Sebbene i modelli meteorologici continuino a mostrare alcune incertezze, si registra una maggiore convergenza tra le principali elaborazioni, che indicano un’irruzione fredda in discesa dal nord-est del continente europeo verso il Mediterraneo.
Questo scenario si originerà dal passaggio di una perturbazione prevista per giovedì 9 gennaio, che fungerà da innesco per una serie di dinamiche atmosferiche di notevole intensità.
Dopo il transito del fronte perturbato, un robusto aumento della pressione è atteso sull’Europa occidentale. Tuttavia, sull’Europa orientale si preparerà un’irruzione di aria decisamente fredda, con valori termici che potrebbero raggiungere i -16°C a 1500 metri di quota sulle Alpi.
Questa massa d’aria tenterà di aggirare l’anticiclone che fungerà da blocco, dirigendosi verso il Mediterraneo e creando una depressione al suolo in prossimità della Sicilia.
Tale configurazione barica potrebbe portare condizioni di maltempo sulle regioni meridionali e, contemporaneamente, favorire l’impatto delle correnti fredde lungo l’Appennino, con nevicate sul medio versante adriatico fino a quote molto basse.
Il blocco zonale rappresenta un’interruzione significativa del normale flusso delle correnti occidentali, causata dalla presenza di un sistema di alta pressione particolarmente intenso e persistente, noto come anticiclone di blocco.
Questo fenomeno, che altera profondamente i pattern meteorologici tradizionali, si manifesta quando il flusso d’aria da ovest verso est viene deviato, creando una configurazione atmosferica capace di influenzare il clima per diversi giorni o addirittura settimane.
Per essere classificato come blocco zonale, il fenomeno deve soddisfare alcuni criteri fondamentali: una durata minima di cinque giorni, un’estensione di almeno 35 gradi di latitudine e la divisione del flusso atmosferico in due rami distinti.
Queste caratteristiche permettono all’anticiclone di blocco di agire come una barriera, impedendo alle perturbazioni atlantiche di seguire il loro normale percorso.
L’impatto del blocco zonale sul clima italiano può variare notevolmente a seconda della stagione. Durante l’inverno, questa configurazione atmosferica favorisce spesso l’afflusso di aria molto fredda. Può consentire, ad esempio, l’espansione dell’Anticiclone Russo-Siberiano verso l’Europa occidentale, determinando ondate di freddo intenso che si estendono anche sull’Italia.
Nonostante la stabilità atmosferica associata al blocco, in molte aree pianeggianti si possono verificare fenomeni come nebbie persistenti e la formazione di nubi basse, che contribuiscono a mantenere un clima umido e rigido.
Dal punto di vista meteorologico, il blocco zonale rappresenta una sfida significativa per i modelli di previsione. La sua complessità strutturale e la variabilità nella durata rendono difficile anticipare con precisione l’instaurarsi e l’evoluzione di queste configurazioni atmosferiche.
Di conseguenza, le previsioni a lungo termine durante i periodi di blocco zonale tendono a essere meno affidabili rispetto a quelle relative a condizioni meteorologiche più dinamiche.
Le conseguenze di un blocco zonale sull’Italia e sull’Europa possono essere rilevanti. In condizioni normali, le perturbazioni atlantiche garantiscono un’alternanza di instabilità e periodi miti. Tuttavia, la presenza di un anticiclone di blocco introduce un’anomalia persistente che può favorire condizioni meteorologiche estreme, come ondate di freddo prolungato o, al contrario, periodi insolitamente secchi e stabili.
Secondo il modello ECMWF, i maggiori accumuli di neve potrebbero verificarsi tra Romagna, Marche e Abruzzo nella giornata di sabato 11 gennaio, con nevicate moderate. Successivamente, l’attenzione si sposterebbe verso l’Appennino meridionale, dove la neve potrebbe cadere a partire da quote comprese tra 500 e 600 metri.
Tuttavia, il modello europeo suggerisce un ridimensionamento dell’intensità dell’irruzione fredda entro un paio di giorni, lasciando spazio a un progressivo miglioramento delle condizioni atmosferiche.
Non mancano interpretazioni alternative da parte di altri modelli meteorologici, che attribuiscono minore rilevanza all’irruzione fredda, enfatizzando invece il ruolo stabilizzante dell’anticiclone. In questo scenario, l’influenza dell’anticiclone potrebbe limitare l’espansione del freddo, mantenendolo confinato sull’Europa orientale e riducendo sensibilmente gli effetti in Italia.
Sebbene lo scenario descritto sembri al momento prevalere, la complessità delle dinamiche atmosferiche rende difficile formulare previsioni di dettaglio con largo anticipo. La situazione richiederà un costante monitoraggio, con aggiornamenti frequenti per definire meglio l’evoluzione delle temperature, delle precipitazioni e della distribuzione delle nevicate.
In ogni caso, l’interazione tra correnti fredde e vortici mediterranei offre spunti di grande interesse per gli appassionati di meteo e per chi si prepara ad affrontare un possibile ritorno dell’inverno più rigido.
