L’avvento dell’Alta Pressione chiamata quella di San Valentino ha poco di romantico, diciamolo. Segna un ulteriore punto a favore delle anomalie del clima che viviamo da un immane periodo, di cui non si vede alcun ché all’orizzonte orizzonte che possa cambiare lo stato delle cose a favore di un cenno di normalità. Di certo anche questo anticiclone sarà sopraffatto, ci sarà nel seguito una fase di maltempo severa, e forse ancora altri danni, perché sono poche le volte in cui c’è maltempo senza danni a cose e persone.
Non ci sono più le perturbazioni di una volta che davano pioggia e neve d’inverno, che pian piano oscuravano il cielo per poi lasciare spazio a schiarite di breve durata, perché subito dopo sarebbe giunta un’altra perturbazione amica con altra pioggia e neve. Pioggia per annaffiare i terreni dolcemente, così per dare l’acqua che affluiva verso fiumi e torrenti senza gravare con esondazioni, e ancor più lentamente quell’acqua andava verso il sottosuolo ad alimentare le preziosissime falde acquifere.
Il freddo era quello giusto, durava quei mesi e poi veniva la primavera. Tornavano le rondini, le belle giornate ci invogliavano a tornare all’aperto e godere il piacere del risveglio della natura. E poi veniva l’estate, la bella stagione che oggigiorno viene definita maledetta per il troppo caldo che l’accompagna.
Ma le cose sono cambiate, ogni volta che c’è un’avvisaglia di brutto tempo si sente la diramazione un’allerta meteo, per altro spesso ben più che giustificata, se non addirittura sottostimata perché la scala di avvisi forse andrebbe rivista al rialzo in virtù dei cambiamenti del clima. Di ciò ne parlarono da questa estate i francesi dopo la devastante tempesta in Corsica. In Italia non ne ho sentito parlare, se non che ci lamentiamo di tutto, e sempre.
Quel che è avvenuto in Sicilia gli scorsi giorni non è sottovalutabile, è gravissimo, è un disastro. Ma citiamo pure le coste calabre, danneggiate dalla mareggiata. Per fortuna la gente del posto è avvezza al meteo estremo che in questi ultimi anni si è intensificato di frequenza e ha evitato di porsi in pericolo, però oltre 500 millimetri di pioggia nel ragusano li ha fatti, come pure ben oltre due metri di neve fresca sono scesi sull’Etna. Il tutto è stato causato un ciclone mediterraneo con familiarità simil tropicale, che poi sia stato o no stato un Medicane, un TLC poco importa, quel mostriciattolo ha fatto ingentissimi danni alle coste, alle strutture, all’ambiente.
Per altro ha replicato un altro evento analogo capitato a gennaio in Adriatico. In pieno inverno, e ciò non è affatto normale.



E adesso avremo a che fare con questa maledetta alta pressione che ruberà altri giorni dal meteo normale all’inverno, innalzerà la temperatura, specie diurna a dismisura, allontanerà per diversi giorni pioggia e neve in attesa che tornino con chissà che violenza, e poi ancora mal distribuite nel territorio.

Infatti, c’è anche dove di pioggia e neve quasi non se ne vedono da tempo perché ci sono poche perturbazioni che transitano, e spesso hanno una traiettoria sfavorevole per tali aree. Parliamo soprattutto del Nord Ovest italiano e gran parte della Valle Padana, un’area densamente abitata, dove scorre il maggior fiume italiano che poi alimenta d’acqua la quotidianità di milioni di persone, l’agricoltura, l’industria. Manca la giusta quantità di neve sui monti, e se entro la primavera non dovesse nevicare forte, i ghiacciai saranno subito esposte alla calura dell’estate 2023, che sarà calda, se non caldissima.
I numeri per avere il caldo estivo 2023 ci sono, lo espongono i modelli matematici stagionali. E se in Italia ci schermiamo in questo non si dice, non è etico, i servizi meteo francesi e spagnoli parlano di onde di calore estreme, di quella soglia sempre più vicina che vedrà questa o quella località raggiungere i 50 gradi. E ciò non vuol dire che ci saranno ovunque 50 gradi, questo è logico, ma rappresenterebbe un terribile precedente.
E questa maledetta alta pressione di febbraio è un segnale devastante, avrà ben presto matrice sub-tropicale, si stabilizzerà in Europa con picchi massimi sulla Francia, il Nord Italia e la Germania come succede d’estate con i cattivi anticicloni, quelli che fanno sudare 24 ore al giorno per settimane, come volesse avvertire che lei, l’alta pressione africana, è pronta a tornare cattivissima ogni volta che ne avrà occasione.
Nel frattempo, un insolito clima fresco tornerà nelle Isole Canarie ed il Marocco. I monti del Marocco riceveranno tantissima neve perché è qui che giungeranno alcune perturbazioni che sarebbero dovute venire nel Mediterraneo. Vi arriverà anche quell’aria fredda che muoverà l’aria calda dal Sahara verso l’Europa e l’Italia. Non avremo, però caldo da record, sia inteso, ma temperature fortemente anomale, specie in quota, e quindi sui rilievi, laddove i cambiamenti del clima si notano di più.
Nel frattempo, l’orizzonte si tinge di un’altra avvisaglia: un fortissimo riscaldamento della Stratosfera potrebbe indurre un cambiamento dei venti occidentali d’alta quota e dare poi avvio ad un travaso di aria gelida dalla Siberia in Europa. Ora come ora, di ciò non vi è alcuna certezza, ma una serie di probabilità.
Direte, è inverno, ben venga il freddo, ma quello è gelo, eppure intenso, e sarebbe un’ondata di gelo tardiva, forse molto intensa, e ci rammentiamo quella accaduta nel 2018, in un ormai fuori stagione, che influenzerebbe per settimane il meteo primaverile, conclamando altre anomalie del tempo atmosferico per dare contributo ad anomalie del clima ancora una volta.