Il mistero della percezione temporale negli animali
Gli animali non umani, a differenza dell’uomo, non possiedono un linguaggio con cui raccontare il tempo. Eppure, riescono a misurarlo, anticiparlo e agire in base a esso. La domanda fondamentale resta: vivono immersi in un eterno presente o hanno coscienza del passato e del futuro? Secondo molti neuroscienziati, gli animali elaborano il tempo, anche se non nel modo in cui lo fa l’uomo.
Scoprire il tempo nel cervello animale
Uno degli studi più emblematici in questo campo arriva dal laboratorio di Daniel Dombeck, neuroscienziato della Northwestern University. Qui i topi, invece dei classici labirinti fisici, si cimentano in percorsi virtuali creati per testare la loro percezione temporale. L’esperimento prevedeva una porta invisibile che si apriva dopo sei secondi, segnalata solo da un clic iniziale. Per ottenere la ricompensa, i topi dovevano aspettare il tempo esatto, senza alcun segnale sensoriale ulteriore.
Durante l’esperimento, i ricercatori hanno osservato come l’attività cerebrale si modificasse. Le cellule cerebrali che normalmente codificano lo spazio si disattivavano quando i topi si fermavano davanti alla porta. In quel momento, un altro tipo di cellule, chiamate “cellule del tempo”, prendeva il sopravvento, registrando la durata della pausa.
Dombeck e il suo team hanno localizzato queste cellule nella corteccia entorinale mediale (CEM), una parte del lobo temporale mediale, già nota per essere coinvolta nella memoria episodica. Quando questa zona è stata temporaneamente silenziata, i topi non sono stati più in grado di gestire il compito, confermando l’ipotesi del suo ruolo chiave nel processamento del tempo.
Un tempo interno senza secondi né orologi
Secondo Dombeck, gli animali non contano i secondi, né sono dotati di un meccanismo simile a un cronometro interno. Piuttosto, la loro percezione temporale è legata a meccanismi neurali e metabolici ancora in fase di esplorazione. Sebbene non possano comunicare cosa il tempo significhi per loro, le evidenze neurali dimostrano che ne hanno una rappresentazione interna.
Velocità di percezione e metabolismo: il tempo non scorre uguale per tutti
Uno degli aspetti più affascinanti della percezione animale è che il tempo viene sperimentato in modo differente da specie a specie. Studi condotti da Kevin Healy e colleghi mostrano che gli animali piccoli con metabolismi più rapidi, come uccelli, insetti e roditori, riescono a processare più informazioni visive in un intervallo di tempo. Questo fenomeno si riflette in una sorta di movimento rallentato del mondo per loro.
Ad esempio, le libellule possono percepire fino a 300 fotogrammi al secondo, mentre l’occhio umano arriva a circa 65. Questo spiega perché è così difficile catturare una mosca, o perché un colibrì riesce a evitare ostacoli in volo con estrema precisione. Al contrario, animali con metabolismo più lento, come le tartarughe giganti, sembrerebbero percepire il mondo in modo più accelerato, con meno input al secondo.
Il tempo come costruzione cerebrale condivisa
Gli animali, quindi, non vivono in un eterno presente, ma possiedono un senso del tempo costruito neurologicamente, probabilmente per motivi evolutivi legati alla sopravvivenza, alla memoria e all’apprendimento. Anche se il loro “orologio interno” è diverso dal nostro, resta il fatto che il tempo è una realtà condivisa da molte specie, anche se vissuta e processata con modalità radicalmente differenti.
Fonte studio: Nature Neuroscience, Dombeck et al.
Fonte studio percezione visiva: Proceedings of the Royal Society B, Kevin Healy et al.
