
Leggiamo ogni Inverno di condizioni meteo estreme nel Nord America. Di tempeste di neve. E già la stessa Europa del settore orientale, la Russia compresa, come poi i Balcani orientali, la Grecia, le regioni del Mar Nero, per poi il Medio Oriente, persino i rilievi a bassa quota della Libia, sono stati interessati da nevicate appena nel meteo recente.
Nel frattempo, da noi spadroneggia un innaturale anticiclone di blocco, che non solo mitiga la media del clima, ma ostacola anche il transito delle perturbazioni, alterando il regime pluviometrico. E tutto questo si somma ad altre innumerevoli anomalie meteo climatiche che osserviamo nelle altre stagioni.
Abbiamo cercato di individuare se queste anomalie meteo climatiche si sono presentate anche nel passato, quando, come, e con quale entità.

Durante i primi anni ’90 dello scorso secolo è stato osservato un aumento dei valori dell’indice NAO (indice che era positivo) che presumibilmente ha contribuito alla tendenza al riscaldamento emisferico invernale durante questi anni.
Questa fase si è verificata dopo un periodo di valori prevalentemente bassi durante gli anni ’60, e si è accompagnata a uno spostamento verso est dei centri NAO (evitiamo di entrare nel dettaglio per non complicare questo articolo).
Durante i primi anni ‘90 abbiamo assistito a un drastico calo delle nevicate e delle ondate di freddo invernale in Italia. Appena un decennio successivo, però, queste si sono ripresentate con imponenza, determinando numerosi inverni con periodi rigidi e abbondanti nevicate laddove sono più comuni.
Il cambiamento nella circolazione atmosferica nel Nord Atlantico spiega molte altre notevoli alterazioni meteorologiche e climatiche nell’emisfero settentrionale extratropicale ed è stato oggetto di dibattito, soprattutto per quanto riguarda la capacità di rilevare e distinguere tra cambiamento climatico naturale e antropogenico.
Per meglio intenderci, non tutte le alterazioni del clima che osserviamo sono derivanti da quelle che sono dette attività umane, con la nota emissione di gas detti serra. Ma ci sono delle fluttuazioni del clima che alterano severamente il tempo atmosferico nel susseguirsi di intere stagioni.
Precedenti studi su questo sostenevano che i cambiamenti osservati nel modello NAO potrebbero essere il risultato dell’attività umana.
GELO a est, ma su di noi? Come potrebbe cambiare il meteo se…
Secondo la Ulbrich & Christoph le variazioni del modello di comportamento del clima NAO, il suo manifestarsi anche con indice positivo, differisce gli effetti a seconda dei periodi, in quanto varia il centro della sua posizione.
Questo determina anche con indici NAO similari ad altri periodi (anche medie annuali) un clima peggiore o migliore. Dal 2000 e per alcuni anni, al di là delle sue variazioni, l’indice NAO ha mostrato un calo complessivo. L’inverno 2009/10, ad esempio, è stato caratterizzato dalla persistenza record della NAO negativa che ha causato forti ondate di freddo nell’Europa nordoccidentale, eppure l’indice non era negativo al pari di periodi meno perturbati e freddi.
I centri d’azione della NAO sono sempre più ampiamente studiati per comprendere le fluttuazioni climatiche.
Però c’è un fatto nuovo che si sta aggravando di anno in anno, ed è la velocità del flusso della Corrente del Golfo, che d’inverno, come è noto, mitiga il clima delle coste oceaniche europee e di tutto il nord Atlantico, sino all’Artico meridionale del versante del nostro Continente. Da qui anche le cause di un clima più mite, a pari latitudine, dell’Europa centro occidentale, rispetto altri Continenti.
Ma dato che la Corrente del Golfo sta perdendo forza (ed è stato appurato e dimostrato), non dovremmo avere un graduale raffreddamento? Ci sono addirittura studi e numerose pubblicazioni che vedono una sua interruzione ed un calo termico in Europa che avrebbe ripercussioni su vasta scala, ovvero, ben oltre i nostri confini.
Il sistema di modellistica ECMWF Monthly Forecasting (MOFC) si sta adoperando nella previsione della complessa condizione di NAO, ciò al fine di avere previsioni a lungo termine più affidabili. Ma siamo agli albori della conoscenza di questo complesso indice di comportamento del clima.
Secondo vari scienziati è plausibile credere che la risposta extratropicale derivante da una forzatura tropicale non sia concretamente presa nella sua reale energia dal modello matematico ECMWF.
Ma c’è chi dice che la NAO sul freddo estremo non c’entra niente. Cohen nel 2010 sostiene che il NAO negativo tutto sommato debole rispetto altri anni dell’inverno 2009/10, è stato generato dalle anomalie del manto nevoso eurasiatico. E su questo se ne era parlato anche qui nel Meteo Giornale citando degli studi, Ebbene, questo inverno aveva la promessa di una copertura nevosa molto estesa, più del solito, e soprattutto gli americani si aspettavano un rigido inverno. Ma non c’è stato.
Noterete che ci stiamo arenando su un mare di parole e di quesiti che non hanno una risposta efficace. Per dirla chiara, non è noto il motivo per cui si formino le alte pressioni di blocco sull’Europa occidentale, si sa che la NAO è stata per centinaia di anni, tendenzialmente positiva nell’Era Mediovale, quando si ebbe un clima estremamente mite in tutta Europa, che poi fu seguito dalla Piccola Era Glaciale, in quanto il caldo fonde i ghiacciai e blocca o rallenta la Corrente del Golfo.
Ma attenzione, un nuovo studio che ha coinvolto ricercatori dell’UCL ha trovato prove coerenti di un declino delle correnti oceaniche, con il Gulf Stream System, noto anche come Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC), al suo punto più debole in oltre 1.000 anni. In parole semplici, la Corrente del Golfo è nel periodo meno attivo degli ultimi 1.000 anni, quindi anche della Piccola Era Glaciale.
E allora, il rischio che palesano numerosi scienziati in varie pubblicazioni scientifiche è che l’Europa sia prossima ad un raffreddamento considerevole dei suoi inverni, ma non è dato sapere quando questo succederà. In teoria dovrebbe essere un evento meteo climatico imminente, ma la scienza non è quasi mai esatta, però il rischio è che potremmo trovarci impreparati.
In Europa c’è una notevole densità di popolazione, la più ampia area popolata alla medesima latitudine. Questo è stato favorito dal suo clima. L’Europa è frammentata in tanti piccoli Stati. Alcuni hanno costituito la Comunità Europea, ma non è mai stata intrapresa una serie di decisioni comuni in ambito energetico. Ebbene, l’aumento del costo dell’energia di questi mesi potrebbe determinare un disagio agli europei notevolissimo, nell’ipotesi di rigidi inverni. Ma questo non sembra preoccuparci se non agevolando temporaneamente famiglie e imprese, senza però intraprendere un valido sistema nella produzione di energia in loco.
L’avvento di inverni rigidi, ad esempio, come quelli degli anni ’60, metterebbe in ginocchio la stragrande maggioranza delle famiglie europee nelle spese di riscaldamento. Inverni miti ci aiutano a supportare la situazione, ma le stagioni estive molto calde ormai abbisognano di ingenti quantità di energia elettrica per far funzionare i climatizzatori, che non solo hanno invaso le abitazioni mediterranee, ma anche di città del centro Europa, dopo le ondate di calore estremo dell’ultimo ventennio.
Il meteo estremo è un problema serio, al di là delle origini dell’anticiclone invernale di questi anni.