Il mese di gennaio sta regalando un quadro meteorologico vario e, in alcune aree, particolarmente dinamico. Il freddo, già protagonista soprattutto nel Centro-Sud, ha portato nevicate a quote collinari in almeno due occasioni. Al contrario, il Nord Italia è stato segnato da un periodo di siccità, con assenza di piogge significative e di nevicate, specialmente dopo il periodo natalizio. Tuttavia, nelle prossime settimane potrebbe arrivare una svolta, con la possibilità di condizioni meteo invernali più marcate e un ritorno della neve persino in pianura.
L’assenza della neve a bassa quota
Nonostante alcune ondate di freddo localizzate abbiano permesso di vedere la neve sui rilievi collinari, l’inverno 2025 continua a mancare di quelle perturbazioni più intense che portano nevicate fino in pianura. Tali fenomeni, spesso legati all’arrivo di aria gelida dalla Russia o dalla Scandinavia, non si manifestano nel Mediterraneo con una certa regolarità da diversi anni. L’ultima nevicata significativa sulle pianure del Centro-Sud risale al lontano 2019, un dato che sottolinea il carattere mite degli inverni più recenti.
Dopo il 2019, gli inverni hanno visto solo sporadiche incursioni di aria fredda intensa, con neve scarsa o completamente assente a basse quote. Anche le Alpi e gli Appennini hanno registrato una riduzione delle nevicate abbondanti, mettendo in difficoltà i ghiacciai e i nevai, già minacciati dai cambiamenti climatici.
Evoluzione nella terza decade di gennaio
Le prossime settimane potrebbero segnare una svolta importante sul fronte meteo, con cambiamenti significativi nella disposizione delle masse d’aria. Attualmente, il vortice polare si presenta piuttosto forte, un fenomeno che tende a favorire cicloni sull’Europa settentrionale e un rafforzamento dell’alta pressione nel Mediterraneo centrale. Questo schema barico potrebbe dominare gran parte della terza decade di gennaio, con condizioni prevalentemente stabili su buona parte dell’Italia.
Solo il Nord Italia potrebbe sperimentare brevi passaggi perturbati di origine atlantica, con piogge leggere e nevicate limitate alle montagne. Sul resto del territorio italiano, invece, l’alta pressione manterrà il clima asciutto, prolungando l’assenza di precipitazioni significative.
Verso la fine del mese, il quadro meteorologico potrebbe mutare ancora. Il gelo bielorusso, spinto da un indebolimento graduale del vortice polare, potrebbe iniziare a scivolare verso la Scandinavia. Da qui, le correnti fredde potrebbero scendere sull’Europa centrale, interagendo con le perturbazioni atlantiche. Tuttavia, gli effetti di questa evoluzione sull’Italia restano al momento incerti.
Le configurazioni attuali non garantiscono ancora un arrivo diretto di neve in pianura. Tuttavia, la possibilità di un’ondata di freddo più intensa e duratura, capace di interessare le pianure del Nord o il Centro-Sud, non può essere esclusa.
Con l’avvio di febbraio, il rischio di perturbazioni fredde potrebbe aumentare ulteriormente. Qualora il gelo riuscisse a raggiungere l’Italia, non si esclude la possibilità di nevicate a quote più basse rispetto a quelle osservate finora. Tuttavia, è necessario attendere ulteriori conferme per definire meglio gli sviluppi meteo nelle prossime settimane.
