Il 90% delle specie marine rischia di estinguersi e scomparire prima ancora di essere scoperto. Si tratterebbe addirittura di circa 2,2 milioni di organismi. Le logiche conseguenze sarebbero davvero imprevedibili per l’approvvigionamento alimentare umano e per la regolazione del clima. Ma vediamo i dettagli
Lo studio
Il documento in essere, firmato da un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Stefanie Kaiser, dell’Istituto di ricerca e Museo di storia naturale Senckenberg (Germania), esorta i decisori politici a sostenere l’urgente ricerca.
Di solito non se ne parla. Oltretutto, si potrebbe cadere in un facile pensiero. Magari pensando che gli ambienti marini più profondi siano, a prima vista, molto distanti e insignificanti. Ma ricordiamo che questo è un pensiero superficiale, oltre che del tutto errato.
L’intervista
La dottoressa Kaiser, intervistata dall’Agenzia di stampa ANSA, riporta che: “L’oceano profondo, quello tra i 200 e gli 11mila metri di profondità, è l’habitat più grande del mondo e copre più della metà della superficie terrestre.
Basti pensare che è del tutto essenziale per la regolazione del clima globale, immagazzinando anidride carbonica e calore e mantenendo la biodiversità planetaria.
Queste specie
La conoscenza delle specie che vivono in questo ambiente cosi strano, grottesco e remoto è un primo passo indispensabile per la loro protezione. Sembrano lontane e intatte, ma in realtà ricordiamo ai nostri lettori che sono sempre più esposte all’inquinamento e alla distruzione dell’habitat, anche se l’uomo non ci arriva di primo acchito.
In particolare, il riscaldamento globale, l’acidificazione degli oceani e l’esaurimento delle risorse potrebbero portare a drammatici cambiamenti nella biodiversità delle profondità marine. Sembrano lontanissime, ma avrebbero pure conseguenze per gli esseri umani di tutto il globo.
Cosa chiedono gli scienziati
I ricercatori chiedono quindi supporto per sviluppare strategie di ricerca internazionale, infrastrutture e cooperazione. Nonché di salvaguardare queste zone remote, ma al tempo stesso essenziali.
Come si legge nel documento: “la conservazione delle specie che si trovano in aree al di fuori della giurisdizione nazionale è particolarmente impegnativa”. Non è vero che è “terra di nessuno”, di fatti lo è di tutti. Pensiamoci bene.