Meteo senza pioggia, dissalatori per risolvere incubo siccità e crisi idrica

Piove sempre meno? Forse no; piove in maniera più irregolare? Forse sì. Quel che è certo è che non siamo nemmeno in primavera e già si annuncia lo spettro della siccità e della crisi idrica per il Nord Italia.

L’estate scorsa in qualche modo ce l’abbiamo fatta. Una ripresa delle precipitazioni in agosto e un autunno con piogge abbastanza regolari hanno momentaneamente alleviato il problema della siccità che a metà estate era gravissimo.


Ma un inverno di nuovo poverissimo di precipitazioni ha riportato in auge il problema. In Piemonte, da febbraio, 7 comuni del cuneese sono riforniti di acqua con autobotti. In tutta la regione ci sono 19 comuni con il livello massimo di severità idrica e sono diffusi in 4 province diverse, dal verbano al cuneese.

Colpisce particolarmente la siccità nelle zone del verbano e del biellese, tradizionalmente ricche d’acqua.

I motivi della siccità: le cause meteorologiche

I motivi della siccità dipendono essenzialmente dalle condizioni meteo. Le aree vicine alle grandi catene montuose risentono della deviazione che subiscono i fronti atmosferici quando incontrano un grande ostacolo orografico, come sono le Alpi nel loro settore occidentale in cui superano i 4000 metri di altezza.

Quando i fronti atmosferici giungono da nord-ovest, scontrandosi con la catena alpina, si sfaldano lasciando in ombra pluviometrica l’Italia nord-occidentale. Le perturbazioni se oltre a provenire in larga misura da nord-ovest, sono anche poche, perché il meteo è dominato per lunghi periodi dall’alta pressione, ecco che abbiamo le condizioni per la “tempesta perfetta” apportatrice di siccità.

 

Le cause climatiche

A queste cause meteorologiche se ne sommano altre di più lunga durata, cioè climatologiche. L’innevamento delle Alpi è al minimo almeno degli ultimi 600 anni. Negli ultimi 50 anni la copertura nevosa è diminuita di oltre il 5%. La diminuzione dell’innevamento è a sua volta una conseguenza di cause meteorologiche non solo legate a minori precipitazioni ma, soprattutto, all’aumento della temperatura media.

La diminuzione dell’innevamento alpino ha come diretta conseguenza minore capacità di alimentare di acqua i bacini idrici, con l’effetto che in primavera, mancando sia le piogge che lo scioglimento delle nevi, i fiumi della Pianura Padana sono già in secca.

 

Crisi idrica: problema solo contingente?

Nella comunità scientifica ci si interroga se i lunghi periodi di alta pressione che negli ultimi anni hanno contraddistinto il meteo in Italia, al Nord più che al Sud, siano una conseguenza del riscaldamento climatico o un fatto contingente.

Attualmente, prevale l’ipotesi che i cambiamenti climatici determinino una maggiore irregolarità del regime delle precipitazioni rispetto al passato. Se questa ipotesi si rivelasse corretta, potremmo essere solo all’inizio di una lunga crisi idrica che andrebbe a impattare fortemente sull’economia di un’area italiana, quella padana, a forte connotazione industriale e agricola, nonché sul turismo invernale dell’area alpina.

 

Dissalatori: soluzione del problema?

Dal Veneto alla Liguria si sta facendo strada l’ipotesi che per risolvere la crisi idrica si possa ricorrere ai dissalatori, impianti per rendere potabile l’acqua di mare.

Attualmente, nel mondo ci sono circa 16mila impianti di dissalazione diffusi in oltre 170 Paesi. In Europa la Spagna è all’avanguardia: nel Paese iberico circa il 10% dell’acqua potabile proviene da impianti di dissalazione.

 

Idee e progetti in Italia

In Italia gli impianti di dissalazione potrebbero servire sia ad uso domestico che agricolo. Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida ha recentemente lanciato la proposta di costruire desalinizzatori per produrre acqua a scopo agricolo.

La regione Veneto, attraverso il presidente Zaia, si è subito dimostrata interessata. Il sindaco di Genova, Bucci, ha proposto di costruire un impianto di desalinizzazione nel capoluogo ligure per rifornire di acqua la Val Padana.

Sono solo idee strampalate e boutade? Non proprio. Senza entrare nel merito delle singole proposte, alcune delle quali potrebbero anche non essere fattibili per svariate ragioni, i dissalatori funzionano ormai da oltre 50 anni e hanno risolto i problemi di rifornimento idrico in molte zone in cui la siccità è endemica, come il Medio Oriente e il Nord Africa.

E che non si tratti di un’ipotesi fantasiosa è testimoniato dal progetto di ricerca avviato dall’Istituto di Scienze Marine ISMAR-CNR di Genova.

Ad oggi, si tratta di sistemi costosi e sostenibili soprattutto per i Paesi ricchi, ma via via che la tecnologia migliora, sempre più accessibili. Sono sistemi non esenti nemmeno da problematiche di tipo ambientale, perché producono molte scorie in termini di residui di salamoia.

Sono sistemi che risolvono la siccità? No, ma risolvono o alleviano la econseguenze della siccità, cioè la crisi idrica. Ci ritorneremo.


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