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Febbraio meteo nel caos, ecco perché c’è il rischio di neve diffusa

Federico De Michelis di Federico De Michelis
28 Gen 2025 - 18:15
in A La notizia del giorno, A Scelta dalla Redazione, Alla Prima Pagina Meteo, Meteo News, Zoom
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Nel corso di febbraio, le condizioni meteo si stanno rivelando particolarmente mutevoli, creando non poche difficoltà nell’interpretazione delle previsioni basate sui modelli matematici. Emisfero e modelli di calcolo mostrano variazioni continue, sia per quanto riguarda EUROPA sia per NORD AMERICA, e le incertezze aumentano quando si confrontano le analisi degli articoli sul web con le app meteo degli smartphone. Non stupitevi, dunque, se il bollettino meteo che leggete in rete risulta discordante rispetto all’aggiornamento localizzato che consultate quotidianamente.

 

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Le ragioni di questa fase dinamica risiedono in diversi fattori, tra cui la possibile interazione con il VORTICE POLARE, eventuali riscaldamenti stratosferici (STRATWARMING), fenomeni di SPLIT DEL VORTICE POLARE e l’eventuale afflusso di GELO SIBERIANO. Tutti questi elementi producono scenari potenzialmente estremi e contribuiscono ad aumentare l’incertezza delle previsioni meteo. Si tratta di meccanismi complessi che, se innescati, possono portare aria molto fredda verso latitudini più basse di quanto normalmente ci si potrebbe attendere in questo periodo.

 

Fattori di incertezza nei modelli meteo

I supercalcolatori, anche grazie al supporto dell’intelligenza artificiale, cercano di simulare con precisione l’evoluzione meteo, ma non è raro osservare notevoli cambiamenti da un run modellistico all’altro. Questo accade, tra l’altro, sia in EUROPA sia in NORD AMERICA, dove le previsioni possono passare dall’ipotizzare un’ondata di aria tiepida a un’irruzione di correnti polari in poche ore di differenza. Si capisce bene come gli esperti del settore e gli autori di articoli meteo cerchino di interpretare le mappe mantenendo una linea il più possibile mediana tra gli scenari estremi, ma non sempre è un compito agevole. L’uomo, che ha capacità di analisi e di sintesi, prova a valutare gli output numerici per restituire una panoramica cauta, ma gli automatismi di calcolo hanno anche il vantaggio di riuscire a considerare un’enorme mole di dati in tempi rapidissimi.

 

Tuttavia, a complicare ulteriormente la situazione concorrono alcune fluttuazioni climatiche che, in ultima analisi, possono scombinare le previsioni meteo. Se si prospetta un massiccio afflusso di aria fredda, ma la traiettoria si modifica anche solo in parte, la conseguenza può essere un mancato raffreddamento o, viceversa, un’ondata di gelo più pronunciata del previsto. Lo stesso discorso vale per le ondate di calore, che spesso vengono annunciate con qualche giorno di anticipo. Molti sostengono che quando si tratta di caldo, la previsione meteo sia più affidabile, e forse un fondo di verità esiste: il riscaldamento globale e la tendenza a registrare temperature oltre la media favoriscono scenari caldi piuttosto che freddi. Ciò non significa che non potrà sopraggiungere un’ondata gelida; semplicemente, tali eventi sono oggi meno frequenti, ma possono comunque presentarsi in modo improvviso.

 

Influenza di mari caldi e rischi di precipitazioni intense

Un elemento di cui si parla meno, ma che risulta decisivo per le sorti meteo del nostro Paese, è la temperatura dei mari. In questo periodo, i bacini attorno a ITALIA si mantengono più miti del normale, e ciò può diventare un fattore determinante in caso di irruzione fredda. Se dovesse giungere un flusso di aria molto rigida, lo scontro con le acque più calde potrebbe favorire la formazione di forti centri di bassa pressione, con perturbazioni intense e potenzialmente nevicate molto abbondanti. In diversi articoli meteo si è parlato del rischio di eventi nevosi eccezionali, persino i peggiori da quindici anni a questa parte, a patto che la fase fredda coincida con l’arrivo di una depressione. Se invece si instaurasse un’alta pressione di origine continentale e fredda, l’aria gelida arriverebbe probabilmente con meno fenomeni, limitandosi soprattutto a far calare la colonnina di mercurio.

 

Nelle ultime settimane, si è comunque osservato un ritorno delle precipitazioni su alcune zone del Nord, dopo un lungo periodo asciutto tra novembre e gennaio. Questa variabilità meteo aumenta la possibilità che, qualora si inneschi un potente afflusso artico, possano verificarsi nevicate di rilievo. Ma bisogna sempre tenere conto che febbraio è l’ultimo mese dell’inverno meteorologico, oltre che il più breve in assoluto. Marzo segna l’inizio della primavera meteo, e dunque eventuali irruzioni fredde, sebbene meno probabili, possono ancora colpire con intensità, trasformandosi in colpi di coda stagionali.

 

Colpi di coda invernali e possibilità di gelo siberiano

I colpi di coda invernali non devono essere sottovalutati, e la cronaca meteo degli ultimi anni ne è testimone. Nel 2018, a fine febbraio e inizio marzo, giunse un’ondata di aria gelida dalla SIBERIA che prese il nome di Buran (o Burian), provocando un netto crollo termico in ITALIA e intense nevicate in molte regioni. Quell’episodio rappresenta un esempio significativo di come un afflusso di GELO SIBERIANO possa sorprendere chi si aspettava un rapido passaggio verso la stagione mite. Il contrasto tra aria fredda e mari ancora relativamente tiepidi, in quell’occasione, favorì temporali di neve perfino in zone insolite.

 

Certo, non bisogna pensare che il freddo si limiti a questi episodi. Un altro caso emblematico è quello del 2003, quando ad aprile nevicò lungo diverse coste dell’Adriatico e l’aria gelida invase vaste porzioni del nostro territorio nazionale. Subito dopo, la successiva estate si rivelò tra le più torride mai registrate. Questo dimostra come l’estremizzazione meteo possa generare passaggi bruschi dal freddo al caldo e viceversa, spesso in tempi ristretti, cogliendo impreparate sia le città sia il mondo agricolo.

 

Il ruolo del Vortice Polare e lo Stratwarming

Uno degli attori principali nei potenziali stravolgimenti meteo invernali rimane il VORTICE POLARE. Questa struttura di bassa pressione presente sulla regione artica funge da serbatoio di aria gelida che, in condizioni normali, rimane confinata alle alte latitudini. Se però si verifica un marcato STRATWARMING, ovvero un rapido e intenso riscaldamento della stratosfera in corrispondenza del VORTICE POLARE, la compattezza di tale sistema può indebolirsi. In casi estremi, si arriva a un vero e proprio SPLIT DEL VORTICE POLARE, con l’aria fredda che si divide in più lobi e scivola verso le medie latitudini, influenzando anche le condizioni meteo di EUROPA e ITALIA. È proprio in queste fasi che si concretizza il pericolo di GELO SIBERIANO e nevicate estese.

 

Le simulazioni dei modelli numerici suggeriscono che, quando il VORTICE POLARE è disturbato, il margine d’errore nelle previsioni meteo aumenti sensibilmente. La difficoltà consiste nell’individuare quale ramo freddo penetrerà in EUROPA e con quale tempistica. A volte, la massa d’aria gelida si dirige su NORD AMERICA, altre volte verso l’Asia, oppure si spinge fino a interessare regioni mediterranee. Proprio per questo, in un periodo come febbraio, risulta complesso definire se e quando arrivi un’ondata di freddo storica, oppure se le temperature rimarranno soltanto leggermente inferiori alla norma.

 

Uno sguardo alla Primavera

Mentre ci avviamo verso la fine della stagione invernale, vale la pena sottolineare che la primavera meteo può anch’essa subire gli effetti di configurazioni atmosferiche insolite. Se i mari intorno a ITALIA continueranno a rimanere caldi, non sarà da escludere la formazione di depressioni vigorose, capaci di portare precipitazioni intense anche nei mesi primaverili. Al contempo, lo scenario potrebbe virare verso il caldo rapidamente, qualora l’alta pressione di matrice subtropicale dovesse imporsi. L’estremizzazione meteo comporta questa alternanza di eventi, e i modelli di previsione a lungo termine non possono sempre garantire certezze.

 

Il consiglio, dunque, è quello di seguire gli aggiornamenti meteo con regolarità, tenendo presente che la scienza dell’atmosfera non è una verità assoluta, ma un sistema probabilistico in continuo divenire. Se si verifica un ulteriore disturbo del VORTICE POLARE, o se un nuovo STRATWARMING dovesse rimodellare le condizioni alla base dell’EMISFERO, potrebbero riemergere ipotesi di ondate di GELO SIBERIANO. Al contrario, con un indebolimento delle intrusioni fredde, potremmo assistere a un progressivo riscaldamento.

 

Come sempre, il comportamento dello scenario meteo è un mosaico di variabili, dove la previsione può risultare più o meno precisa a seconda della stabilità di tali fattori. Siamo di fronte a un febbraio in cui la variabilità regna sovrana e in cui la cautela risulta necessaria, specialmente quando si parla di eventi estremi. L’inverno, pur breve, resta un periodo dell’anno in cui sorprese gelide, come il GELO SIBERIANO, non sono escluse.

 

Se da un lato ci si abitua al caldo anomalo, dall’altro non bisogna trascurare la capacità dell’atmosfera di ribaltare la situazione in breve tempo. Approcciarsi alla realtà meteo con la consapevolezza della sua natura complessa aiuta a restare aggiornati senza cadere nell’eccesso di allarmismo, ma anche senza sottovalutare possibili eventi significativi. In definitiva, il meteo di febbraio è capriccioso, e ciò che vediamo oggi sulle mappe dei supercomputer, domani potrebbe mutare di nuovo, lasciandoci in bilico tra la prospettiva di un gelido affondo continentale e la graduale transizione verso la primavera.

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