La profonda crisi energetica che sta interessando l’intero Pianeta porta il mondo scientifico non solo ad interrogarsi sul perché tutto questo stia accadendo (motivi politici, economici, di potere e quant’altro), ma anche a studiare tutte le soluzioni possibili affinché l’umanità non debba trovarsi a raggiungere il punto di non ritorno.
Le fonti energetiche rinnovabili rappresentano, a tutt’oggi, l’unica strada percorribile ed è proprio sul loro sviluppo e sul loro effettivo progresso che si concentrano gli sforzi di ricercatori e sperimentatori di tutto il mondo.
Una delle risorse che l’Uomo sta sfruttando per cercare di fronteggiare il problema energetico è senza dubbio rappresentata dall’energia solare; energia “pulita” e rinnovabile che viene utilizzata sia per generare calore, sia per generare elettricità.
Attualmente la trasformazione dell’energia solare in energia sfruttabile si ottiene per mezzo di tre diversi tipi di supporti tecnologici:
– pannello solare termico: i raggi solari scaldano un liquido speciale contenuto all’interno del pannello, che, dopo un breve procedimento, cede calore all’acqua contenuta all’interno di un serbatoio;
– pannello fotovoltaico: specifici elementi semiconduttori presenti nel pannello, che se sollecitati dalla luce solare producono energia elettrica;
– pannello solare a concentrazione: i raggi solari vengono convogliati per mezzo di appositi specchi parabolici verso un tubo ricevitore che contiene uno specifico fluido che funge da termovettore.
Uno dei limiti di queste tecnologie è però rappresentato dal fatto che i raggi solari non colpiscono costantemente la Terra; infatti, l’oscurità della notte, o più semplicemente un cielo pieno di nuvole, bloccano o attenuano la produzione di elettricità e di calore, rendendo praticamente inattivo e inservibile, seppur temporaneamente, qualsiasi tipo di pannello solare.
Ma esiste un “luogo” dove queste limitazioni non esistono e dove i raggi solari arrivano, con tutto il loro potenziale valore energetico, 24 ore su 24 e senza alcun ostacolo; questo “luogo” è lo Spazio.
Da anni gruppi di studiosi hanno concentrato esperimenti e ricerche con l’obiettivo di perfezionare nuove tecnologie in grado non solo di immagazzinare l’energia solare presente nello spazio, ma anche di inviare sulla Terra quanto “raccolto”.
L’ESA (European Space Agency – Agenzia Spaziale Europea) sta attualmente lavorando a progetti aventi come obiettivo la raccolta di energia solare in orbita (dove, tra l’altro, l’intensità della luce solare è undici volte maggiore che in Europa), per poi inviarla a Terra per il suo consumo finale.
Per ottenere questi risultati si sta lavorando alla progettazione di satelliti a energia solare, costruiti appositamente per la raccolta di quanto apportato dai raggi del sole, in termini energetici, e per l’invio sulla Terra di quanto immagazzinato.
La tecnologia che si sta sperimentando sfrutta l’altissima intensità che la luce solare presenta al di fuori dell’atmosfera terrestre. Una volta raccolti in orbita, i raggi del sole, e tutta l’energia in essi contenuta, vengono convertiti in corrente elettrica da trasferire, sotto forma di un raggio di energia, sulla Terra tramite speciali emettitori laser, oppure sfruttando gli ultrasuoni, o infine utilizzando qualche altro tipo di tecnologia wireless.
Gli studi sono anche indirizzati a far sì che questo specialissimo “raggio” diventi il più preciso possibile e non perda carica e potenza nel corso del suo viaggio verso la Terra (ricordiamo che per raggiungerla deve attraversare indenne la sua atmosfera, si veda che succede ai meteoriti).
L’energia verrebbe inviata sulla Terra utilizzando emettitori laser o altre tecnologie wireless. Il raggio di energia deve essere preciso, affidabile e dovrebbe conservare la maggior parte della sua potenza possibile mentre viaggia attraverso l’atmosfera terrestre.
Altre sperimentazioni, nell’ambito dello stesso progetto, sono rivolte alla fase di arrivo sul nostro pianeta del raggio energetico proveniente dallo spazio. Si stanno perfezionando tecnologie di “cattura” che utilizzano celle fotovoltaiche, oppure che sfruttano un’antenna in grado di convertire in energia elettrica l’energia elettromagnetica proveniente dallo spazio.
L’obiettivo ultimo dell’intero progetto mira a far diventare l’Europa “neutrale alle emissioni di gas serra” entro il 2050. E i presupposti ci sono tutti.