Questa massa d’aria, caratterizzata da temperature molto basse alla quota di 500 hPa – fino a -34°C – dovrebbe generare un’improvvisa fase di instabilità atmosferica, riportando sul Paese un contesto climatico dal sapore decisamente invernale, in netto contrasto con le condizioni tipicamente primaverili del periodo.
L’arrivo di questa saccatura fredda comporterebbe un forte squilibrio termico tra i diversi strati dell’atmosfera. Il marcato gradiente tra l’aria molto fredda in quota e quella relativamente più mite nei bassi strati favorirebbe lo sviluppo di intensi moti convettivi, dando luogo a fenomeni temporaleschi anche di forte intensità.
Grandinate, rovesci improvvisi e colpi di vento potrebbero colpire soprattutto le regioni settentrionali e centrali, dove l’instabilità atmosferica risulterebbe particolarmente accentuata.
In scenari del genere, non è esclusa nemmeno la formazione di fenomeni convettivi violenti, come le cosiddette celle temporalesche autorigeneranti, in grado di scaricare grandi quantità di pioggia in breve tempo.
Le temperature molto basse previste in quota comporterebbero anche un sensibile abbassamento della quota neve. Si potrebbero osservare nevicate fino ai 500-600 metri di altitudine sull’Appennino settentrionale e centrale, ma anche a quote più basse nelle vallate alpine, specie nelle ore notturne o durante i rovesci più intensi.
Non è da escludere, inoltre, la comparsa di graupel – la neve tonda – o neve mista a pioggia anche su aree collinari o pianeggianti in caso di fenomeni particolarmente intensi.
Un altro aspetto rilevante sarebbe il brusco calo delle temperature, con valori ben al di sotto delle medie stagionali. Si stima che le anomalie termiche possano raggiungere anche gli 8-10°C in meno rispetto alla norma del periodo.
Durante le ore notturne, le minime potrebbero scendere sotto lo zero nelle zone interne e nelle pianure del Centro-Nord, favorendo la formazione di gelate tardive. Queste condizioni risulterebbero particolarmente dannose per l’agricoltura, poiché molte colture primaverili – in particolare frutteti e vigneti – si troverebbero in piena fase di sviluppo vegetativo, resa ancora più vulnerabile da eventuali precedenti fasi di tempo mite.
A livello regionale, gli effetti si manifesterebbero in maniera differenziata. Il Nord Italia verrebbe probabilmente investito da venti di Bora sull’alto Adriatico, con raffiche fredde e secche e un ulteriore calo delle temperature percepite. La neve potrebbe spingersi fino a bassa quota, accompagnata da fenomeni convettivi e possibili rovesci di graupel.
Al Centro, le correnti fredde in quota alimenterebbero una diffusa instabilità, con temporali e nevicate sulle aree collinari appenniniche. Il Sud Italia, pur rimanendo più ai margini dell’irruzione fredda, potrebbe comunque risentire del richiamo di correnti umide meridionali, con conseguente incremento dell’instabilità e formazione di rovesci e temporali sparsi, soprattutto lungo le coste tirreniche e nelle zone interne.
In sintesi, tra il 6 e il 7 aprile l’afflusso di aria molto fredda in quota dai quadranti nord-orientali, con valori eccezionalmente bassi intorno a -34°C a 500 hPa, potrebbe provocare un’improvvisa transizione verso un quadro meteorologico di stampo quasi invernale.
L’Italia si troverebbe così ad affrontare una fase meteo di forte instabilità, con temporali, grandinate, nevicate tardive e un crollo termico significativo, i cui effetti si farebbero sentire tanto sul clima quanto sulle attività agricole e ambientali del territorio.
