L’ingrigimento dei capelli non dipende soltanto dall’età anagrafica, ma è l’esito complesso di meccanismi biologici, predisposizione genetica e stili di vita. Il processo coinvolge principalmente i melanociti, le cellule responsabili della produzione della melanina, il pigmento che conferisce colore al capello. Questi melanociti nascono dalle cellule staminali presenti nei follicoli piliferi.
Come spiega Melissa Harris, professoressa associata di biologia presso l’Università dell’Alabama, con il passare del tempo la quantità di cellule staminali si riduce. Quando i melanociti non vengono più rigenerati, i capelli crescono privi di melanina, apparendo bianchi o grigi perché al loro interno si forma una maggiore quantità di aria.
La genetica è determinante: le persone di etnia caucasica tendono a sviluppare capelli bianchi circa dieci anni prima rispetto a quelle di origine africana o asiatica. Tuttavia, anche fattori ambientali e comportamentali influenzano l’ingrigimento.
Uno studio condotto dal Department of Dermatology dell’Università di Tokyo, pubblicato su Nature Communications, ha mostrato che lo stress ossidativo cronico, generato da stress psicologico, fumo, inquinamento e dieta povera di antiossidanti, accelera il deterioramento delle cellule staminali nei follicoli. Inoltre, secondo un’indagine clinica della Harvard Medical School, il fumo di sigaretta può aumentare del 250% la probabilità di avere capelli grigi precocemente.
Patologie come la vitiligine, le disfunzioni tiroidee e la neurofibromatosi sono anch’esse implicate, alterando la funzionalità dei melanociti o accelerandone la scomparsa.
La rappresentazione dei capelli grigi varia profondamente a seconda del genere. Negli uomini è spesso associata a carisma, maturità e autorevolezza, in particolare nel contesto occidentale, dove è stato coniato il cosiddetto “effetto George Clooney”. Le donne, invece, devono affrontare standard estetici più rigidi e spesso percepiscono i capelli bianchi come simbolo di invecchiamento indesiderato.
Uno studio pubblicato nel 2022 sul Journal of Women & Aging ha evidenziato il conflitto tra autenticità e pressione sociale vissuto da molte donne: molte desiderano mantenere un’immagine naturale e libera, ma al contempo si sentono spinte a nascondere i segni visibili del tempo.
Negli ultimi anni, la scienza ha avviato studi promettenti per invertire il processo di ingrigimento. I ricercatori del Grossman School of Medicine della New York University, in uno studio pubblicato su Nature, hanno identificato un meccanismo che impedisce il movimento delle cellule staminali dei melanociti all’interno del follicolo. Questo blocco ostacola la produzione di melanina.
Attraverso manipolazioni genetiche e tecniche di ingegneria cellulare, gli scienziati stanno cercando di ripristinare la mobilità e la funzionalità di queste cellule, riattivando la pigmentazione naturale. In parallelo, l’immunoterapia ha mostrato effetti collaterali sorprendenti nei pazienti oncologici: il ritorno del colore dei capelli in alcuni soggetti trattati.
Secondo Melissa Harris, lo studio delle cellule staminali nei capelli può offrire una chiave per comprendere i meccanismi generali dell’invecchiamento, con ricadute importanti anche nella prevenzione di malattie degenerative e nel miglioramento della salute a lungo termine.
