Per cercare di capire come possa evolvere il tempo a più lunga gittata, nell’arco di un mese, ad esempio, il metodo più efficace è l’analisi di alcuni indici specifici stagionali.
Ce ne sono diversi e, spesso, la loro analisi combinata, dà risultati più efficaci.
Naturalmente, non è dato pretendere una previsione strictu senso, piuttosto una possibile evoluzione di massima che, ricorrentemente, a posteriori, ha un riscontro abbastanza positivo.
Tra gli indici che possono dare un orientamento abbastanza valido sulla possibile evoluzione di un intero mese, quindi oltre i 15 giorni, c’è senza dubbio la cosiddetta MJO, acronimo di Madden-Julian Oscillation.
Questo indice, esprime l’azione convettiva che avviene in un ciclo medio di 30/60 giorni, lungo un estesa fascia orizzontale posta tra l’Oceano Indiano settentrionale, l’Indonesia e l’Oceano Pacifico centrale.
Esso monitora, sostanzialmente, l’evoluzione di perturbazioni o depressioni, appunto azioni convettive, dal tratto di mare nell’Oceano Indiano settentrionale, di fronte alle coste della Somalia, Africa orientale, verso Est, quindi verso l’Indonesia e poi l’Oceano Pacifico centrale.
Nel corso del ciclo, le perturbazioni, quindi le aree con attività convettiva, si muovono lungo la fascia indicata da Ovest verso Est e, a seconda della posizione (fase) che occupano, possono, per via della cosiddetta trasmissione d’onda a vasta scala, influenzare il tempo anche nelle regioni extratropicali.
Il riscaldamento associato alle fasi della MJO (il calore latente rilasciato nelle zone di esaltazione della convenzione), genera onde di Rossby a vasta scala, capaci di andare a influenzare le figure bariche sino alle latitudini Nord, comprese quelle europee e mediterranee.
L’impatto extratropicale si valuta in base al mese, alla fase della MJO (ossia alla posizione di volta in volta dell’area di alta attività convettiva, quindi dell’attività depressionaria in quell’aria oceanica tra Oceano Indiano e Pacifico), nonchè in combinazione con l’andamento ENSO, ossia se in presenza dei famosi fenomeni del NINO o della NINA.
Ebbene, tutto ciò premesso, magari anche poco comprensibile perchè aspetto troppo tecnico, quali sarebbero le conseguenze sul tempo per l’Italia, sulla base delle prospettive di questo indice MJO?
Intanto evidenziamo che l’indice in questa stagione fredda 2024/2025 va combinato con uno stato ENSO di tipo NINA debole.
Le fasi della MJO prospettate ad ora per il corso di gennaio, sarebbero sostanzialmente 3: per il corso della prima decade del mese, una MJO in possibile passaggio in fase 8, con magnitudo piuttosto bassa;
a seguire, per il corso della seconda decade, evoluzione della MJO nelle fase 1 e 2.
La prima fase, quella 8, esprime un’attività convettiva più orientale, sostanzialmente verso l’Oceano Pacifico centrale e lontana dal continente africano, dunque la più orientale di tutte le fasi.
Nel mese di gennaio, questa collocazione dell’attività depressionaria nella fascia pacifica, combinata, lo abbiamo già rilevato, con una NINA debole, può sollecitare, per tutta una serie di trasmissione di onde, il fronte subtropicale alle latitudini nostre in azione più occidentale e, dunque, può incentivare l’Alta Pressione in sollevamento meridiano tra Est Atlantico e Ovest Europa.
Questa azione mediamente di blocco, favorisce discese di aria fredda verso il Mediterraneo centrale e l’Italia.
E, infatti, anche i modelli deterministici, quelli cioè che agiscono fino al medio-lungo termine, stanno prospettando possibili discese di aria fredda nel corso della prima decade di gennaio verso l’Italia.
Va, però, evidenziato la bassa magnitudo dell’attività convettiva in fase 8 e ciò potrebbe significare una non particolare tenuta dell’azione di blocco alle nostre latitudini, con possibile deriva anche verso Ovest delle azioni fredde.
Tradotto più in sostanza, circa il tempo per l’Italia nella prima decade di gennaio, potrebbero tornare piogge, anche freddo e nevicate anche basse su diversi settori, ma da monitorare bene l’evoluzione, per possibili cambiamenti improvvisi, dovuti proprio all’incertezza delle tenuta del blocco atlantico.
Comunque, prima decade di gennaio, specie seconda parte, 5/10 gennaio, ma anche verso il 12/13 del mese, più votata a condizioni invernali e più fredde per l’Italia.
L’evoluzione successiva della MJO, ossia per il periodo verso metà mese e seconda parte di gennaio, computa il transito nelle fasi 1 e 2, con debole-moderata magnitudo.
Al contrario della 8, le fasi 1 e 2, indicano una maggiore attività convettiva (sempre nella fascia tra l’Oceano Indiano/Indonesia/Oceano pacifico centrale tra Equatore e Tropici indicata sopra) a ridosso delle coste somale, dunque le più occidentali di tutte le fasi, verso l’Oceano Indiano più a Ovest.
Questa collocazione deporrebbe per una sollecitazione subtropicale, alle nostre latitudini, più centrale e, dunque, con possibile maggiore invadenza dell’Alta Pressione, appunto subtropicale, verso l’Italia.
Insomma, possibili prospettive per una seconda parte di gennaio più anticiclonica e stabile per l’Italia, benchè fredda di notte e al mattino per inversioni termiche, e ciò magari più verosimilmente da metà mese e verso il 25 gennaio.
Per l’ultima parte del mese, ancora non appare ben chiara la possibile evoluzione dell’azione convettiva oceanica indiana/indonesiana, dunque con incertezza tra una prosecuzione di un moderato regime anticiclonico e primi suoi cedimenti con altri tentativi di incursioni fredde.
Vaglieremo meglio, sulla base di nuovi dati via via assunti, l’evoluzione di gennaio nei nostri periodici aggiornamenti sul lungo termine.
