L’Antartide, il continente di ghiaccio, è l’unico in cui il COVID-19 non è ancora arrivato. Il piccolo manipolo di persone che lo abitano, principalmente scienziati, non ha dovuto, fino ad ora, indossare mascherine e adottare il distanziamento sociale. Ma l’arrivo della primavera rischia seriamente di cambiare le cose. Perché?
Settembre è il mese in cui il sole comincia a sorgere al Polo Sud ed è il mese in cui, tipicamente, avviene il ricambio degli scienziati alle basi di ricerca antartiche.
Gli scienziati attualmente presenti sono giunti in Antartide quando nel mondo la pandemia del coronavirus non era ancora iniziata e hanno potuto continuare a vivere normalmente fino ad oggi, in quanto nel semestre invernale non vi sono scambi con il resto del mondo.
Ma l’arrivo della luce e di temperature più miti, oltre al ricambio del personale nelle basi scientifiche, porta anche i turisti a bordo delle navi da crociera e il rischio che si possa diffondere il virus anche in questi luoghi alla fine del mondo è concreto. Per questo si sta prestando massima attenzione nel cercare di evitarlo.
Quest’anno molte nazioni hanno deciso di ridurre il personale estivo. Gli Stati Uniti, ad esempio, porteranno solo un terzo dei ricercatori abituali. Anche i programmi di ricerca subiranno, inevitabilmente, delle riduzioni e alcuni saranno rimandati al 2022.
Gli scienziati che in queste settimane si recheranno in Antartide, oltre ad essersi ripetutamente sottoposti a tutti i test per accertare di non essere contagiati dal COVID, sono rimasti in quarantena fin da agosto e anche durante il viaggio eviteranno ogni contatto con persone esterne al proprio gruppo.
I problemi ci saranno non solo per il personale in entrata – nessuno vorrebbe essere il primo portatore del virus in Antartide -, ma anche per quello in uscita, non abituato a fare i conti con le regole del distanziamento sociale. Nonostante i ricercatori che hanno vissuto gli ultimi 6 mesi nelle basi di ricerca siano ben coscienti della situazione nel mondo, non sarà facile per loro abituarsi ai nuovi stili di vita imposti dalla presenza del COVID.
La priorità rimane comunque quella di mantenere l’Antartide libero dal virus, perché le capacità sanitarie sono limitate e la diffusione del coronavirus potrebbe portare effetti devastanti.