Il fenomeno La Niña, già noto per la sua capacità di influenzare in modo significativo il clima su scala planetaria, si appresta a ridisegnare gli equilibri atmosferici durante il periodo 2024-2025. Questo evento, correlato a fluttuazioni cicliche delle temperature superficiali dell’oceano Pacifico, potrebbe generare effetti di vasta portata su precipitazioni, temperature e dinamiche umanitarie in numerose aree del mondo, inclusa l’Italia. Le previsioni attuali indicano che l’impatto di La Niña non si limiterà alle zone tropicali, ma coinvolgerà intere regioni, dai continenti americani fino all’Europa, dall’Africa all’Asia, con conseguenze profonde sulla sicurezza alimentare, la produzione agricola, la disponibilità idrica e la salute pubblica.
Queste anomalie climatiche, già osservate in precedenti episodi, provocano modifiche nelle configurazioni atmosferiche, determinando periodi di siccità in alcune parti del globo e precipitazioni estreme in altre. I modelli previsionali per il 2024-2025 segnalano che alcune zone, tra cui l’Africa orientale, l’Asia centrale, il Vicino Oriente e porzioni dell’America meridionale, potrebbero sperimentare una riduzione delle precipitazioni, mentre altre regioni, come l’Africa meridionale, l’Asia sudorientale, l’Australia, l’America centrale e le aree settentrionali del Sud America, potrebbero essere investite da piogge abbondanti e frequenti inondazioni. Il risultato, nel complesso, sarà una distribuzione irregolare delle risorse idriche, destinata a incidere su ecosistemi naturali e sistemi agricoli già sotto pressione.
Impatto con anomalie climatiche
Le previsioni per il 2024-2025 pongono l’attenzione su una serie di fenomeni estremi. Da un lato, l’Africa orientale e zone dell’Asia centrale potrebbero assistere a un calo considerevole delle precipitazioni, aumentando il rischio di siccità e carestie. Dall’altro, l’Africa meridionale, l’Asia sudorientale, l’Australia, l’America centrale e le aree settentrionali dell’America meridionale si preparano a fronteggiare forti precipitazioni, piogge torrenziali e inondazioni ripetute. Queste tendenze, confermate dai dati storici relativi a precedenti episodi di La Niña, avranno il potenziale di sconvolgere i delicati equilibri agricoli e idrici, con impatti sia immediati, come la distruzione di infrastrutture, sia a lungo termine, come l’erosione del suolo e la perdita di terreni coltivabili.
Parallelamente, è atteso un aumento della frequenza e dell’intensità degli uragani nel bacino dei Caraibi e in America centrale, con possibili conseguenze su economie già fragili e vulnerabili a catastrofi naturali. Alcune aree, in particolare quelle collinari e montuose, potrebbero sperimentare frane più frequenti a causa dell’aumento delle precipitazioni, mentre regioni colpite da siccità saranno più soggette a incendi boschivi, danneggiando ulteriormente la vegetazione. Le condizioni estreme contribuiranno anche a generare ondate di calore più intense, favorendo lo sviluppo di patologie legate allo stress termico.
Ripercussioni sull’agricoltura
La sicurezza alimentare globale sarà tra i settori più duramente colpiti dalle anomalie climatiche associate a La Niña. L’alterazione dei regimi pluviometrici e termici potrà ridurre la resa delle coltivazioni nelle comunità più dipendenti dall’agricoltura. In alcune zone dell’Africa orientale, come Etiopia, Kenya e Somalia, la perdita di raccolti di cereali fondamentali, tra cui mais e sorgo, potrà aggravare un’insicurezza alimentare già critica, minacciando milioni di persone con scarse riserve alimentari. Allo stesso modo, regioni dell’America meridionale e dell’Asia potrebbero registrare diminuzioni della produzione di riso, grano e altri alimenti basilari, influenzando i mercati internazionali e incrementando il costo delle materie prime agricole.
Le conseguenze di questo fenomeno, sommate agli effetti dell’El Niño verificatosi tra il 2023 e il 2024, tenderanno a esacerbare l’insicurezza alimentare preesistente. Si stima che la combinazione di questi eventi climatici potrebbe mettere ulteriormente a rischio la stabilità alimentare di circa 282 milioni di persone, posizionando intere popolazioni sull’orlo di crisi umanitarie senza precedenti. Il deterioramento della sicurezza alimentare, inoltre, non si limiterà ai soli Paesi in via di sviluppo, ma potrà estendersi, seppur con intensità minore, anche a regioni come l’Europa e l’Italia, dove l’aumento dei prezzi delle materie prime, la pressione sui mercati e la riduzione della resa agricola interna potrebbero esercitare una tensione sulle filiere alimentari locali.
Impatto sulla salute pubblica
Gli eventi estremi previsti a causa di La Niña influenzeranno anche il quadro sanitario di vaste aree del pianeta. L’aumento delle inondazioni in Africa, Asia, America Centrale e America Meridionale potrà favorire la proliferazione di malattie infettive come la dengue e il colera, direttamente connesse a condizioni igienico-sanitarie compromesse. Le infrastrutture sanitarie, spesso già fragili in molti paesi vulnerabili, dovranno far fronte a un aumento delle richieste di assistenza. Le condizioni meteo estreme, come la mancanza d’acqua potabile nelle zone colpite dalla siccità o l’abbondanza di acqua stagnante in quelle soggette a inondazioni, renderanno più complesso l’accesso a cure mediche e farmaci essenziali.
In questo contesto, i servizi sanitari potranno subire pesanti contraccolpi, soprattutto in nazioni che già fronteggiano emergenze umanitarie. Paesi come Afghanistan, Colombia, Etiopia, Haiti, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Kenya, Somalia e Venezuela, in cui le sfide umanitarie sono croniche, saranno particolarmente esposti a un ulteriore peggioramento delle condizioni sanitarie. Questo potrà tradursi in un aumento della malnutrizione infantile, nella diffusione di epidemie e in una crescita della mortalità legata a malattie facilmente prevenibili in situazioni normali.
Focus sull’Italia e sull’Europa
Pur non trovandosi in prossimità dell’Oceano Pacifico, anche l’Italia e il resto dell’Europa potranno risentire, seppure in misura minore, degli effetti di La Niña. Le anomalie nella circolazione atmosferica globale influenzeranno la distribuzione delle precipitazioni e delle temperature nel Vecchio Continente, con possibili alterazioni nelle stagioni agricole e fluttuazioni nei livelli dei fiumi. Periodi di siccità alternati a piogge intense potrebbero danneggiare coltivazioni, in particolare quelle di cereali, frutta e ortaggi. Inoltre, episodi di caldo anomalo o condizioni meteo instabili potranno avere effetti diretti sui prezzi dei prodotti alimentari. Insomma, si prospetta un incremento della variabilità atmosferica, quindi tempo più mutevole.
Azioni per mitigare l’impatto di La Niña
Come si legge in varie pubblicazioni, le organizzazioni internazionali, istituzioni governative e ONG stanno pianificando interventi rapidi e anticipatori per limitare i danni causati da La Niña. La FAO, ad esempio, intende offrire supporto diretto agli agricoltori più vulnerabili, con l’obiettivo di favorire l’accesso a sementi più resistenti alla siccità e a risorse idriche alternative. Allo stesso modo, saranno necessarie misure per rafforzare la resilienza delle comunità, migliorando le infrastrutture, la gestione delle risorse idriche e la capacità di rispondere a situazioni di emergenza climatica. In questa prospettiva, la cooperazione internazionale, l’assistenza umanitaria e lo scambio di informazioni tra Paesi assumono un ruolo cruciale.
La Niña richiede un’attenta pianificazione, con interventi mirati a prevenire carestie, epidemie e migrazioni forzate.
Conclusioni
Il periodo 2024-2025 vedrà La Niña esercitare una forte influenza sul clima globale, condizionando precipitazioni, temperature e manifestazioni estreme in molte regioni del pianeta, inclusa l’Italia. Questo fenomeno, che agisce sui delicati equilibri delle risorse naturali, della produzione alimentare e dei sistemi sanitari, potrebbe intensificare le crisi umanitarie già in atto e generare nuove sfide per la stabilità socio-economica di Paesi vulnerabili. Affrontare le conseguenze di La Niña non significa solo rispondere alle emergenze, ma anche prepararsi a un futuro in cui gli eventi climatici estremi saranno sempre più frequenti, richiedendo approcci integrati, cooperazione internazionale e politiche di adattamento climaticamente intelligenti.
