità. L’ingegnere informatico Jan Beutel, esperto di sistemi di monitoraggio montano, ha assistito in diretta alla scena: “Lo schermo è esploso”, ha raccontato.
Il crollo è stato totale, violento, senza possibilità di reazione. Le autorità avevano rilevato segnali premonitori, ma nessuno poteva prevedere una frana di tale portata. La pressione crescente sul ghiacciaio, causata da frane progressive e scioglimento accelerato, ha innescato l’instabilità fatale.
Il ruolo del riscaldamento globale
Secondo Matthias Huss, glaciologo presso l’ETH di Zurigo, fenomeni come questo hanno radici geologiche che affondano nei decenni, ma il clima che cambia gioca un ruolo cruciale. Il riscaldamento delle temperature compromette le strutture interne delle montagne, sciogliendo quel collante invisibile che le tiene unite: il permafrost. Quest’ultimo, una matrice ghiacciata intrappolata nelle fratture delle vette più alte, quando si scongela, rende i versanti altamente instabili.
Le montagne si stanno letteralmente sgretolando, e l’intera fascia alpina è sotto osservazione. Le frane non sono più eventi eccezionali, ma segnali di un cambiamento in corso, continuo e accelerato.
Frane recenti
Negli ultimi anni, diversi eventi drammatici hanno colpito le Alpi e le Ande, dove i ghiacciai si stanno ritirando a un ritmo allarmante. Nel Luglio 2022, un’ondata di calore anomala ha sciolto la Marmolada in Trentino-Alto Adige, provocando il distacco di 64.000 tonnellate di detriti e ghiaccio, e uccidendo undici escursionisti. Solo un anno dopo, il Fluchthorn, tra Svizzera e Austria, ha perso oltre 100.000 metri cubi di roccia, crollati nella valle sottostante.
In India, nel 2023, una frana da permafrost ha provocato la rottura di un lago glaciale nello Stato del Sikkim, causando decine di vittime. Lo stesso è accaduto a Juneau, in Alaska, dove ormai le inondazioni glaciali sono diventate un evento stagionale, con barriere temporanee montate in fretta per proteggere la città.
La minaccia delle piogge estreme
Al fianco dello scioglimento glaciale, c’è un’altra forza a destabilizzare i rilievi: la pioggia. Secondo Mohammed Ombadi, docente all’Università del Michigan, ogni grado in più di riscaldamento globale fa aumentare del 15% gli eventi estremi di pioggia sulle montagne. Queste precipitazioni sempre più intense, che cadono ormai come pioggia anziché come neve, alimentano frane, alluvioni e smottamenti, erodendo versanti già fragili.
Proprio nel Giugno 2025, piogge torrenziali in Sikkim hanno causato nuove frane mortali, lasciando profonde cicatrici sul paesaggio.
I limiti della previsione
Gli scienziati hanno oggi strumenti sofisticati per monitorare i monti, dai radar satellitari ai sensori acustici. Ma la sfida è sapere dove guardare in un paesaggio che cambia continuamente. “Il cambiamento climatico non porta solo più eventi estremi”, ha detto Huss, “ma situazioni nuove, mai viste prima”.
I paesi più poveri, spesso quelli in cui vivono molte comunità montane, non hanno risorse per implementare sistemi di allerta o monitoraggio efficaci, rimanendo così più esposti ai disastri.
Un futuro segnato da frane e ghiaccio che scompare
Secondo gli scienziati, anche se fermassimo oggi il riscaldamento, circa il 40% dei ghiacciai del pianeta è destinato comunque a scomparire. Le azioni mancate di mezzo secolo fa hanno reso inevitabili molte delle trasformazioni attuali. L’affollamento crescente delle montagne da parte di residenti e turisti aumenta ulteriormente l’esposizione ai rischi.
Il geografo Ludovic Ravanel, anche lui scalatore, osserva tutto questo con uno sguardo doppio: da ricercatore, e da padre. “La montagna mostra il cambiamento climatico con una chiarezza brutale. Ma siamo ancora solo all’inizio.”
