Grossi problemi per la plastica bio: una grande fetta non viene riciclato correttamente! Come mai? La plastica certificata come compostabile non è fatta per essere smaltita nei sistemi di compostaggio domestico.
Di fatti, ben il 60% non si decompone davvero e pertanto inquina ancora di più orti e giardini, dove contamina i cibi che poi si mangiano.
Lo studio
Lo afferma uno studio recente dell’University College di Londra, pubblicato sulla rivista Frontiers in Sustainability. I ricercatori hanno coinvolto i cittadini britannici in un grande esperimento.
I risultati sono imbarazzanti e mostrano che le etichette applicate sugli oggetti di plastica compostabile e biodegradabile siano fuorvianti e confondano i consumatori, portando ad un errato smaltimento dei rifiuti, con logiche e facili conseguenze negative.
Inquinamento da plastica
L’inquinamento globale da plastica è una delle maggiori sfide ambientali del nostro tempo, forse la peggiore in assoluto insieme al clima fuori controllo. Un rapporto pubblicato lo scorso febbraio dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (la famosa OECD) evidenzia che il consumo di plastica è quadruplicato negli ultimi 30 anni, e solo il 9% viene riciclato a livello mondiale, per la stragrande maggioranza in EU ed USA.
La plastica compostabile: è una soluzione?
La domanda di plastica compostabile sta quindi crescendo sempre più, con impieghi in sacchetti per rifiuti organici, imballaggi per alimenti, piatti e posate, soprattutto in quei Paesi dove è entrato da tempo l’obbligo di biodegradabilità
Il problema del Paper è che a livello nazionale ed internazionale non esiste uno standard per la plastica compostabile domestica. Oltretutto l’idea diffusa che un materiale bio possa essere sostenibile è un malinteso molto diffuso.
Spesso non si tiene conto sia dell’energia che è servita per produrlo, sia che smaltirlo gettandolo nell’ambiente non è cosa saggia. Anzi, il tempo di degradazione di alcune posate bio è di anni. Alla faccia del “green”!